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03/06/2025   MELTY GROOVE
  ''Viviamo in un mondo iperconnesso ma spesso disconnesso sul piano umano...''

Come dice il titolo stesso di questo esordio davvero incredibile: “Free Hands” è un concentrato di energia pulita, con quel piglio arrogante delle età giovanili, con quella delicatezza e attenzione per l’estetica e i suoi dettagli, visto che al centro di tutto regna la voce di Alice Costa, anche impegnata nel basso come anche nel lavoro delle grafiche. Con lei anche Edoardo Luparello (batterista) e Carlo Peluso (tastierista). Sono i Melty Groove, che da Torino stanno davvero portando a spalla il grandissimo suono in bilico tra Los Angeles e Berlino passando per il rock urbano (inaspettata chiave con cui dare omaggio anche a De André in un brano), ma anche sfiorando concetti di pop per niente banali. È un esperimento di stile davvero interessante e potente.

Un esordio che arriva da Torino ma, come spesso leggiamo, apolide. Vi sentiti figli del mondo? O di quale parte di mondo? ''Assolutamente sì, ci sentiamo cittadini del mondo. Torino è la nostra base affettiva, anche se Carlo proviene da Lecce e quindi le contaminazioni sono inevitabili. Ci nutriamo di influenze che vengono da ogni latitudine musicale: siamo vicini al funk e al soul americano quanto a certe sonorità mediterranee. Quindi sì, ci piace pensare alla nostra musica come apolide''.

E dalla scena di Torino? Che cosa avete preso? ''Torino ci ha dato molto, soprattutto dal punto di vista della contaminazione tra mondi diversi. È una città che respira musica in tutte le sue forme, ma bisogna andare alla scoperta di luoghi in cui tutto questo avviene: elettronica, jazz, rap, cantautorato, jam session… Abbiamo assorbito questa varietà e partecipiamo sempre volentieri agli eventi della città''.

C’è anche tanto colore e tantissimo gioco dentro questo disco o sbaglio? Esiste una dimensione fanciullesca e scanzonata in questo suono? ''Non sbagli per niente! Ci piace pensare alla musica anche come a un gioco, una forma di libertà. In ogni traccia c’è una componente ludica, quasi infantile, che ci permette di sperimentare. Nel disco si intravede meno, ma dal vivo ti assicuro che succedono delle cose molto imprevedibili ed improvvisate. Ci piace l’idea di un “colore” alla nostra musica, ma in questo momento non ti saprei dire quale, visto che ogni brano potenzialmente contiene in sé una palette molto diversa''.

L'ultima traccia, anche il video ufficiale, parla di speranza e di aspetti sociali importanti. Per voi cos’è la collettività? In che misura possa custodire la soluzione… e di cosa? ''Per noi la collettività è prima di tutto rispetto reciproco, condivisione di idee, progettualità. Viviamo in un mondo iperconnesso ma spesso disconnesso sul piano umano. Crediamo che tornare a una dimensione collettiva, partecipata, quasi “tribale” sia una delle risposte alla crisi che viviamo in questi anni: sociale in primis, ma anche politica, ambientale, antropologica. Anche il nome “free hands” ha una pronuncia che lo avvicina a “friends” in nome dell’amicizia come grande collante degli esseri umani''.

E per il resto del disco? Che sposa rock, prog anche, pop, r’n’b e tantissimo altro… che messaggio sentite di trasmettere? ''Il messaggio è semplice: per noi la musica è una forma di azione che non per forza deve confortare l’ascoltatore. Sposare diversi generi musicali è il nostro modo per creare un quadro che viene fruito su più livelli di lettura, senza aderire ad una corrente musicale specifica. E per noi questo messaggio si applica anche al resto delle esperienze di vita''.

Esiste una dimensione fisica di questo disco? Che rapporto avete con il passato e quindi con i supporti e con il modo di fruire la musica che si aveva prima? ''Certo, la dimensione fisica oggi è importante anche se non ha lo stesso valore di un tempo. Siamo cresciuti con i vinili, le cassette, i CD… tra le librerie delle case dove siamo cresciuti sono ancora presenti album capolavori della storia della musica. E bello ogni tanto spegnere il computer, spotify, youtube, e concedersi un sano momento di ascolto analogico. Avremo anche noi presto una versione fisica di “Free hands”, non spoileriamo!''.