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29/07/2016   WHISKEYCOLD WINTER
  ''La transizione dalla spensieratezza adolescenziale alla maturità “rassegnata”...''

Ciao ragazzi, come si è formata la vostra band? ''Ciao a tutti! Siamo felici di essere ospiti di Musicmap. Dunque, i Whiskeycold Winter nascono informalmente verso la fine del 2008 e l’inizio del 2009. In quel periodo io, Emanuele e l’allora batterista Bruno iniziammo a vederci, prima sporadicamente e poi con più continuità per “giocare” con classici del rock anglosassone. All’epoca facevamo cover di artisti come Rory Gallagher, Lynyrd Skynyrd, Creedence Clearwater Revival e affini. Da un certo momento in poi decidemmo di iniziare a proporre materiale inedito, sempre incentrato su questo tipo di sonorità. Producemmo varie demo tapes e dopo l’EP “Blackwater and Clearsmoke” (rigorosamente homerecorded) incontrammo Pietro (chitarra) che divenne parte integrante del progetto. Da allora sono cambiate varie formazioni, e prima con Antonio Papavero e poi con Roberto Liotti dietro le pelli abbiamo intrapreso una continua attività live sia in Campania che fuori, tra club e festival. Nell’Aprile di quest’anno abbiamo invece pubblicato un nuovo EP intitolato “Cosmic Hangover”. Sia il titolo dell’EP che il nome del gruppo si riferiscono a quell’atmosfera da convivio alcolico, da festa dell’euforia e da esaltazione dei piaceri “carnali”, situazioni in cui sguazziamo felicemente all’interno delle nostre vite quotidiane, eheheheh...''.

Potete parlarmi delle vostre influenze musicali? Dei vostri modelli? Il vostro genere preferito... ''Il nostro punto di riferimento primario sono sicuramente i “Seventhies”, nella fattispecie tutto ciò che si riferisce al rock blues, al southern, all’hard rock prima maniera e al folk. Al contempo però amiamo anche generi come lo stoner, la psichedelia e l’heavy rock. Dunque il nostro proposito è quello di unire tutte queste componenti all’interno dello stesso progetto. Ci sono pezzi più tendenti al “tradizionalisimo” e altri più vicini alla matrice psichedelica... Volendo poi citare i gusti individuali di ognuno di noi, sarebbe davvero un impresa elencarli tutti! Diciamo che si va dal country rock, all’hard and heavy britannico sino a derive elettroniche e sperimentali. Ad ogni modo per fare qualche nome casuale tra gli ascolti condivisi (a spasso tra le epoche), ascoltiamo ed adoriamo tantissime cose: Lynyrd Skynyrd, Allman Brothers Band, Black Sabbath, Zz Top, Neil Young, Jimi Hendrix, Motorhead, ThinLizzy, Hawkwind, Kyuss, Graveyard e Monster Magnet''. Come è nata in voi la passione per la musica? ''Per quanto riguarda me, grazie ai dischi “paterni”: ricordo ancora i lunghissimi viaggi “della speranza” in macchina verso le mete di villeggiatura con le cassette dei “Creedence Clearwater Revival” o di Woodstock ’69 perennemente nello stereo... Dopo una tale “goccia cinese”, la molla prima o poi doveva pur scattare, e di questo non posso che essere assolutamente grato! Alcuni di noi hanno avuto una “genesi” simile, altri invece sono stati “autodidatti” nello scovare dischi grazie al passaparola, alle amicizie o alla lettura di riviste di settore etc., ma alla fine ci si è trovati nella “stessa barca”''.

Potete raccontare la genesi di ''Cosmic Hangover''? ''''Cosmic Hangover'' nasceva sia dall’esigenza di registrare un prodotto con l’ultima formazione che da quella di avere materiale nuovo. Due dei brani di ''Cosmic Hangover'' (''Fishman Child'' e ''The Shadow Line'') avevano già fatto parte di una vecchissima demo risalente al 2012 circa, ma abbiamo deciso di ri-registrarle con una produzione migliore rispetto a quella precedente (che era piuttosto casareccia). L’ep è stato registrato presso lo studio “Il Parco” (a Napoli), tra l’estate e l’Inverno del 2015. In realtà il lavoro era già pronto nell’estate in questione, ma siccome io e Pietro siamo due strane persone (e lo dico con tono solo parzialmente scherzoso) abbiamo deciso all’ultimo istante di riaprire i mix e ri-registrare le chitarre, cambiando sopratutto in termini di sound (inizialmente avevamo scelto un suono troppo retrò-oriented che dopo svariati ascolti finì per non convincerci più). Dunque il prodotto definitivo è uscito nell’Aprile del 2016, mese in cui è stato presentato presso il Cellar Theory di Napoli. Dell’artwork si è invece occupato Bob Toderico, grande artista napoletano che ha collaborato e collabora tutt’ora con varie grandi realtà a livello nazionale ed internazionale''. E le sue sonorità? ''L’Ep può essere diviso in due metà, una prima area più “hard oriented” rappresentata da “Fishman Child” e “Doomsday roses” e una seconda un po’ più morbida e incline alla psichedelia che può essere ritrovata in ''Space Beggar'' e ''The Shadow line''. Per quanto invece riguarda gli argomenti trattati, anche in questo caso possiamo dividere l’Ep nelle due metà sopracitate. La prima coppia è un po’ più “verace” concettualmente, e in essa si trattano argomenti come l’attaccamento alle radici (''Fishman'') e la “fame dei sensi” (''Doomsday''). In “The Shadow Line” invece si tocca il tema della crescita, e nello specifico del momento di transizione dalla spensieratezza adolescenziale alla maturità “rassegnata”. Possiamo tranquillamente dire di non essere ancora maturati a livello personale, al contrario ci troviamo proprio in quel “limbo ombroso” e “incerto” di cui si parla nel pezzo, quindi è un argomento che ci tocca in primissima persona. Infine “Space Beggar" vorrebbe essere una specie di “favoletta surreale” incentrata sul tema dell’ossessione''.

