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27/07/2006   POOH
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''Non c’è niente di eroico in quello che facciamo, è solo un doveroso gesto da parte di persone che dalla vita hanno avuto tanto e che ritengono di dover ridare qualcosa a chi è stato più sfortunato. E quello che diamo è davvero poco. Ma è la dimostrazione che il poco se indirizzato bene può fare molto''. Red Canzian, basso e voce dei Pooh, parla così a IGN, testata on line del Gruppo Adnkronos, dei progetti umanitari, fiore all’occhiello della band più longeva della storia della musica leggera. I Pooh e il sociale è un sodalizio che va avanti da sempre, prima con le canzoni, poi nel concreto con una serie di progetti che hanno dato scuole, parchi gioco, conservatori nei paesi più poveri del mondo. Lo fanno insieme all’associazione di Don Gnocchi, ma i Pooh non amano raccontare queste cose. Preferiscono agire. ''Non ci piace farci pubblicità per cose del genere – continua Canzian - preferiamo piuttosto raccontare di queste iniziative quando è il momento di raccogliere fondi. Siamo orgogliosi di questa scuola che è stata costruita a Negombo in Sri Lanka e che abbiamo inaugurato recentemente''. Di cosa si tratta in dettaglio? E’ una scuola per bambini sordomuti, che hanno bisogno di assistenza. E’ bellissima, è a forma di U e c’è un grande giardino. Suor Chidimma, che si occupa del recupero dei bambini, è anche riuscita a risparmiare 70mila euro. Questo denaro servirà alla costruzione di un villaggio per i genitori che vogliono stare vicini ai loro figli e che non possono permettersi spese. Inoltre è stato avviato anche una sorta di laboratorio equosolidale per la costruzione di fiori di stoffa per le decorazioni, che saranno poi venduti sul mercato''. Siete stati in tanti Paesi quale vi ha colpito di più? ''Tutti hanno una storia a sé, ma il Nicaragua ci ha fatto davvero tremare il cuore. Lì la ricchezza è in mano a poche decine di persone. Il ricco è dannatamente ricco e il povero è al limite della disperazione. Ho visto bambini andare nelle discariche e litigarsi un pezzo di carne marcia con i cani. E’ un paese pieno di spine che fanno male all’anima ed è ancora più doloroso vedere i bambini che sorridono nonostante non abbiano una vita. Tu sei lì, li guardi e ti domandi come fanno ad essere così sereni. Con padre Marco siamo riusciti a costruire un conservatorio musicale con tanti strumenti. La missione riesce a togliere dalla strada circa un centinaio di bambini all’anno''. Avete anche contribuito alla realizzazione di un lebbrosario in Madascar? ''Sì, al villaggio di Farafangana. La missione è diretta da Suor Maria, un vero generale, una donna con una forza straordinaria. Non è stato facile. Per noi occidentali la lebbra è soltanto un fantasma, trovarsi di fronte alla malattia, toccarla con mano, è qualcosa che ti lascia il segno. Sono cose che hai voglia di raccontare ai tuoi figli. Perché un premio che vinci non sarà mai nemmeno velatamente uguale alla sensazione che provi quando il tuo progetto di aiuto ai bisognosi è andato a buon fine''. Siete stati anche nella ex Jugoslavia subito dopo il conflitto. Che Paese avete trovato? ''Quella è stata la prima volta che abbiamo lavorato con 'Rock No War'. Il paese faceva paura, eravamo scortati da un elicottero militare con l’esercito ed i mitra pronti a sparare. Ma non ci abbiamo pensato due volte, andammo a realizzare dei parchi giochi per i bambini. Abbiamo dovuto far sminare i campi perché era impossibile montare il parco: era tutto pieno di mine antiuomo. Abbiamo voluto dare qualcosa a quei bambini che sono stati vittime di una guerra che non avevano chiesto. Oggi c’è in cantiere un altro progetto, partito proprio con la canzone 'Cuore azzurro' dedicata alla Nazionale Italiana. Tutti i ricavati della vendita del cd e delle vendite new media, al netto dei soli costi industriali e di produzione, sono destinati all’associazione 'Rock No War' per 'Fondazione Don Carlo Gnocchi'. Il progetto si chiama 'Laboratori per le vittime della violenza in Sierra Leone' e prevede la costruzione di una cooperativa sociale integrata per favorire il reinserimento nella società degli ex bambini-soldato della Sierra Leone''. Potete fare un bilancio di quello che avete raccolto fino ad ora? ''Con le raccolte ai concerti siamo arrivati a 40mila euro. Parlo delle donazioni dei nostri fan. Ma il disco ha venduto moltissimo e soprattutto con i ricavi che avremo dal Dvd che sarà pubblicato a Natale prossimo, credo proprio che raggiungeremo una cifra consistente''. Cosa pensate della situazione politica internazionale, c’è qualcosa che i Pooh possono fare per i bambini vittime delle guerre in Medio Oriente? ''Purtroppo la situazione in Medio Oriente è incomprensibile. Sono Paesi dove è difficile entrare per fare qualcosa. Ma se 'Rock No War' ci proponesse un progetto, certamente non ci tireremmo indietro''. (Adnkronos)