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11/06/2018   JACOPO MORIGGI
  ''Viviamo in un mondo pieno di batteristi, pieno di fotografi, pieno di cuochi...''

Ciao Jacopo, grazie per la gentilezza nel dedicarci un po’ del tuo tempo. La prima domanda riguarda l’insegnamento che ti ha dato il maestro Milly Fanzaga. Cosa ti è rimasto dentro dell’imprinting che ti ha dato all’età di 13 anni? ''Ciao Music Map, grazie a voi per l’interesse! Milly Fanzaga mi ha dato delle solidissime basi musicali grazie a studi dettagliati ed alla sua tecnica di insegnamento molto efficace. Successivamente mi ha aiutato ad inserirmi nel mondo del lavoro, ora siamo amici e colleghi ma la stima ed il rispetto nei suoi confronti rimangono intoccabili dal mio punto di vista''.

Con il passare degli anni hai avuto l’opportunità di viaggiare per tour musicali in giro per l’Europa, e anche in Oceania. Cosa hai imparato di diverso musicalmente parlando uscendo dall’Italia, che qui forse non avresti potuto apprendere? ''La prima cosa fondamentale che noti quando suoni all’estero è che tutti ti valorizzano per quello che realmente sei. All’estero il musicista è visto come un lavoro concreto e tutti danno importanza a questo. Si nota soprattutto durante i live dove tutti stanno sotto al palco ad ascoltare per poi venire al banchetto del merchandise per discutere dello show e per comprare i dischi. Mi è capitato in Inghilterra qualche anno fa che un signore non aveva apprezzato il concerto ma è venuto da me a comprare la discografia intera perché voleva riascoltare tutto nonostante non gli fosse piaciuto. Questa per me è stata un’esperienza di fondamentale importanza perché nonostante le critiche forti di quel signore ho apprezzato la verità da lui esposta. Il gesto di comprare ugualmente i dischi mi ha sbalordito perché manifesta quanto è importante il campo musicale per loro''.

Nel tuo stile personale, quanto c’è di tecnica, e quanto di improvvisazione? E quanto dai in percentuale di importanza all’uno e all’altro? ''Ritengo che lo studio e la tecnica siano di elevata importanza al giorno d’oggi. Viviamo in un mondo pieno di batteristi, pieno di fotografi, pieno di cuochi. Stiamo vivendo un periodo dove la competizione è alta ed il lavoro scarseggia quindi bisogna essere pronti a tutto quando siamo davanti ad un’occasione. Ritengo che la cultura, la storia, la passione del suono e la tecnica siano fondamentali se vogliamo farci strada nel nostro mestiere. L’improvvisazione è un momento che vivo in un modo particolare, la utilizzo molto in scrittura, la utilizzo come esperimenti in fase di composizione non come “solo” durante un live. L’improvvisazione è di fondamentale importanza perché esprime ciò che sei tu veramente, sta a te poi scegliere se utilizzarla solo in sala prove o anche durante i live''.

Vorremmo capire come scegli il tuo set, e se con il passare del tempo e l’esperienza è cambiato il tuo approccio ad esso. ''Il mio set è sempre in fase di mutazione perché adoro fare esperimenti. Durante l’anno ho situazioni musicali lavorative diverse, il mio scopo è scegliere sempre il set adeguato, con i giusti componenti. Un set classico che adoro sia in studio sia dal vivo è: cassa 22, Rullante 14, Tom 10 e timpano 14 con HH da 14, crash 17, Ride 20 e china 18. Un set che uso per studiare e per locali piccoli è: cassa 14, rullante 12, Tom 8 (a volte) e timpano da 13 con HH13, ride 21 ed un piccolo staks formato da splash 8 più un Bell da 6. Il set che ho scelto per il mio disco è: cassa 22, rullante 14, timpano 14 con HH 14, ride 20 e uno staks grande formato da china 18 più crash da 17. Lo ritengo un set minimale, di forte impatto, col quale si possono fare molte cose''.

E’ appena uscito “VISION”, cosa vuoi esprimere musicalmente in questo lavoro? ''“VISION” rappresenta un’immagine musicale abbinata ad una forte passione per i film e per le colonne sonore legate a loro. Ho scelto la parola “VISION” per rappresentare appunto la mia visione personale della batteria come strumento di composizione. “VISION” è un progetto ambizioso, un lavoro che mi ha messo alla prova, è stato frutto di vari esperimenti in fase di scrittura ed esecuzione. Ho iniziato un’anno e mezzo fa a scrivere i brani e la difficoltà principale è stata appunto cercare di esprimere qualcosa, trovare un messaggio musicale concreto da comunicare. Questo album mi ha permesso di concretizzare le idee, esprime concetti musicali legati alle sensazioni e valorizza l’importanza di dare il giusto peso alle cose. Il nostro percorso di vita ci offre sia momenti belli all’apice dell’euforia sia momenti brutti, sono riuscito a ultimare il disco creando un mix di queste sensazioni dando vita a “VISION”''.

Ti ha soddisfatto a pieno o avresti voluto cambiare qualcosa? ''Sono molto soddisfatto soprattutto per i suoni e non ho rimpianti a riguardo''.

Da quanto tempo lo stavi studiando, e quanto ci hai messo a realizzarlo? ''Mi è servito un anno e mezzo per realizzarlo, diciamo un anno per ultimare gli arrangiamenti, due o tre mesi per studiare ed imparare tutto e una settimana per registrarlo''.

Chi sono i musicisti compagni di questa avventura? ''Ho iniziato da solo a scrivere il disco, avevo troppe idee in testa e non riuscivo a realizzarle tutte da solo. Fortunatamente il progetto è stato valorizzato da Luca Rossi, chitarrista ed arrangiatore, il quale ha rispettato al massimo le mie esigenze sonore e compositive. Successivamente ho contattato la cantante Daniela Bertazzoli per commissionarle un testo ed una linea vocale la quale ha fatto un lavoro magnifico che ha superato le mie aspettative''.

Se non fosse la batteria, quale strumento suoneresti? ''A volte rimpiango il fatto di avere la difficoltà nel gestire le parti melodiche quindi saper suonare la chitarra o il basso non mi dispiacerebbe''.

Seguirà un tour per presentare questo nuovo album? Pensi di portarlo anche all’estero? ''In progetto ci sono varie idee, bisogna solo concretizzarle e dare loro una forma. Sicuramente nei prossimi mesi seguirà una promozione con video riguardante i brani del disco ma per il resto è ancora tutto in fase di progettazione''.