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08/07/2018   CHRISTIAN TIPALDI
  ''Un'opera prima che porterò, comunque vada, sempre nel mio cuore...''

Pubblicato lo scorso 15 giugno nella versione fisica con uno speciale cofanetto (con cd + dvd + booklet 40 facciate) e in vinile a tiratura limitata in Italia, e in uscita il 29 giugno anche in digital download e su tutte le piattaforme streaming mondiali, “Soundtracks” (All Areas Production/Believe) contiene 11 brani incredibili registrati tra New York, Los Angeles e Pieve di Cento a Ferrara e vanta una serie di musicisti che sono stati scelti dall’artista proprio per raggiungere una perfezione ed una qualità di sound incredibile: Michael Landau (Pink Floyd, Michael Jackson, Miles Davis, Bublè, Joe Cocker, Celine Dion, anche famoso per l’assolo del brano “We are the word- Usa for Africa”), Vinnie Colaiuta (considerato il batterista dei batteristi, che vanta nella sua lunga carriera collaborazioni artistiche come Bob Dylan, Jeff Beck, Sting, Chick Corea, Leonard Cohen ecc.), Will Hunt (batterista degli Evanescence), Matt Laug (Alice Cooper, ma anche scelto da Vasco Rossi per il concerto dei 40 anni di carriera). L’autore ha chiamato a raccolta per questo suo lavoro discografico amici e colleghi musicisti appartenenti al “Gotha” del Rock italiano come Maurizio Solieri (Vasco), Fabrizio Foschini (Stadio), Luca Martelli (Litfiba), Claudio Golinelli “Gallo” (Vasco) , Ricky Portera (Lucio Dalla), Adriano Molinari (Zucchero), Cicci Bagnoli (Steve Rogers Band), Daniele Tedeschi (Vasco), Davide Vicari (Renato Zero), Sergio Aschieris (Bad Bones) e la voce del celebre Michele Luppi (membro della prestigiosa Band statunitense Whitesnake). L’intero album è stato masterizzato nello storico studio di registrazione di New York Sterling Sound.

Ciao Christian, sei scrittore, giornalista, fotografo e musicista. Parlami di come sei riuscito a unire tutto... ''Il mio percorso artistico è partito fin da bambino, con lezioni di pianoforte, poi le scuole di musica fino ad approdare al conservatorio, come pianista; poi per un paio d’anni ho fatto vari concerti e concorsi pianistici. Altra mia passione è il canto, e non a caso per la mia tonalità di “tenore” mi presero nel coro pontificio della Cappella Sistina in Roma, con cui girai l’Italia da nord a sud con il Papa ed entrai in un mondo a me sconosciuto e a pochi riservato. Completati gli studi universitari mi dedicai al giornalismo, sempre però non chiudendo la porta alla musica, anzi tutt’altro, partecipavo a rassegne rock e suonavo le tastiere (i primi sintetizzatori) a vari eventi in giro per Roma. Nel 2004 divento giornalista pubblicista iscritto all’ordine e cominciai la mia carriera scrivendo per agenzie stampa e fotografando qualche manifestazione, poi subito concerti e da li è nato tutto… Per molti anni ho seguito Vasco nelle retrovie, ritrovandomi poi con lui sul palco come fotografo ufficiale per due grandi lavori che sono i suoi due libri ufficiali multimediali (''Vasco live kom.014'' e ''Vasco Live Kom 015 Tour''), due grandi successi editoriali che mi hanno fatto conoscere al grande pubblico non solo per i miei scatti alla rockstar. Nel frattempo io avevo già pubblicato 7 libri sui miei continui viaggi in giro per il mondo, in particolare sulla Thailandia (dove vivo una parte dell’anno) e su New York che frequento, e vivo anche lì dei periodi e dove successivamente ho scritto ''Soundtracks''.

