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17/06/2025   CARLO CAVALLINI
  ''La mia generazione ha avuto il privilegio di vivere il momento più creativo da quando esiste il pianeta terra...''

(INTERVISTA DI MAUROPROG)
(FOTO: STEFANO PAOLINI)

Trovo che il noto detto attribuito al filosofo cinese Lao Tzu, "Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce", possa perfettamente sintetizzare la situazione musicale italiana (e non solo) che ogni devoto della nostra più amata Mus(ic)a ispiratrice, come chi scrive e chi legge, può riscontrare nella sua esperienza quotidiana, così come emergere da un’analisi di una realtà dal sapore agrodolce. Sapore agro, in quanto da troppi anni siamo “… sommersi soprattutto da immondizie musicali”, come ci ricorda il genio di Franco Battiato (''Bandiera Bianca'', 1981) legata ad una produzione “ad obsolescenza programmata”, per dirla con Latouche, e di personaggi che colpiscono più per la loro chiassosa nullità che per la loro proposta artistica (spesso inesistente o insignificante); sapore dolce, in quanto sotto la coltre di questa pervasiva quanto effimera visibilità mediatica pullula una grande quantità di musicisti, giovani e meno giovani, non di rado veri e propri talenti accomunati da grande passione, estrosità, qualità, che hanno fatto della nostra Mus(ic)a nelle sue più varie articolazioni, dal rock al jazz, dal blues al folk delle tradizioni popolari, alla stessa musica pop, una delle più rappresentative compagne della vita, sia essa prevalentemente legata dalla produzione in studio o dal vivo. Riteniamo che se ha ancora un senso parlare di musica “vera”, “autentica”, “genuina”, vada cercata in questi mondi spesso definiti “underground” che accompagnano la nostra quotidianità (compreso ovviamente i grandi artisti dei generi da noi amati che non hanno bisogno né di presentazioni, di sovraesposizione mediatica), piuttosto che nelle meteore del successo e nei grandi eventi mediatici che troppo spesso si trasformano in noiose passerelle per personaggi dell’effimero quando non in veicoli di propaganda ideologica.

Nell’intervista che proponiamo abbiamo acceso i riflettori su una di queste realtà, nel caso toscana, labronica, un musicista di grande talento tecnico ed interpretativo, un autentico veterano della musica “nonsolojazz” che da anni opera prevalentemente (ma non solo) sul territorio, il batterista nonché figlio d’arte (suo padre era un noto pittore, vedi http://www.giuseppecavallini.it/) Carlo Cavallini. Non azzardo ad addentrarmi nella sua lunga carriera iniziata negli anni Settanta, nelle molte formazioni di cui ha fatto parte, nelle sue numerose collaborazioni (di cui molte prestigiose) e nei suoi innumerevoli concerti, in quanto richiederebbe lo spazio di un libro (e sarebbe un’ottima idea realizzarlo), ma intendo offrire al lettore tutti gli strumenti per poterlo fare rimandandolo ai riferimenti inseriti in coda. Mi limito a richiamare un’esperienza personale di fine anni Settanta in cui ho avuto il piacere e la fortuna di condividere il palco con Carlo quando con il mio gruppo progressive tuttora in attività, Aurora Lunare, abbiamo aperto la sua affascinante “Drum battle” con Tullio De Piscopo in due note località turistiche della provincia livornese.

