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24/01/2007   LEANDRO BARSOTTI
  'Una donna, se è magica, ti cattura anche vestita di stracci...'

Il cantautore Leandro Barsotti propone, a chi ama la musica, un progetto molto interessante. Un cd ed un libro legati alla figura di Serge Gainsbourg. Questo lavoro s’intitola “Il jazz nel burrone” ed esce su etichetta Iperspazio e distribuzione Edel. Leandro Barsotti ha 43 anni, vive a Padova dove lavora nel quotidiano "Il mattino". La sua storia di cantautore inizia più di 15 anni fa, partecipa per due anni di seguito al Festival di Sanremo nel '96 e nel '97 e raggiunge le 50.000 copie vendute con l’album Vitamina del 1994. Ecco l’intervista… Com’è nata l’idea di un progetto musical-letterario come “Il jazz nel burrone”? "Da alcuni anni pensavo di affrontare l'opera di Gainsbourg, perchè è l'artista che più mi ha influenzato. Pensa che il mio primissimo cd per la RCA, uscito nel 1991, dal titolo IL CASO BARSOTTI, era accompagnato da un libretto in cui c'era una storiella ispirata a Gainsbourg, che era morto proprio quell'anno. Il fatto è che non sapevo bene come avrei potuto fare, perchè la produzione di Gainsbourg è immensa, e molto varia. Finchè mi è venuta l'idea di cantare i suoi primi brani jazz, e scrivere un libretto in cui tentare di far capire tutto il suo mondo". Mi sembra molto interessante quest’idea di mettere insieme un cd ed un libro. Qualcosa che ci fa meglio intendere cosa voglia dire la parola “Arte”… "Non credo che questo lavoro sia propriamente arte, arte pura: in realtà è uno studio mirato a rivalutare uno dei più grandi artisti del Novecento europeo, non molto conosciuto in Italia. Quindi in me c'era la volontà di presentare un progetto da studioso: un saggio scritto e cantato". Con quale criterio hai scelto i pezzi da inserire in questo disco? "Gainsbourg diventa celebre in tutto il mondo con la canzone JE T'AIME MOI NON PLUS, nel 1969. Da quel momento diventa per i francesi, ma non solo, una sorta di icona, un mito, un innovatore, un educatore sentimentale. Ho voluto scegliere le canzoni che aveva scritto prima di diventare icona e mito. Quindi le canzoni che aveva pubblicato dal 1958 al 1968, quando era un bravo cantautore francese, ma non ancora un simbolo". Immagino ci fosse un po’ di timore nell’andare a riadattare ed eseguire le canzoni di un artista come Serge Gainsbourg… "Ho fatto un lavoro estremamente rispettoso delle musiche e delle parole di Gainsbourg. Voglio solo far ascoltare al pubblico italiano le sue splendide canzoni di quasi 50 anni fa... Così come le aveva pensate e scritte". Quali sono le cose che ami di più della sua musica? "Ci sono vari periodi musicali di Gainsbourg. Quello di cui mi sono occupato è il periodo jazz: musicalmente Gainsbourg è sempre stato geniale. Ma nei testi supera chiunque: in quei testi degli anni Sessanta racconta una Francia cuore del mondo culturale. E racconta l'uomo nuovo del novecento. Questo mi piace". Ti sarebbe piaciuto vivere nella Parigi anni ’60? "Moltissimo. Mi sarebbe piaciuto vivere gli anni Sessanta anche in Italia. Sono nato nel 1963, non ho fatto in tempo ad assimilarli". Una cosa penso si possa dire di Gainsbourg… che è stato un grande rivoluzionario. Ha proposto canzoni molto coraggiose… Oggi credi ci sia qualcuno che può essere vicino al suo modo di intendere la musica? "Gainsbourg era figlio del suo tempo. Tra gli anni Sessanta e Settanta sono stati molti gli artisti, europei e americani, che hanno sfidato la cultura, il pensiero dominante, le regole dello spettacolo. Gainsbourg era il mio preferito, ma è evidente che ci sono stati tanti altri personaggi che hanno influito forse anche più di lui nello sviluppo del pensiero giovanile: penso ai Rolling Stones, David Bowie, Pink Floyd, ma penso anche a persone come Lennon, come Lou Reed, o in Italia De Andrè, De Gregori, Gaetano. Insomma, erano anni in cui si produceva molto nel pensiero culturale. Purtroppo mi sembra che negli ultimi dieci anni non sia successo quasi niente, o perlomeno si ripetono modelli già visti. Non credo sia colpa di nessuno, è il mondo che è cambiato". A proposito di musica. Come credi sia cambiata dagli anni ‘50/’60 ad oggi? "Tecnicamente migliora sempre. Ma come dicevamo poco fa non incide più nel tessuto sociale, è fuori dalle regole del costume internazionale. Voglio dire: tu puoi vestire benissimo qualunque donna, ma se questa donna è magica ti cattura anche se è vestita di stracci". Nel disco non manca la versione strumentale di “Je t’aime moi non plus”. Se avessi dovuto farla in duetto, con quale artista di oggi, avresti voluto eseguirla? "Mi sembra ridicolo rifare oggi una canzone che finge un orgasmo. Non la farei mai, non ne sarei capace e me ne vergognerei pure". Nel libro, in parallelo alle vicende legate a Gainsbourg, ci sono quelle dei tuoi 20 anni… Cosa salveresti di quel periodo? "Salverei ovviamente tutto. A vent'anni si scopre il mondo in relazione a se stessi, tutto quello che vivi riempie il tuo bagaglio di sensibilità e interiorità. Io ho amato molto i miei vent'anni, il fatto è che sono passati troppo in fretta...". Dalle lettura delle tue parole emerge un amore verso la Francia… Ti capita ancora di andarci e d’incontrare qualche amico/a dell’epoca? "Adesso sono un paio d'anni che non vado a Parigi. Ci voglio tornare presto, magari a presentare questo lavoro sul loro Gainsbourg. Ho ancora un paio di amici a Parigi, sì, devo proprio andarli a trovare". A proposito di scrittura… il libro è scritto in maniera molto scorrevole. Ti piacerebbe dilettarti magari prossimamente, nella scrittura di un romanzo? "Sì, mi piacerebbe. Ci sto pensando, ma è ancora presto". (Andrea Turetta - babylonbus.org)