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ALESSIO TRAPELLA
''L'ascoltatore medio, ormai con i sensi rattrappiti, fatica a discernere tra umano e artificiale...''

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07/11/2025   ALESSIO TRAPELLA
  ''L'ascoltatore medio, ormai con i sensi rattrappiti, fatica a discernere tra umano e artificiale...''

Negli anni Settanta, quelli della mia gioventù, la definizione di cantautore identificava una figura di artista con caratteristiche ben identificabili come la priorità della componente letteraria, testi sovente centrati su tematiche sociali e politiche, l’impiego di architetture musicali lineari (strofa-ritornello) o comunque meno complesse rispetto a quelle del rock e in particolare del nostro amato progressive, i concerti in compagnia della sola chitarra o pianoforte.

Naturalmente si tratta di tendenze generali con frequenti eccezioni dove spesso l’importanza dei testi si associava alla rilevanza della musica e all’impiego di proprie band in sala o nei concerti (penso ad es. a Branduardi, Paolo Conte, Lucio Dalla, a Ivan Graziani…). Quanto sia attuale questa figura nell’era dell’Intelligenza Artificiale (termine improprio ed equivoco in quanto applicato ad algoritmi, cosa ben diversa dalla multiforme natura dell’intelligenza umana) è assai arduo sapere, ma mi verrebbe da dire che ha perso molto della sua ragion d’essere originaria e dei suoi tipici tratti artistici.

Parallelamente al fiorire del fenomeno cantautorale si affacciava sulla scena il progressive (ricordiamo, una definizione usata molti anni dopo), un nuovo filone musicale in cui confluivano tradizioni e generi diversi, dalla classica, al beat, al rock, al folk, al jazz, caratterizzato da brani di lunga durata destrutturando lo schema strofa-ritornello, la complessità delle architetture musicali, la necessità di disporre di una tecnica consolidata sovente acquisita con studi classici.

Mondi apparentemente lontani quello dei cantautori e il Rock Progressivo, con distinti target di appassionati spesso divisi in “fazioni”, coloro che erano “stregati dalla nuova musica immaginifica” (come spesso viene appellato il Prog - lo scrivente ovviamente apparteneva questa tribù) e chi non si perdeva un disco dei vari De Andrè, De Gregori, Venditti, Guccini, Edoardo Bennato, Finardi, Vecchioni, Lolli, successivamente Rino Gaetano Pierangelo Bertoli... mi fermo qua.

Ma si sa, i confini nella musica tendono a sgretolarsi facilmente e le reciproche strizzate d’occhio fra filoni diversi, nel caso il Prog e la canzone d’autore, erano ben più frequenti di quanto si pensi e lo dimostra lo straordinario incontro fra la poetica di De Andrè e la PFM che nel 1979 ha prodotto un memorabile doppio disco dal vivo tratto dal tour italiano.

Abbiamo presentato Alessio Trapella ai nostri cybernauti in occasione dell’ uscita del suo primo disco solista, ''La ricerca dell’imperfezione'' (2022) https://www.musicmap.it/interviste/new.asp?id=1142 e rimandiamo a questa per le principali notizie biografiche e i trascorsi artistici, limitandoci a ricordare due tappe fondamentali del suo percorso, l’aver fatto parte di due icone del Prog italiano come Le Orme e i New Trolls.

Partiamo quindi dall’oggi, ovvero dall’uscita del secondo album intitolato a Icaro, noto personaggio mitologico figlio di Dedalo, ricordato per l’illusorio tentativo di raggiungere il sole con ali di cera costruite dal padre, precipitando le vuoto. Ebbene: nell’artista che andiamo a incontrare i confini fra questi due mondi tendono a dissolversi in una proposta musicale dove sì prevale l’impronta rock, ma nel contempo si ritrova sia l’eredità degli elementi cantautorali della tradizione italiana che la compenetrazione di generi musicali diversi, tanto che chi volesse incasellarlo in un’etichetta incontrerebbe serie difficoltà. Ed è un ottimo segno.

Se mi consentite un paragone culinario con un piatto sano e gustoso tipico della tradizione popolare della mia amata città labronica, il “cacciucco”, piatto unico a base di pesce (molluschi ecc) del Mare Nostrum composto da diverse specie. Veniamo all’intervista.