Ciao Carlo e benvenuto su Music Map. Partirei da una nota biografica, ovvero nel raccontarci a grandi linee come è nata la tua passione per la nostra più amata Mus(ic)a e per la batteria in particolare, ricordando che hai iniziato fin da ragazzino e che per noi adolescenti di allora (lo dico in gergo labronico) “furminati dalla musica”, benché avevi la nostra stessa età o poco più eri già un “mago della batteria” che guardavamo con ammirazione e, ora, “da vecchio”, posso dirlo eh eh eh... con un pizzico di soggezione… Contestualmente ti chiederei anche di individuare e ripercorrere alcuni fra i momenti più significativi (anche sul piano emotivo) del tuo percorso artistico… ''Caro Mauro, quello che scrivi nei miei confronti è veramente gentile e mi fa un enorme piacere che dopo tutti questi anni ti sia ricordato di me. Come nasce la passione per la musica e per la batteria? Sto cercando di ricordarmi il momento preciso in cui abbia sentito “la chiamata”, ma non riesco a trovarlo, ho trovato però una mia foto di quando avevo circa 10 anni, foto scattata su di un traghetto a Venezia mentre con le bacchette in mano faccio di tutto per farmi buttare nel Canal Grande dagli altri passeggeri… Mio padre era un Pittore e a quei tempi (sembra di parlare della preistoria) partecipava alle “estemporanee” che altro non erano che concorsi di pittura che si svolgevano a giro per l’Italia… e lui non se ne perdeva una anche perché i primi premi erano in denaro e per lui la pittura era diventata un mestiere. Quando si arrivava alla serata finale, dopo la premiazione, c’era sempre un’orchestra da ballo che allietava i presenti fino a fine serata e io mi mettevo sempre vicino al batterista e non mi muovevo da lì per tutta la sera… fino a che non arrivava mio padre a portarmi via. Ero letteralmente rapito da quello strumento… mi ricordo quanto tempo passassi col naso attaccato alla vetrina di Music City, un negozio di strumenti musicali di Livorno che è esistito fino a pochi anni fa… Nonostante che anche per i miei fosse evidente che ormai avevo letteralmente perso il cervello per quello strumento… l’idea di mettersi una batteria in casa creò una barriera insormontabile tra me e la stessa… Il tutto si risolse quando all’età di 14 anni misi in piedi un complessino con alcuni compagni di classe e a quel punto i miei, dopo essersi assicurati che avremmo provato in un garage molto distante da casa nostra, finalmente mi comprano una Sonor usata. Dopo aver passato del tempo a credere di poter fare tutto per conto mio, quindi snobbando i vari (pochi) insegnanti che davano lezioni in città, fui letteralmente umiliato da un altro batterista che mi riempì di rulli, paradiddles e chi più ne ha più ne metta, a quel punto decisi di iniziare anche io ad andare a lezione. Riguardo alle tappe del mio percorso artistico, i problemi nascono quando devo parlare di me… perché sono poche le cose che salverei delle tante che ho fatto. Questo l’ho ereditato da mio padre che in tutta la sua vita non ha mai detto di aver dipinto un bel quadro, quindi lascerei perdere la parte “curriculum” e proverei a metterla sul piano delle esperienze che mi hanno dato emozioni… e sicuramente una di quelle che ha lasciato il segno è stata l’esperienza delle DRUM BATTLE con Tullio De Piscopo - io 24nne e lui già un grande nome nel panorama italiano…. Tutto nacque durante un festival jazz che organizzammo Livorno, credo nel 77… ci suonai in Trio col già talentuoso pianista Mauro Grossi e con il grande Julius Farmer al basso. Il suonare con Julius per me era come una promozione sul campo… e ne ero felicissimo, ma per un ansioso come me era anche motivo di grossa responsabilità, forse troppa. Ma quando uno è un grande e Julius lo era, riesce a prendere il “buono” dalle situazioni, e non ti mette pressione, così riuscimmo ad arrivare in fondo e ascoltando la registrazione, dopo quasi 50 anni. Devo dire… anche dignitosamente. Quella sera Tullio suonava dopo di noi, mi sembra con Rusca al Piano e il contrabbassista non me lo ricordo… e nel parlare, dopo il concerto venne fuori l’idea di provare a proporre una Drum Battle. Così da suonare con Farmer alla Drum Battle col numero uno dei batteristi. Altro che ansia… La cosa si concretizzò dopo un po’ di tempo e fu replicata per alcune volte…. e anche Tullio fu molto benevolo nei miei confronti. Capii subito e da lì ho iniziato a volergli davvero bene. Perché alla fine è quello che resta … l’amicizia e l’affetto e tutto questo grazie alla musica che da sempre ha unito e mai diviso. Poi altra chiamata inattesa: Pisa, Millibar, un posto dove si suonava jazz e frequentavo anche quando non ci suonavo – 1987 - mi chiama uno dei soci e mi dice che c’è da suonare con un trombettista. Va bene, ma lo conosco? Era Kenny Wheeler... Da lì iniziai a prendere ansiolitici. Comunque con una sola prova, direttamente il pomeriggio prima del concerto, venne fuori una bella serata. Oltre a me, suonarono Ferdinando Argenti al piano e Marco Micheli (attualmente con gli Area) al contrabbasso. Ci sarebbe poi da parlare del concerto dell’86 a Bologna al Teatro della Fiera (mi sembra... al tempo si chiamasse Sala Europa o qualcosa di simile) con il violoncellista Tristan Honsinger e un’orchestra di 16 elementi, per quel concerto si provò un mese quasi tutti i giorni… c’era fra di noi un’atmosfera veramente unica. Tristan era un genio completamente pazzo… ma un genio e praticamente almeno con 6 o 7 componenti dell’orchestra, Tristan compreso, vivevamo insieme dalla mattina a quando si andava a letto. E a letto ci andavamo sempre al sorgere del sole e in condizioni a dir poco precarie. Quello fu sicuramente un bel concerto, sì, suonammo dai Velvet Underground a ''Histoire du Soldat'' di Stravinskij. Unico problemuccio fu che era Dicembre e prima del concerto andammo a mangiare una pizza, credo la più spessa che abbia mai mangiato in vita mia… e presi una bella congestione. Per tutto il concerto, durante i vari monologhi ero costretto a uscire per andare a vomitare… E comunque porto con me un gran bel ricordo di quel progetto e di qualche amico che non è più con noi. Di situazioni da raccontare ce ne sarebbero tante altre mi sono quasi sempre divertito, andrei troppo lungo''.

