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22/11/2025
22/11/2025 TOMMASO SANGIORGI
''È come se fosse la canzone stessa a dirmi di cosa vuole parlare, lascio che la musica guidi la scrittura...''
Quali sono le tue principali fonti di ispirazione? C'è un'esperienza personale o un tema ricorrente che consideri la vera scintilla del tuo processo creativo? ''Le mie principali fonti di ispirazione arrivano soprattutto dal cantautorato italiano classico: Lucio Battisti, Lucio Dalla e, più in generale, la scuola dei cantautori genovesi. Sono artisti che considero dei veri maestri, soprattutto per la qualità dei loro testi. Il mio riferimento ideale è quello: cerco di tendere verso quel livello, pur sapendo che la strada per arrivarci è ancora lunga. La grande tradizione della canzone italiana, sia per quanto riguarda la scrittura sia per le melodie, è certamente il mio punto di partenza. Negli ultimi anni, però, sto sperimentando molto anche con la musica elettronica: mi affascina l’idea di mescolare sonorità elettroniche con il mondo del cantautorato, creando un equilibrio nuovo tra questi due universi. Per quanto riguarda i temi, non c’è una singola esperienza personale che funzioni sempre come scintilla creativa. È più un insieme di tanti momenti e vissuti, che si accumulano e riaffiorano quando mi trovo nel mood giusto per scrivere. Nelle ultime canzoni ricorre spesso il tema dell’amore, ma credo che tutto possa evolvere: ciò che mi ispira può cambiare da un momento all’altro''.
Hai un approccio specifico quando entri in studio, o lasci molto spazio alla sperimentazione con generi e sonorità diverse? Ci racconti, in breve, come nasce la tua musica? ''Il mio processo creativo è piuttosto spontaneo e, in un certo senso, “randomico”. Di solito il mio produttore, Romolo Peluso, mi propone molte strumentali diverse, ognuna con un sound differente: alcune più vicine all’indie, altre più orientate verso la musica elettronica, soprattutto in questo ultimo periodo. A quel punto sono proprio le note, le atmosfere e le emozioni che mi trasmettono a suggerirmi la direzione del brano. È come se fosse la canzone stessa a dirmi di cosa vuole parlare. Non so se questo metodo sia insolito, ma è così che funziona per me: ascolto e lascio che la musica guidi la scrittura. Con Romolo siamo molto aperti mentalmente: non ci imponiamo paletti, non seguiamo una strategia studiata a tavolino. Accogliamo qualsiasi tipo di genere o contaminazione, lasciando che tutto nasca nel momento, in modo spontaneo e autentico. Credo molto in questo approccio libero, perché mi permette di creare senza forzature e di lasciarmi sorprendere ogni volta''.
Quali emozioni provi quando il tuo lavoro raggiunge il pubblico, in radio o su un palco? C'è stato un momento specifico in cui hai realizzato la portata del tuo percorso artistico? ''Le emozioni che provo quando la mia musica raggiunge il pubblico sono difficili da descrivere. So benissimo di non parlare a un pubblico enorme, ma per me basta anche solo una persona che si emoziona ascoltando un mio brano per dare un senso a tutto. Quando, dopo un concerto, qualcuno viene da me e mi dice: “La tua musica mi ha aiutato ad affrontare un momento difficile”, io mi riempio di una gioia che non so spiegare. È questo che alimenta il mio obiettivo: usare la musica per salvare me stesso, certo, ma anche — nel mio piccolo — per aiutare gli altri a sentirsi meno soli nelle loro storie. Un momento in cui ho capito davvero la portata del mio percorso è legato al mio ultimo singolo, Penso a Noi. Era nato per sfogare il dolore di una rottura, ma poi è diventato un inno a chi resta. È successo quando una ragazza di Milano, Alice Mintrone, mi ha scritto per chiedermi di poter ascoltare la versione completa del brano — non solo il reel su Instagram — perché per lei e per il suo amico Matthew Colanero, un ragazzo di 25 anni affetto da un tumore alle ossa, quella canzone significava tantissimo. Era diventata una forma di salvezza mentre affrontavano un momento terribile. Quella storia mi ha toccato profondamente: ho provato dolore per ciò che stavano vivendo, ma allo stesso tempo ho capito quanto la musica possa creare legami tra persone che non si sono mai incontrate. Dopo la scomparsa di Matthew, io, Alice e i suoi migliori amici ci siamo visti a Milano: ed è stato come ritrovarsi tra amici di una vita, nonostante non ci conoscessimo. A unirci, in un certo senso, è stata proprio quella canzone''.
Ogni percorso ha le sue sfide. Quali sono state le maggiori difficoltà o i momenti di dubbio che hai affrontato e cosa ti ha motivato a non mollare la tua strada musicale? ''Le difficoltà nel mio percorso non sono mai state legate alla musica in sé, ma più al rapporto con me stesso. Credo profondamente che, se un artista non vive schiacciato dai numeri, dalle strategie di marketing o da logiche costruite a tavolino, allora la vera sfida è solo una: affrontare se stesso mentre scrive. È lì che si gioca tutto. Viviamo però in un mondo in cui i numeri sembrano determinare il valore di un artista. È un meccanismo ingiusto, perché esistono tantissimi talenti emergenti che sono fortissimi ma che, per mille motivi, non hanno ancora avuto la loro occasione. Anch’io, quando ero più giovane, non avevo ancora la maturità per capire tutto questo. A 19 anni pubblicai un singolo che non andò affatto bene: i numeri furono bassi e io ci rimasi molto male. Con il tempo ho capito perché: quella canzone non era nata dal cuore, ma da una logica di mercato. Volevo impressionare, essere “all’altezza”, seguire una tendenza. Ma non è così che si fa musica. Per me la musica ha senso solo quando nasce da un’emozione autentica. Da quel momento ho scelto che ogni canzone uscita dalla mia penna dovesse partire da un sentimento vero, intenso, che mi appartenesse davvero. Ed è proprio questa autenticità che mi ha motivato a continuare: l’idea che la musica possa essere un modo per salvarmi, e magari anche per far sentire meno soli gli altri. La mia strada musicale la porto avanti per questo, non per inseguire un risultato. E quando mantengo fede a questo principio, ogni difficoltà diventa sopportabile''.
Puoi svelarci qualcosa sui tuoi prossimi progetti? Stai esplorando nuove sonorità, temi inediti, o magari collaborazioni che i tuoi fan non si aspettano? ''I prossimi progetti andranno in una direzione leggermente diversa dal solito. Sto lavorando a brani con BPM un po’ più alti rispetto a quelli che ho pubblicato finora: sonorità che strizzano l’occhio all’elettronica e testi che restano fedeli ai miei riferimenti cantautorali. Ci sarà anche una collaborazione inedita, ma per ora non posso svelare di più. Concludo solo con un invito: stay tuned''.