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12/04/2018   BONAVERI
  ''In fondo sono un cantautore emergente di appena 50 anni. Un bimbo...''

È uscito “RELOADED”, il nuovo disco del cantautore bolognese BONAVERI, prodotto da Maurizio Biancani per Fonoprint. Una rivisitazione di alcuni classici dell’artista in 14 anni di musica. Iniziamo da una domanda basilare: chi è Bonaveri? Qual è l’essenza predominante che emerge dai tuoi testi? ''Bonaveri è una persona onesta, appassionata, che a un certo punto della sua vita ha deciso di non fare più il mestiere del metalmeccanico per seguire una vocazione che ha fatto diventare un mestiere. Un rivoluzionario del quotidiano che vive i suoi giorni con grande curiosità, follemente innamorato di sua moglie e dei suoi gatti. Spero che dai miei testi le persone trovino qualche spunto per vivere un po' meglio, anche per brevi attimi''.

Il 26 gennaio è uscito il tuo nuovo disco “Reloaded”… perché la scelta di questo titolo? ''RELOADED rappresenta la pausa del cammino, quella in cui reinterpreti le esperienze vissute, le riordini e ti rendi finalmente conto che hanno costituito l’essenza del tuo peregrinare. Così le canzoni di RELOADED sono il punto su quello che dicevo, la riaffermazione di ciò che voglio dire e il preludio di quelle che dirò, facendo un mestiere che ha così tanto bisogno di quelle parole. Un disco di brani rivisitati, reinterpretati, che sono un punto di arrivo di 14 anni di musica e un trampolino per proseguire questo unico, lungo concept che è dire ciò che penso mentre vivo la mia esistenza''.

L’album sembra essere l’apice della tua maturità espressiva e sonora, ti senti diverso rispetto agli esordi? Cosa è cambiato dalle prime note composte? ''Cerco ogni volta di semplificare il mio linguaggio e di trovare soluzioni musicali evocative, significanti. Cerco la sintesi dell'emozione che voglio raccontare e cerco di scrivere parole capaci di sostenersi senza la musica, affiancate da melodie che possano raccontare anche senza l'apporto della parola. Le mie prime canzoni le ho scritte immaginando anche la reazione del pubblico, immaginandomi sul palco. Oggi le scrivo semplicemente immaginandomi a leggermele allo specchio, tra 20 anni. Se sento di poterle ancora leggermele, allora decido di cantarle''.

C’è stata un’esperienza che ti ha segnato e che hai fermato all’interno di una canzone in particolare? ''Nel pezzo “La Staffetta” racconto di mia madre, che si tolse la vita quando avevo 18 anni, e ancora mi rivolgo a mio padre in “Ricordi Di Figlio”, ripensando a quando mi portava a pescare da bambino. L'inedito di RELOADED, “Le Piccole Vite”, è una canzone che ho scritto dopo la morte di Topo, il gatto con cui ho condiviso 14 splendidi anni e a cui ho dovuto togliere personalmente la vita per evitargli le sofferenze di un tumore che stava iniziando a devastarlo. Una delle esperienze più atroci della mia vita. A volte si scrive per aiutarsi ad accogliere il dolore, e lasciarlo acquietare nel lago della nostra emotività. Ogni canzone, comunque, in verità fotografa un momento reale della mia vita. Mi piace non mentire''.

Cosa ti ispira maggiormente quando ti siedi e inizi a comporre? Sei d’accordo se dico che uno degli elementi chiave della tua musica è l’intensità? ''Sì, la mia intenzione è questa. Detesto sentirmi banale e non sopporto chi si appiattisce su stereotipi consolidati inseguendo il genere del momento. Difendo la mia unicità con i suoi pregi e difetti. Traggo ispirazione dalla vita quotidiana, dalle storie che mi raccontano gli amici, dai libri che leggo, dai film che vedo, dalle persone che intravedo un attimo camminando per strada''.

Cosa bolle in pentola per il futuro...? ''Almeno altri 10 lustri di canzoni... in fondo sono un cantautore emergente di appena 50 anni. Un bimbo''.