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26/07/2016   MISS STEREOCHEMISTRY
  ''Tra un dito e un arma puntata non c'è molta differenza...''

Il tuo ultimo EP, “Harlequin”, è un viaggio attraverso varie città che hanno segnato le tappe principali della tua vita. Quanta influenza ha avuto sulla tua musica l’abbraccio costante con culture sempre diverse? ''Moltissima! Sono cresciuta con i ritmi dispari tipici della cultura Balcanica e Orientale da una parte, e poi i Beatles e il rock e new wave Jugoslava dall’altra. Viaggiando e vivendo in giro per il mondo, imparando a conoscere le lingue e le culture diverse poi, uno non può far altro che arricchirsi ulteriormente. Poi il tutto si mescola nel subconscio ed escono le fusioni più sparate, come per esempio un Arlecchino – personaggio della commedia dell’arte Italiana, assimilato durante i miei undici anni vissuti nel Veneto - che però balla su un contrattempo balcanico cantando in Inglese''. Nessun confine anche per “Harlequin”, che fonde vari generi musicali: dal folk all’electro, fino ad arrivare allo swing. Come nasce questa fusione? ''Nasce ancora dalla fusione culturale sottostante: la colpa del folk, funk e swing ce l’ha la mia infanzia e il fatto di essere cresciuta con un papà ed un patrigno entrambi musicisti (uno bassista rock’n’roll e l’altro un pianista jazz), che mi hanno “lavato” il cervello con una grandissima varietà musicale. Poi stabilendosi a Berlino ho conosciuto il team di Spleen Prod., una casa discografica indipendente attiva ancora dagli anni ’80, e molto presente sulla scena della Deutsche Neue Welle, conoscendo così la new wave tedesca. Loro hanno portato la prima influenza elettronica. A completare il quadro c'è stata la mia collaborazione da un paio d’anni con il padre fondatore della tecno britannica: Steven Rutter dei mitici B12. Da li il miscuglio di storie, generi e sonorità musicali''. Quanto sono state importanti le collaborazioni che hai avuto durante la produzione di “Harlequin”, soprattutto per quanto riguarda i remix? ''Le collaborazioni sono fondamentali, direi. Attraverso gli scambi si impara sempre molto. Uno deve tenere la mente aperta per le idee nuove, magari anche diverse da quello che si ha in mente inizialmente. E ti devi fidare della gente! Il mio remix preferito e’ la versione trip-hop del brano ''Harlequin'', fatto appunto da Steven Rutter in chiave Kinestatics – che e’ il nostro progetto comune - insieme facciamo trip-hop e down tempo. Fino a quel momento abbiamo sempre tenuto i nostri vari progetti - B12, Kinestatics e Stereochemistry - separati, lì invece li abbiamo fusi. E ci e’ piaciuto molto!''. Oltre al viaggio, la tua produzione musicale si ispira molto alla tua storia personale ed alle tue origini serbe: come hai vissuto le vicende storiche legate al tuo paese d’origine e quanto ciò ha influito sul tuo bagaglio personale e musicale? ''Sono nata a Belgrado, che all’epoca era ancora la capitale Jugoslava, e se già mi devo definire come appartenente ad una sola nazionalità, mi considero Jugoslava – le mie origini sono serbo-croate-bosniache-tedesco-ungheresi; la mia eredità culturale oltre a quella balcanica e’ anche italiana e tedesca – tutte queste erano presenti in quel paese che ora non c’e’ più. Già i miei bisnonni hanno sposato gente di lingua, cultura, etnia e religione diversa, e questa multiculturalità influenza anche il mio bagaglio personale e musicale, ovviamente. Le vicende del mio paese le ho vissute in prima persona, quindi per me sono vicende personali, piuttosto che “storiche”. La guerra che si vede in televisione non c’entra nulla con la guerra vissuta in vita reale – e mi ha per sempre insegnato di non giudicare nessuno, soprattutto di non farlo per quello che viene raccontato sui telegiornali. E’ facile puntare il dito contro quel che sembra diverso, ma sai, tra un dito e un arma puntata non c’e’ molta differenza. I media negli anni ’90 hanno reso i paesi Balcanici il simbolo dell’odio etnico, quando la