Sono presenti 1405 interviste.

01/07/2025
SELENIO
''Una bella canzone non può essere tale senza un bel testo...''

01/07/2025
AMBRADEA
''Ho sentito energia, elettricità, mistero e macigni sullo stomaco, la combo perfetta a cui non ho saputo rinunciare...''

tutte le interviste


interviste

24/06/2025   TARANTOLA
  ''Abbattere barriere e raccontare storie vere, vissute, condivise...''

Mauro Lacandia, salentino doc, da diversi anni vive e lavora a Londra dove fonda la band reggae Tarantola, con la quale ha di recente pubblicato il nuovo album ''One Blood'', dove sonorità mediterranee, reggae, dub e influenze globali si mischiano a testi impegnati e danno vita ad una miscela musicale unica e coinvolgente. Con un forte impegno sociale e culturale, i Tarantola si fanno portavoce di messaggi di unità, resistenza e valorizzazione delle differenze, raccontando storie di migrazione, orgoglio identitario e connessione umana. La loro musica è un ponte tra mondi lontani, uno strumento di espressione e di lotta, che affonda le radici nel Sud Italia ma si apre a collaborazioni internazionali con artisti di grande spessore, come Daddy Freddy, Awa Fall, Papa Leu e Sabaman. In occasione dell’uscita del nuovo album gli abbiamo fatto qualche domanda.

''One Blood'' è un album che unisce tante voci e identità. Come è nata questa idea? ''L’idea è nata dal mio percorso personale e artistico: da sempre mi muovo tra culture diverse, e sentivo il bisogno di creare un progetto che celebrasse proprio questo intreccio di identità. ''One Blood'' è un invito all’unità attraverso le differenze, un disco che vuole abbattere barriere e raccontare storie vere, vissute, condivise. Ogni featuring, ogni voce dentro questo album rappresenta un frammento di questo mosaico''.

C’è una traccia che senti più tua? Se sì, perché? ''Ogni brano ha un valore personale, ma forse ''One Blood'' (la title track) è quella che sento più mia, perché racconta in modo diretto il mio vissuto da migrante, il senso di spaesamento iniziale e la scelta di trasformarlo in forza. È un manifesto, ma anche una carezza a chi si sente fuori posto''.

In “Original Terron” si respira un senso profondo di appartenenza. Da cosa trae ispirazione questo brano? ''''Original Terron'' nasce come risposta a uno stereotipo. È una rivendicazione fiera della nostra identità del Sud, con tutta la sua storia, orgoglio, la sua ironia, e anche le sue ferite. L'abbiamo scritta con Sabaman, dopo esserci incontrati a Londra, non sapendo di essere entrambi salentini, questo ci ha portato ad essere molto uniti, come amici ma anche come collaboratori. È una dichiarazione d’amore al nostro essere salentino e meridionale, ma anche un modo per trasformare un’etichetta spesso usata in modo dispregiativo in un simbolo di forza e dignità. Di sicuro è una canzone che vuole unire invece che disunire''.

Londra è lontana dal Salento. Cosa ti porti dietro della tua terra? ''Mi porto dietro il sole, i ritmi, la musicalità del dialetto, il calore umano. Anche se vivo a Londra da anni, il Salento è presente in ogni nota che scrivo, in ogni parola che canto. È la mia radice, quella che mi tiene saldo mentre esploro il mondo''.

Possiamo dire che Tarantola è una sorta di collettivo? Oltre a te Mauro, ci sono altri componenti che ti accompagnano fin dall’inizio? ''Sì, Tarantola è molto più di una band: è un collettivo musicale e umano. Fin dall’inizio ho voluto coinvolgere musicisti che condividessero i valori ancor prima del sound. Alcuni collaborano con me da anni, altri si sono uniti lungo il cammino, ma tutti hanno lasciato un’impronta. È un progetto che cresce grazie all’energia di chi ci crede davvero. Ognuno di loro ma soprattutto Bruno, Athena, Alessandro, Erica sono famiglia per me''.

''One Blood'' ha avuto una gestazione particolarmente lunga, c’è una ragione per questo? ''Sì, direi che ''One Blood'' ha avuto bisogno del suo tempo, ma un anno e mezzo, per scrivere, arrangiare, produrre e rilasciare un intero album non mi sembra poi cosi tanto. Non volevo forzare nulla: ogni brano è nato in modo organico, spesso da incontri reali, viaggi, esperienze forti. Mi ha dato lo spazio per riflettere, riscrivere, e curare ogni dettaglio con attenzione, inoltre abbiamo scritto molte piu canzoni di quelle che ci sono nell album. Non capisco la frenesia di questo modo di vivere la musica. Noi non riciliamo beat, non copiamo loops, creaiamo arrangiamento che evolvono e che abbiano un senso, dinamica, portamento etc...''.

In questi mesi avete previsto dei live per presentare questo album? ''Assolutamente sì! Abbiamo già iniziato a portarlo dal vivo, e ci sono date in programma, per ora solo nel Regno Unito. Il live per noi è fondamentale: è lì che l’energia di ''One Blood'' si manifesta pienamente, tra sudore, sguardi e vibrazioni condivise. Vogliamo creare dei momenti di vera connessione, proprio come l’album suggerisce''.