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10/09/2025
09/09/2025 STONA
''Riscoprire la nostra umanità sarebbe davvero un grande atto rivoluzionario...''
Nel disco sembra esserci un filo rosso che unisce disagio personale e tensione sociale, come se l’interiore e il collettivo fossero due facce della stessa crisi. Quanto pensi che la sofferenza individuale sia anche il riflesso di un mondo malato? ''Sicuramente il disagio personale, portato dalle piu’ svariate cause, sfocia inevitabilmente in un contesto sociale ferito e disgregato; i giovani per esempio, non trovano piu’ contatti, non hanno riferimenti reali e tangibili se non quello che passa ogni istante davanti ai loro occhi attraverso il cellulare e il web… sono disconnessi dalla realta’ e soprattutto annoiati, quindi viene a mancare la base solida su cui si muove tutto il loro tessuto sociale; noi siamo spaventati dal mondo che ci stiamo ritrovando e questa nostra paura sfocia troppo spesso in tensioni e violenza''.
Il titolo dell’album parla di ricordi che "ci faremo bastare". È un riferimento alla nostalgia, o c’è anche una critica implicita al rischio di restare prigionieri del passato? ''C’è qualcosa di nostalgico sicuramente, ma inteso come provocazione: non è positivo per nessuno dover accettare il fatto che tutto quello che ci resta sono i ricordi e il passato “quando si stava meglio”… dovremmo invece essere in una condizione nella quale si vive serenamente il presente e si guarda con prosperita’ al futuro''.
“Uragani” tocca il tema delle conseguenze delle nostre azioni sulla vita degli altri. In un tempo dominato dall’individualismo, pensi che l’empatia sia ancora possibile, o va riscoperta come un atto di resistenza? ''L’empatia credo stia scomparendo sempre di piu’, anzi credo proprio che questa assenza sia il male del nostro tempo; il valore di un singolo individuo è stato raso al suolo e provare a riscoprire questo sentimento e la nostra umanita’ sarebbe davvero un grande atto rivoluzionario''.
Nel brano “Confucio” citi Walt Whitman e un antico detto orientale: quanto contano per te la letteratura e la filosofia nel tuo modo di scrivere canzoni? Sono solo riferimenti, o veri strumenti di lettura del reale? ''Spesso sono solo riferimenti, ma sono comunque sempre stato un appassionato della letteratura inglese e americana; ho un background liceale dove anche la filosofia è sempre stata una materia importante per cui all’occorrenza cerco di inserire delle, chiamiamole, “curiosita’”.
“Altaluna” nasce da un’esibizione voce e pianoforte, mantenuta così anche nel disco. In un progetto così articolato e curato nei suoni, quanto conta per te preservare anche momenti di autenticità grezza e imperfetta? ''L’imperfezione è la base dell’autenticita’; ci sono dischi che devono suonare in un certo modo per arrivare; la troppa precisione o freddezza distrugge la verita’ è il messaggio dietro le canzoni, i personaggi devono essere veri e tangibili… per questo con Lorenzo (Morra, il produttore dell’album) abbiamo deciso di lasciare un brano registrato dal vivo cosi’ come lo sentite sul disco''.