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REVELÈ
''Nel mio piccolo, provo a raccontare l’anima senza filtri, a stare scomodo nelle emozioni...''

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25/07/2025   REVELÈ
  ''Nel mio piccolo, provo a raccontare l’anima senza filtri, a stare scomodo nelle emozioni...''

C’è una frase, una parola o un verso di “‘O Mar ‘O Mar” che senti più tua di tutte? ''“Tuornatenne.” È una sola parola, ma dentro ha un mondo intero. È un grido e una carezza insieme. È quello che avrei voluto sentirmi dire tante volte. Ogni volta che canto “Tuornatenne”, è come se lo dicessi a qualcuno che ho perso… ma anche a una parte di me che si era allontanata. È un invito dolce, disperato, sincero. È la voce che chiama casa. In quella parola c’è l’infanzia, la nostalgia, la speranza. E soprattutto, c’è il desiderio di non restare soli''.

Qual è stato il momento esatto in cui hai capito che questa canzone doveva uscire, che eri pronto a condividerla? ''L’ho capito quando ho smesso di voler proteggere il dolore. Finché scrivevo per me, era come nasconderlo sotto la sabbia. Poi una notte ho riascoltato il provino e ho immaginato qualcuno dall’altra parte, lontano, che si sentiva smarrito come me. In quel momento ho capito che non era più solo mia: doveva uscire. Per me, ma anche per chi cerca casa in una canzone''.

Com’è stato ascoltare per la prima volta il brano finito in studio? Hai pianto, sorriso, fatto silenzio? ''Son stato in silenzio. Ma dentro era un temporale. Avevo le mani fredde e gli occhi lucidi. È difficile spiegare quella sensazione, è come se tutte le assenze avessero trovato voce. E quando l’ho fatto ascoltare per la prima volta a mia madre, lì ho pianto davvero. Perché ho capito che avevo finalmente detto tutto, senza dire una parola''.

Ti ispiri a Pino Daniele e Mango, due giganti dell’emozione. Cosa senti di avere in comune con loro, oggi, nel modo in cui racconti l’anima? ''Da Pino ho preso la verità nella voce, quel coraggio di essere imperfetti ma veri. Da Mango, la fragilità che vibra e diventa forza, la musicalità che non ha bisogno di urlare per farsi sentire. Io, nel mio piccolo, provo a raccontare l’anima senza filtri, a stare scomodo nelle emozioni. A cantare anche quando la voce trema. Perché l’anima, quando è nuda, non ha bisogno di trucchi: si riconosce da sola''.

Se “‘O Mar ‘O Mar” fosse un luogo fisico, un angolo preciso di Napoli, dove ci porteresti per ascoltarlo insieme? ''Ti porterei a Mergellina, ma non sulla spiaggia: in alto, dove il mare si vede piccolo e immenso insieme. Lì dove il vento sa di sale e di malinconia. Ci siederemmo in silenzio, guardando l’orizzonte, con gli occhi pieni di ricordi e il cuore che fa un passo avanti. Perché “’O Mar ‘O Mar” non è solo un luogo: è un ritorno. Un abbraccio che sa di casa''.