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15/03/2017   VIRIDANSE
  ''Si è persa la voglia di sperimentare, di spingersi più in là...''

Abbiamo incontrato Gianluca Piscitello, voce dei Viridanse il cui recentissimo “Hansel, Gretel e la strega cannibale” ha da pochi giorni fatto l’ingresso sul mercato discografico.

Ciao Gianluca! Felice di trovarti. ''Ciao Gianmario! Felice di fare quattro chiacchiere con te''.

Partiamo dalle notizie recenti. È uscito “Hansel, Gretel e la strega cannibale”. Vuoi parlarci un po’ di questo lavoro? Perché non dai ai lettori una guida all’ascolto? ''Molto volentieri. Diciamo subito che è un album non “semplice”. Non perché non abbia una sua fruizione, piuttosto perché è un lavoro complesso, articolato, decisamente più duro del precedente. I brani sono tutti piuttosto lunghi, con molti cambi d’atmosfera e quindi necessitano di ascolti approfonditi. Non è un album da ascoltare in sottofondo, ecco. E’ un’evoluzione del precedente. Chi ha apprezzato “VIRIDANSE” del 2015 sicuramente non rimarrà deluso anche se al primo impatto qualcuno potrebbe trovarsi un tantino spiazzato. Inoltre, a livello artistico anche in questo album vorrei segnalare le opere pittoriche contenute nel libretto realizzate da Antonio De Nardis (come nel precedente) e di AEno China. Opere che ovviamente non sono a sé stanti ma viaggiano sulle stesse lunghezze d’onda delle musiche e dei testi e contribuiscono a completare il climax dell’intero lavoro''.

L’album viaggia sul leitmotiv del declino della civiltà. Realizzare un lavoro come questo è sicuramente una sfida, se consideriamo che i concept erano figli di quella cultura musicale nata negli anni ’70. Cosa rende, allora, vincente e non anacronistico il nuovo “Viridanse”? ''Penso ci sia la necessità di un ritorno ad un certo tipo di proposta musicale. Oggi gli ascolti e la maggior parte delle produzioni sono “veloci”, non dico usa e getta ma sicuramente più immediate. Anche in certi ambiti rock si è un pochino persa la voglia di sperimentare, di spingersi più in là del minutaggio e della struttura classica. Questo non vuol dire che non ci siano proposte valide, solo che nel nostro caso abbiamo scelto la strada del concept proprio perché non volevamo disperdere quel messaggio di cui accennavi nella domanda. Quindi realizzare un lavoro che contenesse un filo comune tra tutti i pezzi, anche se non è un racconto vero e proprio, suddiviso in parti. A non renderlo anacronistico sono sicuramente i suoni. La produzione di Lorenzo Stecconi (ZU, Ufo Mammuth e Lento) ha dato quell’impronta molto moderna, potente e allo stesso tempo ricercata, in linea con certe produzioni “heavy” di oggi, cosi come era nelle nostre intenzioni. Siamo enormemente contenti di aver avuto l’onore di lavorare con lui. Non è un azzardo considerarlo il sesto elemento di questa formazione''.

“Hansel Gretel e la strega cannibale”, come ho avuto modo di sottolineare nella recensione, è una album che parte dalla musica per spingersi in altri territori; un “Altrove” artistico parimenti affascinante. Se fosse un romanzo, che romanzo potrebbe essere il nuovo disco del gruppo? E se fosse un film? ''Beh... se fosse un romanzo potrebbe bastare già il titolo (anche se è una fiaba), ma anche qualunque lavoro di HP Lovecraft, visto che comunque un paio di pezzi sono ispirati a suoi racconti. Se fosse un film?... bella domanda... Così, istintivamente, mi verrebbe in mente una fusione strana... penso ad “Arancia Meccanica” con Tim Burton che collabora con Kubrick alla regia. Ma il super esperto in cinematografia del gruppo è sicuramente Flavio. Ti potrebbe regalare paragoni sorprendenti...''.