Ciao Alessio e bentornato a Music Map. A distanza di tre anni dal tuo primo disco ''La ricerca dell’imperfezione'' (2022) di cui abbiamo parlato, siamo al secondo atto, stavolta dedicato al noto personaggio mitologico. Già il disco di esordio richiamava (anche) la questione dei limiti con cui è tenuto a confrontarsi l’essere umano, limiti che vengono messi in discussione dalla sua atavica propensione alla hybris che tanti danni ha fatto in passato e che oggi, con gli scenari prospettati dal transumanesimo e le sirene della rivoluzione digitale si sta esprimendo ai massimi livelli. Con Prometeo, il titano che ha osato sfidare il potere degli dei rubando il fuoco sacro per darlo agli uomini, Icaro, rappresenta il mito che meglio incarna l’ambizione umana che sconfina nella tracotanza. E si sa che entrambi hanno fatto una brutta fine. Quali significati ti sei proposto di mettere in evidenza e raccontare nel tuo disco riguardo a questo mito suggestivo? ''Ciao Mauro e grazie per il tuo tempo, è sempre piacevole potersi confrontare con te. Vedo che partiamo subito con la domanda più importante! Il legame con il personaggio di Icaro è molto forte ma questo disco non è certo basato sulla storia che già conosciamo. Il mio Icaro è una parabola di dipendenza e autodistruzione, il desiderio di evasione è il sintomo di un malessere più profondo. Un’ascesa e una discesa, che si rispecchiano nella musica attraverso il lato A, o i primi 3 brani se vogliamo, e il lato B. Anche la copertina, che ritrae un moderno Icaro realizzato a mano dallo scultore Bruno Martinuzzi, riprende l’ascesa e la discesa nelle due facciate del supporto fisico. Partendo da questa idea l’ho poi associata al mito e riportata ai tempi nostri per rendere il tutto meno esplicito e far sì che l’ascoltatore possa immedesimarsi nella storia a suo piacimento, in base ai suoi trascorsi e alla propria sensibilità''.

Il disco, dove suoni basso e tastiere, con Luca Chiari (chitarre e piano), Filippo Dallamagnana (batteria) e la partecipazione di Nicola Cecchetto al sax, pur ponendosi in linea di continuità con ''La ricerca dell’imperfezione'' scorgo un ulteriore passo avanti verso una ulteriore personalizzazione della tua proposta musicale. Puoi darci alcune coordinate che ti hanno guidato nella sua composizione o, se preferisci, in sala di registrazione? ''A livello compositivo il disco è nato nel giro di qualche mese dove ho abbozzato i brani, come faccio di solito partendo dalla musica e dalla melodia, infine creando il testo. Procedimento identico al disco precedente con l’unica differenza che in quel caso una buona parte dei brani fossero nel cassetto anche da diversi anni. La differenza più sostanziale sta nella produzione musicale se vogliamo in quanto ''Icaro'' è più ricco di arrangiamenti e sovra-incisioni rispetto alla ''Ricerca dell’imperfezione'' che era praticamente suonato live a 4 persone. Ritrovandomi di fatto senza un tastierista mi sono cimentato io alle tastiere. Siamo partiti a lavorarci sopra io e Filippo perché Luca era in tour. Quindi di base lavoravamo con batteria e tastiere, ovvero piani elettrici e un Sintetizzatore Moog per fare i bassi. Appena è rientrato Luca abbiamo lavorato con le parti di chitarra. In fase di registrazione abbiamo suonato tutti insieme come di consueto. In alcuni brani ho registrato prima il basso elettrico (''Il gesto'', ''Anapneo'' e ''Oltre il manifesto Blu''), mentre negli altri sono partito con le tastiere''.

Sull’onda degli ascolti di ''Icaro'' mi viene da chiederti se hai considerato l’ipotesi di presentarlo in concerto e, perché no, magari con una rappresentazione teatrale, vista la pregnanza simbolica del personaggio a cui hai dedicato il disco? Ti dirò che la cosa mi alletterebbe non poco… insomma mai dire mai! Che ne pensi? ''Effettivamente qualcosa di teatrale sta già prendendo forma con il Maestro burattinaio Vittorio Zanella ma per ora nulla di concreto. Sarebbe molto bello e credo la forma “concept” del disco si sposi alla perfezione. Per quanto riguarda i concerti ti dico già di sì, anzi l’abbiamo già portato sul palco quest’estate in più di un’occasione. Ora mi sto dedicando prevalentemente a presentazioni ed esibizioni in “solo” ma con l’avvio dell’anno nuovo riprenderemo ad esibirci con la band in elettrico''.

