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09/02/2007   MATTIA DONNA
  'Sanremo? Non mi interessa, grazie...'

Mattia Donna nasce a Torino il primo dicembre 1976. La sua formazione musicale di base avviene sulla musica degli anni '60/'70. Il primo disco che compra è 'The Freewheelin' di Bob Dylan. Crescono la sua attenzione per i cantautori e per la poesia. Con la Emi/Capitol, inizia la realizzazione del suo primo disco scritto e registrato a Bologna. Questo album s’intitola “Sul fianco della strada”, e la critica l’ha accolto, a ragione, con estremo favore… Ecco quello che ci racconta il giovane e bravo cantautore… Quali sono state le tappe fondamentali che ti hanno portato ad incidere “Sul fianco della strada”? "Ho scritto una canzone che ha suscitato l'interesse del mio produttore Vince Tempera e da lì le cose si sono mosse. Pochi mesi dopo abbiamo firmato il contratto con la Emi/Capitol e conseguentemente siamo entrati in studio per realizzare l'album". Oggi in Italia è difficile proporre dei pezzi d’autore o invece possono fare la differenza vista la loro qualità? "La qualità fa sempre la differenza, anche se purtroppo la situazione in Italia è abbastanza difficile. Per anni la discografia ha investito principalmente sulla musica in grado di assicurare i profitti tralasciando spesso la sostanza. Questo in qualche modo deve aver contribuito ad annullare la possibilità di creare nuove valide generazioni di autori. Secondo me il vero problema degli ultimi anni è stato proprio questo: sono mancati gli artisti. Adesso mi sembra di capire che la situazione stia un po' cambiando, si respira un’aria nuova e credo che in giro ci siano sempre più cose interessanti. Staremo a vedere". E’ stato particolarmente laborioso preparare questo tuo album? "Abbastanza. L'album è stato scritto e registrato a Bologna nell'arco di otto mesi. Quando siamo entrati in studio non avevo molto materiale, le canzoni sono nate lì davanti al mixer, una dopo l'altra. Da un po' di tempo io lavoravo con un gruppo di musicisti di Torino e con loro ho costruito tutti gli arrangiamenti. Poi con l'aiuto di Ellade Bandini alla batteria, Pierluigi Mingotti al basso, Aurora Bisanti al violino e sotto la produzione di Vince Tempera abbiamo completato il tutto". In genere, per scrivere una canzone parti dal testo o dalle musiche? "Le cose procedono insieme. Per me sono indivisibili". Molti ti hanno paragonato a grandi cantautori come De Andrè, Guccini, De Gregori… Sono artisti che hanno contribuito particolarmente alla tua formazione artistica? "Sicuramente. I cantautori italiani mi hanno insegnato molto e continueranno a farlo. Tuttavia i miei principali riferimenti culturali provengono dalla letteratura, autori come Cesare Pavese, Dylan Thomas, Czeslaw Milosz mi hanno fortemente influenzato". Cosa ti piace e cosa meno, dell’attuale panorama canoro? "Ho da poco comprato due dischi prodotti da Hal Willner: 'Rogue's Gallery' e 'Harry Smith project'.Due dischi assolutamente incredibili. Insieme diventano un manuale su come dovrebbe essere oggi il folk. Sono due produzioni gigantesche che vantano la partecipazione di molti artisti come Nick Cave, Baby Gramps, Richard Thompson, Wilco, Elisa Carhy, Elvis Costello, Sting... solo per citarne alcuni. Il primo è una raccolta di canzoni piratesche e marinare, il secondo è la rivisitazione dell'Anthology of American Folk Music di Harry Smith. Questo è il tipo di cose che mi piace ascoltare attualmente". E’ stato difficoltoso trovare qualcuno che desiderasse pubblicare i tuoi pezzi? "No, è avvenuto molto semplicemente. Come ti dicevo prima, tutto è cominciato da una sola canzone, “Ti spiegherò se vorrai”. Quel pezzo è bastato per arrivare al contratto con la Emi". In genere, per un artista, grande importanza rivestono gli appuntamenti live. E’ così anche per te? "Non particolarmente. I concerti sono una cosa che devo e dovrò fare, fanno parte del mestiere ma non sono l'aspetto che preferisco. Con il tempo magari le cose cambieranno". Come mai, spesso, sono gli artisti a dover notare le cose che non vanno in una società… Ci vedono meglio ad esempio, dei politici o hanno una visione diversa delle cose e del mondo? "Credo che sia una questione di posizione e di indole". Pensi che al giorno d’oggi la scuola e la politica facciano abbastanza per sostenere il settore discografico e chi desidera fare musica? "La mia impressione è che non facciano molto. Almeno per quanto riguarda l’Italia credo non ci siano sufficienti stimoli artistici ed economici per intraprendere la carriera del musicista. Ci vuole molto coraggio". C’è uno strumento musicale che ti appassiona particolarmente? "Oltre alla chitarra acustica, con cui mi accompagno generalmente, sono molto legato al suono di strumenti come mandolino, mandola e bouzouki". Poesia e musica. Due strade separate o che s’incontrano più spesso di quanto si creda? "Due strade che corrono parallele e che, nel mio disco, ho cercato di far incontrare". Parlando di Festival canori, pensi siano utili per farsi conoscere? "Ogni cosa è utile per farsi conoscere, l'importante è rimanere in contesti coerenti alla propria natura. Credo che un artista abbia il dovere di porsi anche dei limiti per non rischiare di diventare solo un carosello pubblicitario. Quindi se la tua domanda si riferisce in particolare a Sanremo, ti rispondo che a me la cosa non interessa ma allo stesso tempo non ho nulla contro Sanremo o contro chi decide di andarci; semplicemente non m'interessa perché non mi appartiene e non lo ritengo utile per le mie canzoni". Hai in progetto un tour per proporre le tue canzoni? "Ci stiamo lavorando. Presto inizieremo con le prime date". (Andrea Turetta - babylonbus.org)