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23/05/2025
23/05/2025 ZANNA
''Non permetto alla tecnologia di sostituirsi a me nel plasmare un brano, mi toglierebbe soltanto il divertimento...''
“Del tempo, degli elementi” è il nuovo album di Zanna, cantautore toscano che procede sempre di più nella ricerca di un proprio linguaggio, “alto” senza essere snob, che racconta la realtà ma guarda lontano. Lo abbiamo intervistato.
Questo è il tuo terzo album da cantautore. Che fase rappresenta per te? ''Ciao! Rappresenta una nuova tappa di un percorso che ho iniziato a delineare con “La Strada di casa”, il brano uscito fra i miei primi due album. Il mio primo album “Strade Secondarie” si legava ancora molto ad un commento sensibile ed ironico della quotidianità... Da “La strada di casa” in poi ho sentito il bisogno di virare verso contenuti sempre più dediti al viaggio interiore, andando di pari passo nella vita''.
Com'è cambiato il tuo modo di scrivere e di percepirti come artista, rispetto agli esordi con i Marla Singer? ''Sono cambiato come uomo, spero di essermi evoluto invecchiando e che lo abbia fatto con me il contenuto della mia musica. Allora ero giovane, molto attento alle forme e a tutto ciò che comportava l'identificazione con il costrutto sociale del successo, per quanto la sensibilità fosse accesa. Oggi ho una visione nitida, con la quale cerco di tracciare un percorso di ricerca personale che vada oltre''.
Collabori anche con il teatro. In che modo questa esperienza ha influenzato il tuo modo di fare musica? ''Credo che il teatro sia per definizione un metalinguaggio perché il teatro in senso stretto è la società stessa, nella sua quotidiana commedia. L'esperienza fatta negli anni come musicista di spettacoli teatrali mi sta portando ad aggiungere ulteriori elementi di performance ai miei concerti, presi da altre forme espressive come la recitazione e la poesia''.
In un panorama dominato da algoritmi e mode veloci, come si ritaglia spazio un album come il tuo? ''Esistendo. Scrivo, suono, produco, pubblico le mie canzoni e in esse metto le mie riflessioni più profonde. C'è un mercato e c'è qualcosa che lo trascende, il music business non è la musica. Un artigiano ha delle priorità ben diverse rispetto ad un industriale.
Io credo nelle “canzoni d’arte”, candidate a fare quello che l'arte sa, fissare nel tempo grazie ad un'intuizione dell'intelletto''.
L'uso dell’elettronica è ben dosato nel disco. Come concili le nuove tecnologie con un approccio “artigianale” alla musica? ''Usandole come strumento invece che come mie sostitute .
La tecnologia mi ha permesso di ideare la “piccola orchestra digitale”, ovvero una chitarra che è anche un basso ed un synth, con cui ho registrato l'album. Ho inoltre lavorato alla creazione di risonanze intonate sui colpi di batteria, sfruttando così anche le percussioni come strumento melodico… Un vecchio trucco che imparai a suo tempo dal produttore dei Marla Singer, Luca Pernici… Non permetto alla tecnologia di sostituirsi a me nel plasmare un brano, mi toglierebbe soltanto il divertimento''.
Se dovessi spiegare ''Del tempo, degli elementi'' a chi non ti conosce, da che brano partiresti? ''Dal brano che dà il titolo al disco, in cui i ricordi sono il pretesto per fare il resoconto dei diversi percorsi che si prendono nel tempo, rispetto anche ad amici e persone vicine, condizione per riflettere sul concetto di accoglienza del diverso e dell’opposto''.