Nella tua musica si apprezza una sintesi personalizzata di vari generi, dal rock più classico al progressive, alla fusion, alla tradizione cantautorale. Sappiamo bene che l’originalità non nasce comunque dal vuoto ma trae la sua linfa vitale dalla/e musica ascoltata, amata, suonata, in una parola dalle proprie esperienze. Non posso quindi non pensare al ruolo che possa aver giocato l’esperienza con due giganti del Prog italiano come Le Orme e i New Trolls… ''Non posso che essere d’accordo con te ovviamente. Le mie esperienze musicali riguardano il rock degli anni '70 nella sua veste più classica o progressive, la musica classica e i cantautori italiani. Per quanto riguarda i gruppi con cui ho suonato sicuramente i New Trolls mi hanno lasciato più eredità se vogliamo, da loro ho attinto molto per quanto riguarda la gestione delle melodie e l’armonizzazione delle voci''.

La sfida del limite, tema centrale nel mito di Icaro, apre oggi scenari inediti e preoccupanti. Penso alla possibile perdita di controllo sulle produzioni tecnologiche, i robot umanoidi e l’IA in particolare, alle ultime frontiere dell’ingegneria genetica, temi al centro di accesi dibattiti bioetici che richiamano mai sopite angosce dell’uomo di esserne soppiantato o diventarne la vittima, angosce immortalate nel classico romanzo e film di inizio Novecento sul moderno Prometeo, Frankenstein. L’ondata della digitalizzazione e gli sviluppi vertiginosi della IA hanno investito anche il pianeta della musica non solo rivoluzionando (anche in meglio) la strumentazione ma, cosa assai più inquietante, mettendo a rischio la creatività umana e la possibilità che sia delegata alle macchine. Come ti poni rispetto a questi scenari? ''Se ti ricordi Mauro nella ''Ricerca dell’imperfezione'' c’è un brano che si chiama ''Regredendo'' e questo la dice lunga su come la penso. Anche se indubbiamente l’IA ha rivoluzionato, anche positivamente e nella praticità, la nostra vita, ritengo che l’ago della bilancia penda ancora dalla parte umana e che ci sia la necessità di fare un passo indietro. Per inciso io non ho usato nessuno strumento di IA, in nessuna componente della produzione, dai testi alla grafica, e alla musica. Alla fine il grosso problema è che l’ascoltatore medio, ormai con i sensi rattrappiti, fatica a discernere tra umano e artificiale e come sempre c’è chi se ne approfitta. Ma poi che gusto ci deve essere a spacciare una cosa propria quando invece non lo è?! Beh, non l’ho mai capito''.

Raggiunta questa importante tappa, puoi anticiparci quali saranno, o potrebbero essere, i tuoi prossimi obiettivi? ''Sono sempre più dell’idea che Alessio Trapella diventerà un cantautore puro, a discapito della musica che amo tanto, perché purtroppo quando parli di Progressive ad organizzatori, agenzie e promoter gli si rizzano i capelli. Io vivo anche di questo e secondo me bisogna essere intelligenti nel cercare di collocarsi nel mercato dei giorni nostri, che piaccia o meno. Anche per il semplice fatto di avere un pubblico… Ovviamente continuerò con il Prog ma sotto altra veste, magari con una band. Ti segnalo anche che a fine 2026 uscirà un disco di inediti scritti e registrati con l’amico Andrea Bassato, anche lui un ex delle Orme''.

Bene Alessio. Nel darci auspicabilmente appuntamento ad un tuo prossimo concerto, come di prassi, ti passo il microfono per rivolgerti direttamente ai nostri cybernauti… ''Per me la cosa importante non è fare bella musica, certo ce la metto tutta in quel senso, ma il vero scopo è fare arrivare il messaggio che le mie composizioni portano con sè. ''Icaro'' vuole dirci che ai giorni nostri ci sono un sacco di persone in difficoltà, che si perdono lungo la strada, spesso sono amici e familiari, ma noi non ce ne rendiamo conto. Ecco dobbiamo cercare di aprirci un po’ di più empaticamente e anche aprire gli occhi per non arrivare troppo tardi a dare un aiuto che a noi può costare veramente poco. Grazie ancora Mauro, mando un saluto virtuale a tutti i tuoi lettori''. (Intervista di Mauro Prog - Foto di Ermanno Braga)