Mi pare di poter dire che nelle tue performance, nel tuo approccio allo strumento, così come nella tua sensibilità musicale, pur con il collante di un originario imprinting jazzistico ami spaziare nei generi più vari senza uniformarti ad etichette di sorta, qualunque esse siano, etichette che, non dimentichiamolo, sono solo delle definizioni convenzionali, arbitrarie, in cui si cerca di incasellare la profondità dell’esperienza emotiva che ci dà (o meno) la musica... Non so puoi confermare questa mia impressione… ''Si parla degli anni ’70 iniziati da poco, chi non li ha vissuti non può capire. Non esisteva alcun modo per allargare gli orizzonti della conoscenza, non esisteva internet, noi studiamo praticamente soltanto i rudimenti, neanche la lettura veniva affrontata, cosa che poi ho pagato con gli interessi in seguito. Tutto quello che potevamo rubare ai grandi proveniva dai dischi e non era per niente facile. Per fortuna il mio insegnante era “il Giangi” che in fatto di tecnica, avendo potuto studiare con un grande batterista Americano, di cui ovviamente non ricordo il nome, era veramente tra i numeri uno in Italia e direi che con le sue lezioni si possa identificare il mio “anno zero”… Grazie alle sue lezioni, ma anche alla frequentazione giornaliera di Music City, il cui titolare era Tony Mazzone, ottimo chitarrista jazz, iniziai ad appassionarmi al Jazz. I miei esordi come fruitore di musica erano iniziati qualche anno prima, ascoltando i 45 giri dei vari cantanti italiani, ma poi mi capitò di ascoltare, in casa di un amico benestante, quindi con un impianto stereo che nemmeno oggi potrei permettermi, COLLAGE delle ORME… rimasi a bocca aperta e subito dopo poco tempo PICTURES AT AN EXIBITION degli Emerson Lake and Palmer... Sbigottimento totale… ma davvero esisteva gente che suonava così…?! E poi quella musica… ma da dove veniva? assurdo … e il mangiadischi fu cacciato dalla finestra…Ovviamente poi scoprì le altre nostre grandi band progressive: il Banco del Mutuo Soccorso, la PFM, per arrivare in seguito agli Area anche se proprio progressive non erano, ma per me erano una ulteriore novità. E poi e poi… ho passato del tempo con Carl Palmer, Dave Wekl, Francesco e Vittorio (Nocenzi), Tony Pagliuca e Michi dei Rossi, Tavolazzi e qualche altro (non male eh?), dando a quei momenti un’importanza dovuta al fatto che mi trovavo vicino ad alcuni dei più importanti miei riferimenti musicali… Tengo a precisare che nel mio cellulare oggi convivono tranquillamente Jan Garbarek, EL&P, Jethro Tull, BMS, Genesis, Morricone e parecchi altri… ah... e ovviamente i Weather Report che sono stati la mia più profonda passione da sempre e qui mi ricollego col tuo discorso sulle varie “etichette”… che probabilmente ci servono per meglio catalogare… tipo sul computer crei una cartella FOTO e lì dentro ci metti le foto… la volta che tu avessi bisogno di cercarle sai già dove trovarle - la musica e l’arte in generale, dispensa emozioni, ti fa commuovere o ti mette in agitazione e questo succede sia che uno ascolti del Rock, del Prog e qualsiasi altro tipo di musica - oggi mi pare che si stia un po’ perdendo il senso del “trasmettere” a favore di quello dell’apparire, del mettersi in bella mostra. Mi ricordo una volta che venne la PFM a Livorno e io, grazie al fatto che il Giangi era conosciuto da tutti e quindi anche da Franz Di Cioccio, con la scusa di portargli i suoi saluti, mi infilai nel backstage… e andai dritto verso Di Cioccio, ma ovviamente il mio scopo era quello di conoscerlo e poterci parlare. Ricordo che lui in quel momento stava facendo esercizi sul Gladstone (i batteristi sanno cosa sia) e io da perfetto citrullo, con l’aria di chi sa gli dissi: “Ahhh Il Paradiddle Semplice…?” - lui alzò lo sguardo e toccandomi in mezzo al petto con l’indice, mi disse…” si è un Paradiddle, ma la musica deve uscire da qui… indicando il mio cuore - PRIMA GRANDE LEZIONE DELLA MIA VITA. Sono passati più di 50 anni e ancora oggi me la ricordo, anzi, più vado avanti e più capisco che quello che mi disse Di Cioccio è il senso reale del fare musica… Mi sono dilungato e ho perso il filo delle domande che mi hai fatto, ma credo di aver comunque, magari in parte, risposto a qualcuna… spero''.