Nel 2016 viene appunto pubblicato il tuo libro (per Cairo editore) su Vasco Rossi che ti ha fatto conoscere a un pubblico più ampio. Vuoi parlarne un po’? ''La vera svolta “di pubblico e critica” è stata appunto la pubblicazione del mio libro (Cairo Editore) “Vasco All Areas”, un libro che ho scritto tra un hotel ed un treno durante tutto il tour, di notte dopo i concerti, per non perdere quell’adrenalina che ti porti dentro fino al mattino, difficile da spiegare, ma visto il grande riscontro di pubblico comincio a credere di esserci riuscito. Il libro porta la firma della prefazione dello stesso Vasco (anche questo un miracolo) e per la prima volta intervistai ed ebbi delle confidenze da tutti i musicisti, poi, con l’introduzione dell’amico Red Ronnie, ho consegnato il libro a Cairo già pronto, con tanto di grafica, fotografie e didascalie. A me piace lavorare così, con molta passione e molta attenzione ai dettagli, anche per la scelta della carta ho avuto diversi incontri con Cairo e mi sono battuto per certe scelte tecniche perchè desideravo che questo libro non fosse un semplice libro ma l’oggetto da tenere sulla scrivania per il vero fan… In molti lo hanno recepito e ne vado orgoglioso al di là della splendida promozione, numeri di vendita e premi vinti che porto nel mio cuore e che mi hanno dato la spinta necessaria per altri progetti''.

Immagino che il successo del libro ti abbia aperto la strada per questo grande progetto musicale… ''Mi sono ritrovato con tanta energia in un ambiente che spazia dal giornalismo musicale a vere e proprie star, una buona esperienza di palco (tra cui molto importanti Vasco, Litfiba, Live8, Primo Maggio Roma per oltre 15 anni e vari Festival), quindi il passo è stato, diciamo, più coerente e naturale… non forzato. Partito per New York per staccare la spina ed eliminare le tossine dal tour, mi sono invece ritrovato con delle melodie, accordi e temi musicali in testa che fischiettavo tra me e me vicino Central park… Una mattina, non so perché, ebbi una straordinaria voglia di tornare in casa e mettermi a suonare e così ho fatto, e in dieci giorni avevo già quasi completato un album con dei demo già avanzati e molto chiari. Da lì l’idea di vestire questo disco e renderlo un progetto più grande, non un semplice album ma una specie di colonna sonora in onore di New York, che già di per sé come location è un film ovunque tu posi lo sguardo, e poi lo ho ampliato inserendo tutto ciò che sono le mie passioni e lavoro, la fotografia, la visual art, la musica, la grafica, il cinema. Unendo tutto è nato ''Soundtracks'' (titolo azzeccato), un cofanetto con un CD, un DVD un libro fotografico, una mostra su cui stiamo lavorando insieme al mio staff, e alla fine si concluderà il prossimo anno con un Docu-film e concerto in studio con tappeti, centinaia di candele, luci soffuse e tantissimi artisti che hanno preso parte a questo “folle” progetto che sta riscuotendo tantissima attenzione sia di pubblico che di critica, e questo mi rende estremamente felice''.

New York con il suo fascino metropolitano e le sue vedute notturne ti ha ispirato irrimediabilmente. Descrivimi questa sensazione meravigliosa... ''New York è stato amore a prima vista già nel lontano 1995, durante la mia prima vacanza nella Grande Mela. Successivamente, a 25 anni, ho deciso di andarci a vivere, e riuscii a collaborare con alcuni giornali vivendo lì per 13 mesi, così oltre a consolidare il mio inglese presi patente di guida, social security number ecc, e conobbi a fondo (vista la mia inclinazione alla scoperta) come vivevano “gli americani” con le loro contraddizioni, stranezze e stile. Dico sempre che viaggiare apre la mente ed è davvero così: se poi ritorni negli stessi posti visitati, cominci a vedere le altre sfumature che in un solo viaggio ti perdi e non puoi comprendere. Ho passato nottate intere a fotografarla, fino alla pazzia di questo anno… sai, crescendo si matura dicono.. Nel voler salire su un elicottero senza sportelli, praticamente a 800 metri di altezza con una temperatura varia tra i -13 e i -16 gradi centigradi sopra i grattacieli della grande Mela, tenuto completamente legato da un paio di cinture e con le mie gambe fuori dall’abitacolo... Una esperienza che forse non rifarei, ho passato circa un’ora e mezza appeso come un mammifero nel trasporto allo zoo, ma con la bocca aperta per la magnificenza di quello che appariva davanti ai miei occhi. Ho scattato video e fotografie e sono state proprio quelle a farmi decidere che, per concludere e far comprendere l’interezza del progetto ''Soundtracks'', dovevo fare un DVD con un docufilm su questa meravigliosa città che io definisco “la città madre”. Così il prossimo anno verrà alla luce questo “DOCUFILMCONCERT” molto emozionante, inserito in un concerto live registrato in Italia molto bello e con tantissimi grandi musicisti, anche questo mai accaduto prima in Italia con nessun artista''.

