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20/04/2016   FRANCA BARONE
  ''Spontaneità, ma non superficialità...''

Ciao Francesca, parlaci di ''Miss Apleton'', il tuo album d¹esordio. In particolare quali sono le tue principali fonti di ispirazione e quali sono i musicisti che ti hanno accompagnato in questa tua avventura? ''Miss Apleton'' è il mio primo disco e suona come la musica che ho sempre sentito fin da piccola, suona “jazz”. Gli artisti che mi hanno sicuramente ispirato sono grandi nomi del jazz internazionale come Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, Carmen McRae, Billie Holiday, Frank Sinatra, per citare i più famosi. Negli ultimi anni mi sono piaciuti molto Amy Winehouse, Karrin Allyson, Dee Dee Bridgewater, Gregory Porter, Jamie Cullum, Esperanza Spalding. Jula De Palma e Caterina Valente meritano un posto d’onore nella storia del jazz vocale italiano e della mia personale classifica, a cui aggiungo anche Lucio Dalla, Fabio Concato e Paolo Conte, cantautori che mi hanno fortemente influenzata. Cantanti a parte, Duke Ellington, George Gershwin, Bill Evans, Ahmad Jamal, Chet Baker, Art Blakey, sono alcuni tra i miei musicisti/compositori preferiti. “Miss Apleton” però esiste grazie ad altri meravigliosi artisti che mi hanno accompagnata: Matteo Mammoliti alla batteria, Cesare Pizzetti al contrabbasso, Fabio Visocchi al pianoforte, Domenico Mamone al sax alto e tenore, Marco Brioschi alla tromba e al flicorno''. Le tue qualità sono evidenti, come mai ti sei decisa solo ora a pubblicare il tuo primo album? ''Innanzitutto ti ringrazio. Sono una persona molto cauta che non si butta facilmente, ho bisogno di un lungo periodo di preparazione per accumulare l’esperienza necessaria a sostenere le conseguenze delle mie azioni, c’è spontaneità ma non superficialità. La musica che scrivo la scrivo per esigenza, per bisogno; pubblicare un disco prevede un'esposizione di un certo rilievo in cui è necessario mostrare ad altre persone un pezzo di te, come dicevo essendo pronti a tutto quello che ne consegue. Ho deciso di farlo ora perché solo ora sono soddisfatta di quello che ho scritto al punto che non mi preoccupo di difenderlo''. Cosa significa fare jazz nel 2016? ''Non ne ho idea! Mi spiego meglio: conosco molti “jazzisti” ma per l’ambiente sono una completa sconosciuta. Poi per quanto mi riguarda non faccio jazz, faccio musica, e la musica che mi viene da scrivere ha la forma del jazz per le influenze dei miei ascolti, e perché è quello che ho preferito ascoltare finora. I brani che ho scritto e sto scrivendo nella fase post-Miss Apleton sono già molto diversi e non corrispondono al jazz tradizionalmente inteso, diciamo che seguo l’ispirazione e mi lascio influenzare volentieri. Detto questo, so bene che il mio album si colloca nel genere jazzistico, quindi rispondo: per me fare jazz nel 2016 significa usare quel linguaggio per fare musica che mi diverte molto sia scrivere che cantare''. E' previsto un tour di presentazione del tuo album? ''Un tour no, nel senso che non ho un’agenzia di booking. Sto cercando di organizzare la data di presentazione e di propormi in varie situazioni. Come ti dicevo essendo una novellina non ho un nome conosciuto alle spalle, neanche nell’ambiente, quindi dovrò farmi breccia piano piano tenendo le dita incrociate. L’intenzione è quella di suonare il più possibile ovviamente''.