Accennavo all’ attuale situazione musicale italiana e non solo, con le sue luci e le sue ombre. Fra le ombre, oltre a quelle sopracitate legate anche ad una produzione industriale “usa e getta”, penso anche agli spazi per poter suonare dal vivo. Cosa puoi dirci a riguardo? ''Riguardo lo stato attuale della musica italiana non saprei dirti niente perché non sono aggiornato - ho provato, forse sbagliando, a fermare il tempo - ogni tanto mi capita di sentire nomi di personaggi che vanno per la maggiore e io non so nemmeno chi siano…. per essere chiari: faccio parte di quelli che quando guardano il Festival di Sanremo… lo fanno per vedere l’orchestra… Invece per quanto riguarda i musicisti, vedo che in Italia si stanno formando grandi talenti e questo non può che farmi piacere, i ragazzi studiano come si deve e siamo pieni di ottimi strumentisti. In tutti gli strumenti ovviamente faccio più caso ai batteristi…. ora mi aspetto che fra tutto questo ben di Dio… qualcuno torni a scrivere e suonare musica che arrivi dritta nel punto indicatomi da Franz… il cuore''.

Presumo che per definire i tuoi programmi a medio termine possiamo riprendere direttamente il titolo di un disco della mia amata PFM “Suonare suonare” (1980)… dico bene? Al tempo stesso, qui lo dico e qui (non) lo nego, perché no un disco, magari (ma non necessariamente) live? ''Per ciò che riguarda il mio futuro ed eventuali progetti sarò sincero come si deve fare con un amico. Progetti veri e propri non ne ho, collaboro con qualche band locale e l’intenzione è quella di suonare senza stress e per il piacere di passare una giornata con persone che vivono la tua stessa vita e hanno i tuoi stessi interessi… Perché al di fuori di queste situazioni trovo veramente difficoltà a rapportarmi con la gente, sicuramente il problema sarò io, ma mi sembra che le persone non credano più a niente, che siano tutti rassegnati… Quelli della nostra generazione hanno avuto il privilegio e la fortuna di vivere forse il momento più creativo da quando esiste il pianeta terra, e se da una parte ci portiamo ancora dietro questo bel bagaglio di ricordi, emozioni e tante storie da raccontare, poi ci troviamo in difficoltà ad adattarci all’attuale “niente” che ci circonda… Almeno… per me è così''.

Bene Carlo. Oltre che far riferimento ai link sotto per approfondire il tuo curriculum, come possiamo essere informati sulla tua attività? Nel salutarci, come mio solito ti lascio il microfono per rivolgerti direttamente ai nostri cybernauti… ''Direi di fare riferimento ai link riportati sotto, Sito, Canale Youtube e Facebook. Un grande abbraccio a te caro Mauro e a tutti quelli che avranno la pazienza di leggere queste due righe''.

Riferimenti
https://www.carlocavallini.it/
https://youtube.com/@carlocavallinidrummer?si=YhbP8itbmDIEN569
https://www.facebook.com/share/1Adkxqrvme