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17/10/2017   CHERRIES ON A SWING SET
  ''Se diventare grandi vuol dire fare questo mestiere con dignità, già lo siamo...''

Com'è nata la scelta del nome? ''Ciao a tutti… il nostro nome nasce per gioco. Durante un esercizio di improvvisazione è saltata fuori l’immagine delle ciliegie che dondolavano su un’altalena. La cosa ci ha fatto talmente divertire che abbiamo deciso inseguito di “inglesizzare” l’immagine e farne il nostro nome''.

Come nasce un brano? Parlate del processo creativo alla base... ''Ci sono molti modi in cui un brano può venire alla luce. A volte può essere l’ispirazione di un elemento del gruppo che coinvolge gli altri. Ad esempio, nel caso di ''The Hunting''… Altre volte, invece è un lavoro maggiormente di gruppo. Ad esempio, per “L’Equilibrista” abbiamo raccolto i nostri pensieri intorno al tema che per noi è molto importante. Così una sera, a cerchio, ci siamo confrontati e ne è uscito il testo su cui, poi, sempre Stefano, ha scritto la musica''.

Ci parlate della genesi di ''The hunting'' e del messaggio che volete trasmettere con questa canzone? ''''The Hunting'' è nata ancor prima de ''L’Equilibrista''. Stefano, che è il compositore e arrangiatore del gruppo, verso la fine dell’estate 2016 si è seduto al piano e quasi di getto ha composto quella che fondamentalmente è rimasta la musica del brano. La sera stessa ha fatto ascoltare la melodia a Daniele che con altrettanta facilità ha buttato giù il testo. In inglese, perché la musica gli ispirava i suoni di quella particolare lingua. Questo brano parla dell’universalità dell’Amore, che viene rappresentato come una sorta di gioco, di una giostra antica, anzi… una caccia. C’è così un cacciatore dal quale si fugge, inconsapevoli del fatto che le sue non sono armi di morte, ma frecce che danno la vita, proiettili da cui si rinasce (“a bullet gave me life”)… Ognuno di noi in fondo cerca di sfuggire all’amore per paura di restarne intrappolato. Ma non ci si può sottrarre per sempre al “hunting game” e prima o poi, per quanto si tenti di sfuggire, ci si deve arrendere a questo gioco, che cambierà per sempre (in meglio) la nostra vita (“As far as you can run you’ll join the hunting game”). Le strofe sono concepite come se fossero i pensieri di coloro che per tanto tempo si sono sottratti al mirino dell’“Arcere” e di come la loro vita fosse diventata grigia e priva di senso, fino al giorno in cui, o per sbaglio o per sfinimento, si sono arresi ai suoi colpi. Il ritornello, preceduto da una importante modulazione armonica, ribadisce che dietro ogni scelta, per ogni strada che si vuole intraprendere, l’amore sta in agguato e ci chiama, esigendo una risposta. Sta solo a noi la capacità di andargli incontro, nonostante, spesso, il suo volto ci appaia in maniera totalmente differente da come ce lo eravamo immaginato''.

Ci raccontate qualcosa del vostro album in arrivo? ''Per noi è un grande traguardo e una realizzazione. Un album interamente auto-prodotto. Da un lato è stato un bello sforzo, soprattutto economico, ma dall’altro abbiamo avuto tutta la libertà di fare quello che veramente desideravamo, a partire dalla scelta dei brani. Oltre a ''The Hunting'' e ''L’Equilibrista'', i due inediti, faranno parte del disco alcune cover interessanti, arrangiate rigorosamente nel nostro stile. Alcuni brani sono hit più o meno del momento, come ''Other People'' di LP, che nell’ultimo anno ha portato la cantante statunitense ad un grande successo in tutto il mondo, o ancora la struggente ''Stay with me'', di Sam Smith. Ma ci saranno anche dei classici della musica italiana ed internazionale, come ''Pensiero Stupendo'' di Patty Pravo, ''Eye of the tiger'' dei Survivor o ''Rien de Rien'' di Edith Piaf''.

Siete soddisfatti del vostro lavoro? Che cosa avreste voluto cambiare? ''Al momento non possiamo che essere soddisfatti ed orgogliosi. Tutto è come lo avevamo desiderato da sempre. Abbiamo lavorato a lungo per presentare al pubblico un lavoro quanto più professionale possibile, sotto ogni punto di vista. Tra qualche tempo potremo dire, magari, che cosa avremmo potuto migliorare. Per il momento rappresenta quanto di meglio potevamo offrire al nostro pubblico''.

Dateci un vostro parere sulla situazione attuale della musica indipendente in Italia... ''Una grande fucina dove bollono idee estremamente interessanti e a volte originalissime che, però, faticano ad arrivare al grande pubblico: al quale, invece, vengono indirizzati dai media prodotti di consumo molto più facili, a volte privi di contenuto, o quasi. Alla fine la musica indipendente passa sempre come qualcosa “di nicchia”… Peccato!!!''.

Concerti dal vivo in programma? ''Stiamo preparando il nostro tour che partirà con due bellissimi spettacoli dal Teatro Santa Cristina di Porano, l’11 e 12 Novembre prossimi. Saranno i concerti che presenteranno il disco al pubblico di casa nostra. Dopo di che saremo a Roma, il 19 novembre al Teatro Lo Spazio e ancora a Montecastello di Vibio (PG) al Teatro della Concordia, famoso per essere il Teatro più piccolo del mondo. Ancora altre date in via di definizione e proposte, già per il 2018''.

Vi piacerebbe provare la carta concerti all'estero? ''Assolutamente si! Abbiamo già fatto un’esperienza a Bangkok, al Festival di cultura Italiana in Thailandia, ed è stato bellissimo. Abbiamo incontrato un pubblico davvero tanto attento alla musica ed estremamente rispettoso degli artisti''.

Con chi vi piacerebbe andare in tour? ''Con chiunque ci dia lo spazio giusto e non ci tratti come giullari per scaldare il proprio pubblico. Ci è capitato a volte di essere utilizzati non per quello che siamo, ma per quello che gli altri vorrebbero che fossimo nel loro interesse, e non ci è piaciuto''.

In definitiva, che cosa farete da grandi? ''Beh, a quarant’anni (parla Stefano) e dopo vent’anni di lavoro come cantante, direttore di coro, arrangiatore e insegnante di canto si è già grandi! I Cherries On A Swing Set sono una realtà che esiste dal 2009 e va avanti di anno in anno con grande entusiasmo. Abbiamo una bellissima attività concertistica in tutta Italia e abbiamo avuto l’onore di rappresentarci in contesti spesso molto prestigiosi. Se diventare grandi vuol dire “diventare famosi”, allora ne possiamo fare anche a meno. La fama è un “incidente” di percorso che il pubblico mediocre ha equivocato per una discriminante di credibilità. Se diventare grandi vuol dire fare questo mestiere con professionalità e dignità già lo siamo, allora''.

L'ultima parola a voi. ''Siamo felici, in questo momento. Desideriamo condividere il nostro lavoro e la nostra gioia con più persone possibili. Grazie a voi che ci aiutate a farlo!''.