realtà era esattamente opposta: l’odio era una conseguenza, e non la causa della guerra. La mia arte e il mio spettacolo comico ora mi permettono anche di diffondere questa parte della mia storia e delle mie idee, ed e’ un regalo senza prezzo''. In Italia, invece, nasce il progetto Stereochemistry, nome in perfetta sintonia con la tua personalità, nato durante gli studi universitari: quando hai sentito l’esigenza di volerti dedicare completamente alla musica, lasciando il dottorato in Audiologia Sperimentale? ''Mi identificavo con la musica da quando riesco a ricordarmi di me stessa; il desiderio di farla come professione e’ arrivato già a 12 anni. Vengo da una famiglia di scienziati e musicisti, che però hanno tutti optato per lasciare le loro avanzatissime carriere musicali e dedicarsi alla scienza, e io volevo fare l’opposto. Dicevo sempre che finita l’università, avrei fatto musica, e nessuno ci credeva – ero la secchiona più grande del corso! Ma ciò che più mi motivava a studiare era il desiderio di finire il più presto possibile e andare a fare quel che da sempre sognavo. Il momento decisivo è arrivato una sera a Stoccolma: ero stata accettata come Dottoranda all’istituto medico più prestigioso d’Europa – Karolinska Institutet, con tesi accolta a pieni voti, un brevetto e una pubblicazione già in tasca – ma ero infelice. Cosi infelice che alla veneranda età di 25 anni ho avuto un esaurimento nervoso vero e proprio, al pensiero che avrei speso i miei vent'anni vivendo per i sogni degli altri piuttosto che per me stessa: in quel momento ho detto basta, ed era la decisione migliore della mia vita. I miei genitori – dopo le prime 48 ore dello shock iniziale – hanno capito subito e sono i miei assoluti fan e il mio appoggio numero uno''. I tuoi live sono dei veri e propri show tra musica e spettacoli di cabaret: come ti prepari ai live show e cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo tour? ''La cosa che ancora oggi mi sorprende di più per quanto riguarda i miei live show e la preparazione e’ la seguente: per quanto provi a casa, il meglio dell’ispirazione per la parte cabarettistica e comica arriva a pochi minuti prima dello show, finché mi sto cambiando e preparando per salire sul palco, oppure sul palco stesso. Appena m’infilo nei panni di Miss Stereochemistry - il mio personaggio scenico costituito da cinque alieni che condividono un corpo umano – succede qualche strana magia per la quale spesso le parole, i gag e gli scherzi vengono da soli. Per quello, spesso, i miei show cambiano all’ultimo momento e il primo concerto fatto in un tournée sara’ spesso diverso dall’ultimo. La parte musicale e tecnica però deve filare liscia, soprattutto se vuoi fare la brava con la loop station, suonando la chitarra con l’archetto, le spazzole da batterista, o i martelletti… e allora sì che serve provare tra le quattro mura domestiche, con gran gioia del mio commercialista con cui vivo a Berlino! In Italia quest’anno torno come al solito a fine Novembre, e’ il settimo anno di fila che faccio il tour invernale ed e’ una tradizione che voglio mantenere! Lo spettacolo sarà carico di satira, demolizione di tabù e risate come al solito, ma come sarà esattamente e’ una sorpresa pure per me!''. Parli 5 lingue diverse (italiano, inglese, tedesco, spagnolo e serbo-croato) e questo fa di te un’artista europea al 100%: quali saranno le tappe del tour di “Harlequin”? ''Il Tour è ancora in fase di progettazione completa e per ora mi ha già portato in Germania, Svizzera, Italia e Grecia questa primavera, durante la fase di “riscaldamento” prima del rilascio ufficiale dell’album. Ora si prospetta una data Belgradese, un paio di festival a Berlino come l'East Side Music Days ed European Month of Photography, un breve salto a Barcelona, dopo di che arriveranno le date italiane, seguite da Austria e Germania del sud al ritorno. Il mio calendario, un po’ come la vita stessa, è in continua evoluzione… quindi vale la pena fare lo stalking sui social...''.