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19/09/2025   DARIO CUOMO
  ''Ho scelto un percorso musicale variegato, ma mai incoerente...''

Dario Cuomo torna sulla scena con “Valenciaga”, il singolo pubblicato lo scorso 20 giugno e su YouTube con il video ufficiale girato tra i vicoli di una eterna Napoli. Un brano che mette in dialogo due anime contrastanti: da un lato il lirismo cantautorale, intriso di malinconia e immagini potenti nei significati… dall’altro l’energia (manco a dirlo) trap-pop dalle ritmiche fresche e trascinanti tessute dalle macchine digitali che il nostro conduce su tracciati ampiamente battuti dal cliché e la moda. Un certo retrogusto di terra e di world nonostante un sentiero decisamente severo nelle forme commerciali.

“Valenciaga” sembra vivere in un equilibrio fragile tra realtà e finzione, tra amore e illusione. Quanto c’è di autobiografico dentro e quanto di immaginato o rapito dal vissuto altrui? ''In “Valenciaga” c’è tantissimo di autobiografico anche se camuffato da una storia d’amore onirica. La cosa che mi piace fare con le mie canzoni è proprio questa: elaborare sensazioni, ricordi, emozioni legate ad un momento particolare della mia vita per poi amalgamarle con una storia d’amore, suggeritemi magari da un’immagine, da un film che ho visto, da un libro, o, perché no, anche da pezzetti di vissuto altrui. Importante per me è che il testo abbia un nucleo di verità da cui poi poter spaziare, poi il resto vien da sé''.

Il brano intreccia il pathos della canzone napoletana con ritmiche trap-pop internazionali. Come si costruisce un ponte così ardito senza perdere autenticità? ''Penso sia una questione di linguaggio più che di lingua. Ormai, con 7 singoli e un Ep all’attivo, sento di poter dire di aver sviluppato un codice vero e proprio, una modalità espressiva tutta mia e questo mi permette di poter giocare con più generi senza snaturarmi e perdere autenticità. Il mio obiettivo, perverso e stranissimo, è riuscire a portare, nel mio piccolo, il cantautorato a fondersi con altri generi, in modo da creare qualcosa di molto personale e ispirato, senza disdegnare mai la briosità di una musica comunque ammiccante e godibile da più punti di vista''.

Il tuo percorso ti ha portato dall’acustico in dialetto fino a una cover EDM e ora a un sound ibrido e personale. In che momento hai capito che volevi “spaziare” e non restare legato a un’unica forma? In altre parole: esiste un momento, un evento o qualcuno che ha determinato quello che è oggi Dario Cuomo? ''Beh, sono tante le cose che hanno portato a determinate scelte. In primis, avevo appena pubblicato un Ep tutto in acustico e quindi avevo voglia di cambiare rotta. Inoltre, nei live successivi all’Ep notavo sempre più spesso che, per via della “cantautorialità” dei miei brani, c’erano solo alcuni contesti in cui potermi esprimere al meglio, come il teatro o luoghi comunque più intimi di un palco in una festa o in un festival. Poi anche incontri con produttori di musica elettronica, varie audizioni con esperti del settore che mi hanno consigliato di spaziare anche sul pop. Insomma, tutte queste piccole cose, messe insieme, mi hanno portato poi a vedere la mia musica da un altro punto di vista''.

La voce in “Valenciaga” ha un’intensità quasi teatrale. Quanto c’è della tua città, dei suoi silenzi e delle sue urla, in quel modo di cantare? Te lo chiedo perché trovo poco di quel vociare teatrante propria di Napoli… anche nei suoni... ''Amo immensamente il teatro, nella vita precedente alla musica sono stato un apprendista tragediografo. Cosa che però non amo particolarmente è la sceneggiata napoletana, quindi forse inconsciamente ho messo da parte alcuni codici che non sento miei, per aprirmi (come si nota anche con l’arrangiamento) ad una vera e propria internazionalizzazione del contenuto. Questo mio “nuovo” modo di cantare nasce, ad ogni modo, anche dalla consapevolezza che ho raggiunto con l’esperienza''.

Dopo un EP, diversi singoli e tante sperimentazioni, senti che hai trovato il tuo “centro” o ti immagini ancora in fuga verso nuove contaminazioni? ''Più vado alla ricerca del mio “centro”, e più mi rendo conto che a caratterizzare questa ricerca sono proprio le contaminazioni. E se fossero le contaminazioni il centro del mio centro? (Ride) A parte gli scherzi, credo tantissimo nella sperimentazione, ma non come modo per trovare una quadra, bensì come base per un percorso musicale variegato sì, ma mai incoerente. Arriveranno nuovi brani presto, e ci saranno ancora nuove influenze, nuovi modi di far musica, ne vedremo delle belle''.