Flavio Gemma ci aveva detto come le registrazioni fossero avvenute “live” ed in soli tre giorni. Insomma, non si poteva sbagliare nulla e tutto doveva essere perfetto. Raccontaci un po’ di più di quei momenti. ''E’ stata un’esperienza fantastica. Lavorare per quasi una settimana e per parecchie ore al giorno a stretto contatto ha creato una coesione e allo stesso tempo un’intimità molto forti. Condizione necessaria, secondo me, per la riuscita di un lavoro d’insieme come la registrazione di un disco. Certo non è stato semplice. Il non potersi permettere troppi errori può condizionarti durante le esecuzioni. Però siamo arrivati alle registrazioni ben preparati ecco, quindi tutto è filato via molto tranquillamente. E anche qui, permettimi, un ringraziamento ulteriore va a Lorenzo, che ha saputo gestire le varie fasi con una professionalità incredibile, senza risultare freddo e distaccato, anzi. Poi ci siamo anche temprati fisicamente, visto che abbiamo registrato, a novembre, nel Teatro Comunale di Alessandria, con una temperatura decisamente “bassa”. Ricordo ancora i multistrati di felpe e giubbotti, e l’atmosfera di un teatro completamente vuoto, inquietante ma allo stesso tempo unica, nei riverberi degli strumenti, delle voci, sembrava davvero di essere in un’altra dimensione...''.

Ascoltando il lavoro ci accorgiamo di quanto il primo album “Viridanse” sia (per quanto straordinario) una sorta di preparazione al nuovo disco. Come se con il precedente iniziaste a capire le reali potenzialità dei Viridanse, compiutamente rivelatesi ora. ''Sicuramente. Il precedente disco ci è servito per capire quali potessero essere i confini musicali da tracciare. Come ti ho accennato prima, il nuovo lavoro è un’evoluzione del precedente. Qualche riferimento new-wave, che ancora poteva essere presente in ''VIRIDANSE'', nel nuovo lavoro non esiste più. Ma non in senso denigratorio del genere, sia chiaro, solo che le nuove capacità espressive avevano bisogno di coordinate diverse. E’ un lavoro molto scuro, molto più pesante, anche se comunque le melodie hanno lo stesso la loro importanza. Ma è comunque un processo in divenire. Cercheremo sempre di sorprendere. Non ci riteniamo incastrati in un genere preciso. Dare un’identità personale al suono, quello sì, ma non ci vogliamo porre limiti compositivi''.

Quanto è stato difficile creare le giuste alchimie tra le tue parole e le musiche di Flavio e soci? È stato questo il momento più difficile della tua “creazione”? ''Molto più che nel precedente lavoro, sicuramente. Innanzitutto in quest’album mi sono cimentato per la prima volta nello scrivere testi basati su racconti. Cosa che per me è una novità assoluta, visto che ho sempre scritto liriche basate su esperienze e sensazioni personali. E poi, a livello metrico, ho dovuto un po’ mettere da parte la scrittura canonica per qualcosa di più “free”, incoraggiato comunque da Flavio che mi ha spinto sin dalle prime prove a osare senza pormi limiti particolari. Un recupero di certi cantati in italiano tipici del prog anni’ 70. E’ stata una bella sfida''.

Qual è il pezzo del nuovo album che senti ''più tuo'', che non vedi l’ora di proporre dal vivo? ''Bella domanda... Sinceramente li sento tutti miei, anche se a livello esecutivo ''ARKHAM'' e ''SCOMUNICA'' sono quelli che mi permettono di liberare la voce in più livelli. A livello lirico e personale ti direi ''MADRE TERRA'', che pur essendo collegato “spiritualmente” al resto del lavoro, è stato concepito come ricordo di mia madre, quindi per me ha un significato molto forte''.

Rimaniamo un po’ sui concerti. Avete finalmente iniziato a calcare palchi importanti (vedi il LoFi di Milano); quanta voglia c’è di “mostrare i muscoli” davanti ad un pubblico? I Viridanse sono una band live? ''I Viridanse sono ASSOLUTAMENTE una band live. Quando sei su un palco alla fine non pensi troppo a dove stai suonando. Convogli ogni energia per far rendere al meglio i tuoi pezzi. Certo non possiamo nascondere il fatto che in Italia la situazione della musica live stia passando un periodo non proprio bellissimo, come sai benissimo anche tu. Si lavora duro e si cerca sempre di dare il massimo ogni volta che ne hai la possibilità. E si butta un occhio anche ai palcoscenici esteri dove sicuramente hanno qualche difficoltà in meno. Ma non voglio creare polemiche, sia chiaro. E’ una constatazione delle realtà attuali del nostro paese, non solo in ambito musicale''.