Come è nata l’idea di unire artisti di caratura mondiale? ''La mia musica è di per sé abbastanza fuori dagli schemi tradizionali della melodia italiana, per non parlare di quello che siamo “obbligati” ad ascoltare in radio... Avevo voglia di ascoltare musica, di suonare, di far capire a chiunque ascoltasse questo mio disco che c’è gente che conosce il pentagramma, che ha studiato, che ha musica nelle vene, e che non è detto che tutto debba essere omologato per ordini commerciali o per la “moda” del momento. Il rock è vivo ed esiste in tantissime parti del mondo, in Italia purtroppo non è preso seriamente da chi lo fa e ormai gli spazi disponibili per la musica sono sempre meno, tantissimi sono i locali che stanno chiudendo, alcuni anche storici, e trovi in giro più cover band di altri cantanti nostrani piuttosto che musicisti che scrivono musica propria. I talent truccati e giurie affidate a cuochi e personaggi televisivi hanno distorto l’attenzione del pubblico, e anche l’orecchio musicale a cui eravamo abituati da quella ondata di musica internazionale degli anni ’80. Così, grazie ad alcuni contatti che mi ha passato Guido Elmi, storico manager di Vasco scomparso lo scorso anno, ho potuto mettermi in contatto con i musicisti che io avevo in mente, perchè per ogni brano desideravo quel tipo di suono e quel tipo di musicista, esclusivamente per le proprie doti e stile non per il nome che portasse. Questa specie di band, in realtà, sono tutti chirurghi, impegnati ognuno nel proprio campo e nel proprio stile a vestire, suonare la mia musica così come l’ho scritta, arrangiata e soprattutto desiderata. E’ stato un lavoro di oltre 13 mesi: tolta la burocrazia, permessi, avvocati e case discografiche è stato tutto fantastico, un viaggio unico, personale e diretto, come amo definire con chi da 40 anni ha suonato con Michael Jackson o Madonna o Pink Floyd... Ci sono musicisti in questo disco che sono delle vere e proprie leggende e questo mi riempie il cuore di gioia. Ho messo tanta passione e sono riuscito a spiegare bene cosa avessi in testa ad ognuno di loro, riuscendo ad avere il meglio da ogni singola nota suonata, da ogni esperienza musicale in studio, ho rotto le scatole, a volte sì, mi hanno fatto notare di essere a volte troppo puntiglioso, ma tutti hanno compreso che era solo paura di sbagliare, di deviare o modificare il concetto originale del mio album. Questo è un disco internazionale che va ascoltato almeno un paio di volte per intero per assimilarlo, poi dovrebbe esser messo in auto a volume sostenuto e partire per un viaggio… Io nella mia mente li ho visti come piccoli quadri, dove ogni immagine rappresenta qualcosa di quello che ho vissuto, visto, amato e odiato, c’è molto dolore (nascosto neanche tanto bene), c’è molta rabbia anche liberatoria come in ''Laagoon'', con il suo assolo di 3 minuti (che già è un record), se aggiungiamo poi che per questo assolo suonano insieme due icone mondiali come Vinnie Colaiuta (il batterista dei batteristi) e Michael Landau (classe liquida su una chitarra), ecco che il risultato è davvero esplosivo…''