Quanto è importante trovare il suono giusto per un musicista? ''È sicuramente fondamentale, ed è una costante nel nostro percorso, così come di quello di tutte le band. C’è da dire che la ricerca del sound è anche una mania infinita: quando siamo quasi sul punto di trovare un equilibrio, ecco che qualcuno di noi si presenta con un nuovo pedale o un nuovo strumento, e si torna al punto di partenza! eheheh... Ad ogni modo il nostro sound è ancora lungi dall’essere definitivo ed è sicuramente destinato a cambiare in futuro... si spera in meglio!''. C’è molta energia nel vostro Ep... Quanto è importante trasmettere energia al proprio pubblico? ''Uno scambio di energie positive è fondamentale da entrambi i lati! Ovviamente avere un pubblico reattivo e partecipe migliora di gran lunga l’atmosfera e la rende certamente più vibrante e festosa!''. Quale è la canzone del vostro Ep di cui andate proprio fieri? ''Io sono molto legato a ''Space Beggar'', pezzo conclusivo dell’Ep, così come anche gli altri ragazzi sono molto affezionati a tale pezzo. Motivo per cui prepareremo anche un videoclip del pezzo in questione''. E il vostro concerto perfetto quale è stato? ''Non saprei, ovviamente ce ne sono stati di migliori e peggiori… Personalmente sono attratto da situazioni particolari in termini di location, ad esempio spiagge, luoghi naturali etc., o ancora dai contesti in cui si fraternizza con persone fino ad allora sconosciute, che poi finiscono per diventare i “migliori amici” o se vogliamo i “compagni di merende” delle ultime 24 ore. Questo tipo di situazioni sono, a prescindere dalla riuscita della serata, stimolanti sopratutto in termini di “esperienza umana” e condivisione!''.

Potete parlarci della copertina del vostro Ep? ''Come dicevo prima, tutto l’artwork in questione è stato affidato a Bob Toderico, grande artista napoletano, che ha collaborato con moltissime band nella sua carriera. L’immagine in questione sarebbe la rappresentazione “allucinata” di una specie di “bar spaziale”, facendo così riferimento al titolo dell Ep “Cosmic Hangover”. Tra le altre cose, noi ci siamo limitati a dare solo un paio di suggerimenti relativi ai colori e al tipo di mood a cui volevamo ispirarci (ci piacciono moltissimo i disegni di artisti come Rick Griffin o di Alan Forbes). Per il resto abbiamo lasciato a Bob massima libertà espressiva dato il suo enorme talento e non possiamo che dirci ampiamente soddisfatti dal lavoro svolto! L’unica clausola da rispettare era che ci fosse almeno un alligatore in copertina (animale a cui io sono particolarmente legato simbolicamente sin dall’infanzia!), clausola ampiamente rispettata visto che Bob ne ha piazzati addirittura due, e pure belli grossi e cattivi!''. Avete progetti per il futuro? ''Sicuramente continuare con la promozione di “Cosmic Hangover” sia in sede “telematica” che in sede “live”. A tal proposito sono in preparazione una mini-session acustica e, come accennavo prima, un videoclip per ''Space Beggar'', ma è tutto ancora da definire. Come progetti a lungo termine, sicuramente ci sarà la realizzazione di un full lenght album, anche perché ultimamente stiamo cercando di dirigerci verso lidi più psichedelici. Al momento questa componente è presente solo in parte all’interno del nostro materiale, ma tra i nostri “buoni propositi per l’anno nuovo” c’è quello di incentivare questo tipo di sonorità , cercando però di non perdere di vista i generi di riferimento originali''.

Perchè ascoltare Whiskeycold Winter? Cosa avete di diverso dalle altre band? ''Io dico solo di concederci una chance, sopratutto se siete appassionati dei generi citati! L’Ep, oltre che in vendita sui vari portali online (iTunes, Amazon etc.), è anche integralmente disponibile in streaming su Spotify. Basta solo cercare il nostro nome, o ancora potete accedervi mediante i link della nostra pagina facebook, quindi può essere ascoltato da chiunque, dovunque egli sia, solo mediante un click. Speriamo possiate apprezzarlo! Nel frattempo però, l’invito che posso fare è di ricercare sempre nuova musica, visto che il sottobosco underground (sia italiano che internazionale) è incredibilmente florido! In termini di visibilità, il web non può che essere considerato una manna dal cielo, poi ovviamente ci sono anche i “lati negativi della medaglia”, ma questa è un’altra storia! A tal punto non ci resta che augurarvi un buon ascolto!''.