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30/07/2025
24/07/2025 ANITA BRIGHTFLY
''Il passato in certi casi non passa mai, nella legge del cosmo si attira ciò che non si è risolto...''
C’è una sensibilità viva, in divenire, dentro “Margherite”, il nuovo EP di Anita Brightfly. È una raccolta di canzoni nate da esperienze vissute, e non da un progetto concettuale: non c’è un unico filo rosso, ma una pluralità di voci interiori che dialogano, si sovrappongono e, a volte, si contraddicono. Una produzione curata in prima persona e che si avvale anche degli arrangiamenti eleganti di Edoardo Piccolo, capaci di restituire una veste sonora moderna, internazionale, mai forzata. Un lavoro eccentrico e degno di arte anche e soprattutto da vedere: la Brightfly conferma la sua capacità di trasformare la fragilità in bellezza e la sperimentazione in identità. Un passo avanti deciso, che lascia intravedere molte possibili direzioni.
Mi incuriosisce molto il suono di questo “Margherite”: è denso di fascino ma assai forte nel carattere, tutt’altro che accomodante come magari si può pensare di una margherita… è un contrasto interessante, non trovi? ''Che bel complimento hai fatto alle mie canzoni musicate da Edoardo Piccolo! Ti ringrazio di cuore. Non ho pensato al contrasto che il titolo crea ascoltando i brani e ciò che essi trasmettono. La margherita è il mio fiore da sempre. ''Margherite'' è un titolo che è venuto a galla nella mente senza alcun nesso logico legato alle canzoni contenute nell'EP, ma sono appunto le canzoni stesse come le margherite che si colgono, si sfogliano oppure si guardano e si lasciano esistere senza farci troppo caso''.
Continui cenni autobiografici… esiste quindi una ragione di salvezza personale, di rinascita e di rivalsa? ''Sì, credo un po' tutte queste cose. Io la chiamo psicoanalisi musicale, poichè canto di una questione che afflige la mia vita o che mi ha lasciato il segno, che sia una relazione amorosa con i suoi conflitti e contrasti, piuttosto che una situazione esistenziale, e nella canzone la trasformo e risolvo in un lieto fine anche se poi nella realtà il lieto fine non esiste ma nella canzone sì. Quindi è vero quello che hai detto, è una forma di salvezza, c'è una parte di rivalsa, e senza dubbio è una speranza di rinascita''.
Quando parli di evoluzione, riferendoti a questo disco, cosa senti di sottolineare come prima grande trasformazione? Cos’è davvero cambiato in te? ''Primo l'averlo realizzato, è già un traguardo vinto, poi le canzoni stesse sono un evoluzione del mio modo di scrivere i testi, di cantare, di creare nuove linee melodiche e trovate inaspettate durante la produzione stessa del brano, anche alcuni giorni prima della registrazione. Dunque una maggior versatilità data dall'accumularsi dell'esperienza nel processo creativo. In me è accaduto un vero caos interiore nel mentre dovuto ad una dolorosa vicenda personale ma oggi ne esco più forte, più consapevole spero''.
E nel suono? Ci sono tracce forti di passato anche dense di mestiere e gusto maturo. Che rapporto hai con il passato? ''Per quanto riguarda il suono dovresti chiedere al bravissimo arrangiatore che rende meravigliosi i miei brani: Edoardo Piccolo. Il passato per me è passato se nessuno me lo fa rivivere, ma purtroppo il passato in certi casi non passa mai, nella legge del cosmo si attira ciò che non si è risolto dunque sono cavoli amari''.