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12/12/2006   CLAUDIO BAGLIONI
  'Ho anche suonato i Beatles ad un funerale...'

Arriva stasera a Milano, e dopo una decina di date è già uno dei tour più seguiti di questo finale d'anno. Da stasera sino a giovedì, Claudio Baglioni sarà così protagonista al Datchforum di Assago di tre serate imperdibili, sull'onda della nostalgia con uno spettacolo che, vicino alle tre ore di musica, riproporrà soprattutto i suoi brani più famosi dal passato: da 'Io me ne andrei' a 'E tu', da 'Questo piccolo grande amore' a 'E tu come stai'. Abbiamo scambiato quattro chiacchere con lui, per farci spiegare meglio cosa accadrà sul palco. Come sarà il concerto? “A cominciare dalla scaletta, ogni cosa seguirà un ordine preciso, quasi a evocare l’idea di un viaggio a ritroso nel tempo. Alcune delle canzoni dal passato, per esempio, saranno riprese e suonate in forma di medley, cioè una legata all’altra come se si trattasse di un brano solo. Ogni medley, poi, verrà inserito in un momento preciso del concerto, per dare ancora più emozioni e suggestioni al pubblico”. Userà particolari effetti scenici? “No, anzi, questa volta ho deciso che parlerò poco, per lasciare più spazio alla musica. L’unico sfizio riguarda il palco, che è stato allestito come se fosse un magazzino: inteso come deposito di memorie, di ricordi legati alla mia carriera”. Che saranno ovviamente tanti... “Già, anche se forse il momento che ricordo con più piacere è forse quello legato all’uscita di 'Questo piccolo grande amore', nel '72. Arrivavo dall’insuccesso del mio primo album, uscito un paio d’anni prima. Non ero ancora nessuno, ma per un momento mi convinsi che era già il caso di smettere. Invece, con 'Questo piccolo grande amore' arrivò anche un successo strepitoso”. Quanto è stato difficile per lei, nato e cresciuto in periferia a Roma, trovare la strada giusta per diventare uno dei cantautori più amati in Italia? “A volte penso che in realtà sia stata una fortuna crescere in un quartiere come Centocelle: essere fuori dal giro, crea più stimoli rispetto a chi c’è già dentro. Ricordo che da ragazzino, per farmi notare, spesso prendevo la chitarra e mi mettevo a cantare a squarciagola dal balcone di casa. Un giorno, mi intrufolai addirittura in chiesa durante una funzione solo perché mi andava di suonare l’organo. Solo che, senza saperlo, ero capitato nel bel mezzo di un funerale. Così, quando mi beccarono, fui obbligato a suonare per i parenti. Non sapendo cosa fare, scelsi 'With a little help from my friends' dei Beatles”. Potesse scegliere, rifarebbe le stesse cose da capo? “Certo, anche se forse cambierei il periodo della mia carriera legato ai primi anni Novanta. Ero davvero troppo statico. Mentre oggi, facendo e proponendo in continuazione, a 55 anni, paradossalmente, mi sento anche più giovane”. (Festivalbar news)