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06/10/2006   SCISSOR SISTERS
  Sorelle forbici, meglio non chiedersi in che senso...

All’alba del Nuovo Millennio, due personaggi decisamente sopra le righe partono da una ancora non troppo estraniata America diretti al Sonàr di Barcellona; due teste di pollo in mezzo a una folla in deliquio per l’abbuffata di dj-set, una si gira verso il pollo-compagno e sancisce “Voglio avere anche io una band!”. L’anno successivo i due, che chiameremo Jake Shears e Babydaddy, tornano al Sonàr con un demo e lo affidano alle mani di un Re Mida che chiameremo Tiga. Re Tiga non esita a suonarlo nel mezzo della sua performance davanti a migliaia di persone; i polli stavolta non sono in mezzo alla folla ma dietro alle quinte, da dove si godono increduli lo spettacolo di un abisso di teste che prendono vita al passaggio nelle loro orecchie del remix di 'Comfortably Numb' dei Pink Floyd. Da lì, il resto è una storia che non avrete potuto non notare: 'Scissor Sisters', 'Comfortably Numb', poi ancora 'Take Your Mama', 'Laura', 'Filthy/Gorgeous', finalmente “Scissor Sisters”, a seguire cascate di premi e riconoscimenti (tra cui quello di Album più venduto del 2004), un tour mondiale strisciante come un boa di struzzo turchese, show pirotecnici e spumeggianti paillettes ed esuberanza. Il glam rock esiste, bellezza - thanks God! Iniziavamo a boccheggiare, e invece ta-dah! Sorpresa, gli Scissor Sisters sono tornati. Jake Shears, Babydaddy, Ana Matronic, Del Marquis e Paddy Boom - sì, i nomi sono tutto un programma - non sono implosi in un vortice disco-glitter e già imperversano in radio con il nuovo singolo 'I Don’t Feel Like Dancing', accompagnati dall’inconfondibile pianoforte del loro più grande fan, Reginald Dwight aka sir Elton John. Questo è solo l’inizio. Il caterpillar “Ta-dah” freserà senza sconti tutto ciò che fino ad ora avete musicalmente assorbito per insinuarvisi sotto pelle e far uscire la Scissor Sister che è in voi (ah sì, perché state tranquilli che c’è). Come ci si sente a ritornare dopo aver con “Scissor Sisters” gettato scompiglio nel mondo della musica? “Elettrizzati e un po’ spaventati… anche se non come due anni fa. Siamo orgogliosi di questo disco e abbiamo fatto del nostro meglio, che è poi la cosa per noi più importante”. Molti si aspettano da “Ta-Dah” il proseguio naturale del debutto… “In realtà è completamente diverso. Non è ‘furbo’ come il primo album, quello era più una colonna sonora psichedelica metropolitana; questo è più naturale, coi piedi per terra, ed anche con dietro un immaginario molto più intenso. ‘Scissor Sisters’ era come l’ecstasy, ‘Ta-Dah’ è più da fungo”. Cosa è accaduto al sound? Il singolo ha un gusto genuino prima ancora che accattivante. “Stiamo abbandonando l’elettronica per avvicinarci ad una dance suonata, che tanti ci dicono essere parecchio simile a quella degli anni '70 ma io so solo che è quello che siamo ora, e che suona bene. La gente oggi vuole soprattutto delle canzoni da suoneria, da scaricare sul proprio cellulare, e allora ok, noi in un certo senso gliele diamo, solo che stiamo dando loro delle buone canzoni dance e non dei pezzi usa e getta”. “Ta-Dah” è anche uno dei dischi più attesi e ricercati dal popolo dei downloader. Paura? “Paura no, piuttosto una riflessione… Chi scarica musica in maniera bulimica si gode poi effettivamente quello che ha scaricato? A parte il discorso del disco che è un valore aggiunto tangibile alla musica, quantomeno se te lo sei comprato è perché volevi fortemente quel cd, e lo ascolterai; la musica liquida… non so fino a che punto la desideri con tutto te stesso”. Le cover dei vostri due album si richiamano a vicenda. In “Scissor Sisters” c’era questa sorta di Alice hippy-metropolitana allo specchio, in “Ta-Dah” invece c’è un ascensore con degli strani occupanti. “Non vogliamo rivelare troppo e subito! Comunque abbiamo scelto di usare una fotografia rielaborata proprio per affiancare il discorso della musica più organica e naturale. Anche il titolo dell’album è aperto a diverse interpretazioni: Ta-dah è una sorpresa, che non per forza è piacevole o bella, Ta-dah può anche sottendere delusione… il punto esclamativo lo abbiamo tolto apposta”. Che colore abbinereste alla vostra musica, adesso? “Toni neutri, marrone, oro, striature violacee… seppia. E’ un disco ben interrato”. Perché secondo voi la parte importante del vostro successo è localizzata più in Inghilterra ed Europa che non in America da dove venite? “In parte perché, banalmente, i primi ad accorgersi di noi sono stati gli inglesi; ‘Scissor Sisters’ è stato distribuito prima lì che altrove. E poi gli inglesi sono più aperti nei confronti della musica e la amano, basta guardare quanti festival fanno; i genitori portano i figli ai concerti e insegnano loro l’amore per la musica, come accadeva negli anni '70. In America invece, a parte la scena Newyorkese, il mercato è chiuso e se non entri comodamente nelle etichette hip hop, metal o pop difficilmente le radio ti danno spazio. Noi siamo diversi, un po’ dance, un po’ rock, con un’immagine molto libera ed euforica… troppo per gli Americani”. Per una volta tanto, la ‘fuga di cervelli’ va nell’altra direzione. Con nostro sommo piacere! Ma, visto che ci siamo: ‘Sorelle forbici’, in che senso? Scissor Sisters è un modo per chiamare una coppia di lesbiche, che fa riferimento alla posizione che due donne assumono per farsi sesso a vicenda strofinandosi genitale contro genitale. Del resto, la sessualità del gruppo è un pastiche di gusti ed allusioni: in un’intervista Ana ha rivelato che solo lei e un altro membro sono etero; gli stessi SS inizamente si chiamavano Dead Lesbian and the Fibrillating Scissor Sisters. Più chiaro di così! (Elisa Bellintani - Newsic)