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03/10/2018   FIVE TO TEN
  ''Quando armonia, melodia, testo e immagine ti rappresentano senza filtri, a chiunque arriverà il messaggio giusto...''

Oggi incontriamo Farian (Fabio Biffi), pianista dei FIVE TO TEN da Imola, insolito trio composto, oltre a lui, da voce (Silvia De Santis) e batteria (Fabio Fenati). E’ l’occasione per parlare del loro album “Stupid now”, uscito per la Vrec Records, intraprendente etichetta della Davverocomunicazione.

Ciao Farian, per iniziare potresti brevemente raccontare ai lettori le vostre origini e formazione artistica? ''I Five To Ten nascono dalle ceneri dei New Classics, formazione a 5 elementi ma sempre con il nucleo formato da Silvia De Santis, da me Fabio “Farian” Biffi e Fabio “Fax” Fenati. Ci conosciamo da anni, circa 10 per la precisione, e seppur ognuno di noi venga da esperienze e percorsi artistici molto diversi tra loro, la “stupidità” nel fare quello che facciamo e come lo facciamo da così tanto tempo, continua ad accomunarci''.

A cosa vi siete ispirati per chiamarvi “cinque alle dieci”: un’orario in cui è successo qualcosa di importante per voi o cos’altro? ''Semplicemente perché vediamo nel 10 il numero dei campioni, un obiettivo da raggiungere, come il massimo voto a scuola, e per la precisione ci sentiamo quei 5’ prima di questo successo. 5’ di adrenalina, ricerca, passione sfrenata nel voler raggiungere quel massimo''.

Come formazione vi definite un power-trio: non siete mai stati tentati di inserire basso e/o chitarra per arricchire il sound, oppure è una scelta ben precisa per distinguervi in qualche modo? ''Sentire il bisogno di qualcosa implica una mancanza, e noi non ci sentiamo mancanti di nulla, anzi molto più completi di quanto lo fossimo mai stati prima d’ora''.

Il vostro genere pop-rock mi ricorda echi della band dei Novecento. Passa, forse, anche da qui la vostra ispirazione o da quali altri nomi? O, quantomeno, chi stimate di più? ''Non ci ispiriamo a qualcuno in particolare, ma sicuramente siamo contaminati dal nostro vissuto, e alla domanda “chi stimate di più” rispondo sicuramente la Musica''.

“Stupid now” è caratterizzato anche dalla bella voce di Silvia de Santis, già nel team di Piero Pelù a “The Voice”: come è avvenuto l’incontro con voi? ''Eravamo già insieme, seppur con un altro progetto musicale, nel momento in cui Silvia entrò a The Voice, e fummo proprio io e Fax a spingerla in quel percorso. L’incontro con Silvia, come del resto la conoscenza tra noi 3, è avvenuta grazie ad un progetto scolastico di cui facevamo parte''.

Quante soluzioni sperimentate prima di adottare la versione definitiva di un pezzo, e di cosa parlano i vostri testi in inglese? Non temete che la rinuncia all’idioma nazionale possa ostacolare un po’ l’arrivo immediato del messaggio contenuto? Su che singolo puntate? A noi sembra che “Breathe” abbia qualcosa in più…. ''In alcuni casi si arriva con estrema facilità e immediatezza alla versione definitiva di un brano, in altri casi è un viaggio in cui la partenza e l’arrivo sono completamente diversi. È bello che non ci sia regola e ripetitività nella creazione. L’utilizzo della lingua Inglese è solo perché la sentiamo meglio cucita al nostro essere, è il linguaggio che più ci ha accompagnato nella nostra crescita. Quando armonia, melodia, testo e immagine ti rappresentano senza filtri, a chiunque arriverà il messaggio giusto. È bello vedere come in questi mesi dall’uscita dell’album, ognuno scelga il suo brano, e devo dire che nessuna delle 10 canzoni contenute in ''Stupid Now'' è mai stata scartata, ognuna a suo modo si è fatta notare, e noi contiamo su quella che ognuno sceglie!''.

Che rapporto avete con i Social e con i fans? Credete in questo mezzo di promozione o ritenete che il contatto diretto dei concerti sarebbe più efficace se fossero più frequenti e se vigesse da noi una maggiore cultura per i Live? In finale: cosa vi sta a più a cuore trasmettere al vostro pubblico? ''Con i Social siamo come burro e marmellata. I Fans sono il pane su cui spalmare la nostra musica, non sono solo importanti, sono esattamente una nostra estensione, sono le nostre orecchie e li rispettiamo come meritano. Il Live è vitale, per chiunque, sia per chi è sul palco, sia per chi ci sta di fronte. Non credo debbano essere più frequenti (i live) bensì dovrebbero smettere d’esistere live di puro intrattenimento, o riempimento o di sottofondo (per quello c’è la radio), ma ogni esibizione andrebbe valorizzata come si fa per un vestito da sposa in vetrina. Le persone assorbono ciò che vedono e sentono. Nel momento in cui ci esibiamo, nel contesto in cui lo facciamo e come lo facciamo, stiamo generando cultura per chi ci osserva, ma in quello stesso momento abbiamo anche il potere di rubarla agli occhi di chi ci osserva se fatta nel modo sbagliato. Se uscito da un nostro Live, sei riuscito a divertirti, ad entusiasmarti, sali in macchina per tornare a casa e canticchi una nostra melodia, ma soprattutto hai voglia di farci entrare nelle tue giornate, allora abbiamo trasmesso quello che volevamo e che meriti tu, ascoltatore, che ci hai dedicato qualche minuto della tua attenzione''.

Ringraziando Farian e tutti i Five to Ten per questa piacevole chiacchierata, cogliamo l’opportunità per formulare a loro le migliore prospettive professionali ed un grosso in bocca al lupo! (Max Casali)