Mi ha colpito “Mental Prison”, un bellissimo brano del tuo disco. Mi vuoi dire qualcosa? ''Mental prison'' è frutto della immaginazione, avevo visitato in compagnia di mio fratello alcuni carceri in giro per il mondo, Alcatraz compresa, ma quella che mi ha sbalordito è stata l’Eastern State Penitentiary in Pennsylvania, a Philadelphia, questa ex fortezza ormai museo aperto al pubblico è rimasta così intatta, non hanno fatto alcuna manutenzione ma bensì hanno preferito preservarla lasciandola così come è stata per decenni. In questa fortezza è stato detenuto persino un cane perchè aveva ucciso molti gatti, e vi soggiornò Al Capone con la sua cella-hotel con radio, divano, letto, scrittoio e tappeti. La triste caratteristica di questo carcere duro fu quello di non far indossare a nessun detenuto le scarpe, rendendo spesso, dopo pochi mesi pazzi gli ospiti per via della mancanza di rumore. All’interno del carcere per molti anni sono state “provate” alcune tecniche di elettroshock con risultati molto velleitari, di cui si fatica a conoscere l’esatta procedura medica ed i risultati completi. Quel cancello posto nell’ala est del carcere mi ha fatto pensare ad un brano violento, come può essere un carcere di quella specie, una violenza anche interiore: la prigione è sì la costrizione di non vivere nella società e chiuso in una cella, ma la vera cella è quella mentale... Chi non sogna non vive, chi invece vive sognando a volte trova la via di fuga anche da una fortezza così sicura e protetta, con la forza della mente… Molte persone libere vivono imprigionate nella propria mente… ecco il titolo: “Mental Prison”. Il video, a differenza degli altri che definiscono meglio il disco ''Soundtracks'', l’ho voluto girare e montare interamente io, così ho deciso di curarne ogni aspetto tecnico e pratico, il video è molto nervoso, dà davvero l’ansia di una giornata di un recluso e mostra senza censura alcuni angoli reali della struttura carceraria. Questa forma di scrittura Metal-Rock estremamente potente e ruvida si è fusa secondo la critica giornalistica in maniera esemplare, e da quello che leggo e mi riferiscono ''Mental Prison'' è uno dei brani più apprezzati dal pubblico…''.

Questo album “Soundtracks” è meraviglioso nei suoni strumentali e nella passione che esprime, molto “Rock”. Narraci e guidaci a scoprire questo album fantastico… ''Il Sole 24 ore ha definito questo disco “una cattedrale di suoni arcigni e potenti”, credo che abbia riassunto chiaramente quello che ho tentato di fare in questo primo album. E' chiaro a tutti che l’intero progetto è una scommessa, che ha spiazzato etichette discografiche, musicisti e tanti adatti ai lavori. Non ho voluto pubblicare un disco “internazionale” per avere notorietà o altro, l’ho fatto per una mia esigenza, avevo tanta rabbia in corpo, tanto dolore dopo la perdita dei miei genitori avvenuta dopo una lunghissima battaglia tra coma, stati vegetativi e di semi coscienza, e nelle sale rianimatorie di tanti ospedali ho toccato con mano cosa sia il fuoco dell’inferno, l’eterna attesa, le complicazioni quotidiane, respirare l’incertezza, e vedere così tanto dolore negli occhi della gente nella mia stessa situazione è stato devastante dal punto di vista umano e caratteriale. Sono una persona diversa in tutto, nei comportamenti, le mie priorità sono opposte a quelle che avevo 5 anni fa, tutto è cambiato, abitudini, regole, la solitudine si è trasformata in compagna quotidiana, il respiro affannoso è sempre lì, le ansie aumentate ed uno stato incontrollato pronto ad esplodere da un momento all’altro è rimasto… Ho cercato, combattuto e voluto convogliare tutte queste terribili esperienze, abbracciate tra loro come una tracklist, alternate ad altri stati d’animo di estrema dolcezza solitaria, come fosse un primo respiro dopo una lunga apnea sott’acqua. Questo è ''Soundtracks'', questa è la mia musica: abbiamo suonato fino all’ultima nota fregandocene delle regole commerciali, anche per la durata dei brani che le radio (per ragioni commerciali) impongono nella durata dei 3 minuti… Questa è musica, signori, e va rispettata, per chi come me ha fatto tanti sacrifici e passato anni interi davanti ad un pianoforte: non è detto che sia quella che ognuno preferisce, ma per il grande rispetto che ho nei confronti della musica e nel pubblico (che ha acquistato il disco sulla fiducia, o convinto da qualche nota ascoltata), ho desiderato dare il massimo, il mio meglio, tutta l’energia, le tantissime ore di lavoro, i mesi di studio al fine di completare un’opera prima che porterò, comunque vada, sempre nel mio cuore...''. (Edda Forlini)