Un passo indietro, adesso. Sei entrato nei Viridanse nel 2014, in un gruppo che aveva fatto epoca e aveva segnato pagine importanti nella musica degli anni ’80. Come avvenne il tuo reclutamento? Come ha cambiato la tua vita far parte di una band come questa? ''Il tutto avvenne tramite un messaggio di Enrico nel quale mi chiedeva se fossi interessato al progetto. Aveva avuto il mio contatto da Paolo (Boveri) col quale nel corso degli anni avevo avuto la possibilità di suonare. Ovviamente quando ero più giovane ero un loro fan quindi ricevere quel messaggio mi aveva un attimino lasciato senza parole... Cosa ha cambiato della mia vita? Beh, sicuramente parecchie cose. Io ho iniziato a cantare intorno ai 30 anni, prima con un gruppo di brani originali e poi con un gruppo di cover grunge. Trovarsi a 43 anni a cantare in un gruppo che aveva scritto una pagina importante della scena rock italiana, ti cambia in tante cose. L’applicazione, l’intensità, la voglia di migliorare prova dopo prova è completamente diversa. A Flavio ed Enrico sarò eternamente grato per avermi regalato questa possibilità. Sono due professionisti seri e preparati, con un’anima ”artistica” assoluta, oltre che amici, ovvio''.

La tua voce (pulita, forte, virtuosa, urlata) ha pochi elementi in comune con quella del tuo predecessore. Hai mai sentito il peso di un confronto con Paolo Boveri? ''Assolutamente no. Paolo è un mio carissimo amico e come ti dicevo prima era stato lui a segnalare il mio nome a Flavio ed Enrico. Non ho mai cantato con loro pensando in qualche modo ad un confronto con lui, non per presunzione sia chiaro, ma proprio perché non ne esiste il motivo''.

Ancora un momento sul tuo strumento. Il tuo cantato si è mai ispirato a qualcuno in particolare? Quanto hai lavorato, o lavori tuttora, per affinare e dare un’impronta propria alla voce? ''Ognuno ha le sue caratteristiche e le sue peculiarità. Per quanto riguarda le mie fonti di ispirazione, sono diversissime. Tra i miei cantanti preferiti posso citarti Chris Cornell, Dave Gahan, Eddie Vedder, Maynard Keenan (TOOL), e un nostro orgoglio nazionale com’era il compianto Demetrio Stratos. Ma cerco comunque di seguire in modo naturale l’espressività della mia voce senza troppi richiami. Ovviamente ho lavorato in questi anni per migliorarla e tanto,tra lezioni private ed esercizio personale. Praticamente canto tutti i giorni, tra le prove e in casa non smetto mai. Diciamo che come ogni strumento ha bisogno di esercizio quotidiano''.

Cerchiamo di capire una paio di cose in più di Gianluca fuori dal palco. Cosa ti piace fare quando non usi le tue corde vocali al servizio del gruppo? ''Sono un tipo molto tranquillo. Trascorro il tempo con la famiglia, gli amici, le letture e ovviamente l’ascolto della musica... non potrei farne a meno''.

L’ultimo disco acquistato… L’ultimo concerto visto… e, se vuoi, il tuo sogno che si deve ancora realizzare. ''Ultimi dischi acquistati sono il nuovo dei Sepultura e quello di Umberto Maria Giardini. Due dischi praticamente uguali... (ride), Ultimo concerto visto: gli Zen Circus qui ad Alessandria la scorsa settimana. Un sogno da realizzare? Ti rispondo subito: un tour di una 60ina di date in giro per l’Europa insieme ai ragazzi. Ma non lo voglio considerare troppo un sogno''.

Esiste un gruppo che consideri simile od affine ai Viridanse nel panorama musicale contemporaneo? ''Guarda... non è semplice risponderti. Se guardiamo i nostri ascolti è normale che puoi, anche inconsciamente, riversarli nelle composizioni. Forse un certo tipo di prog-metal scandinavo (potrei citarti Arcturus o Leprous), oppure certe atmosfere di gruppi come i Porcupine Tree o gli stessi gruppi di prog italiano dei ’70, come anche gruppi storici come i Killing Joke. Comunque le coordinate sono queste, anche se poi lascerei volentieri a chi ci ascolta la possibilità di farsi una sua idea''.

Perché non ripeti i contatti della band, per i fan che non vogliono perdersi news e appuntamenti live? ''Certamente. Direi sicuramente il nostro sito ufficiale che è www.viridanse.com, e poi la nostra pagina su Facebook ovviamente VIRIDANSE''.

Grazie mille per la tua cortesia Gianluca, in bocca al lupo!!! ''Grazie mille a te Gianmario! A presto e un saluto a tutti i lettori di Musicmap!''. (Gianmario Mattacheo)