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04/12/2018   BRENT STEED
  Quattro chiacchiere con un ''Ufo space rocker''...

Ciao Brent. Benvenuto su Music Map. Presentati ai nostri lettori. ''Ciao a tutta la redazione e ai lettori di Music Map, mi chiamo Federico e la mia passione musicale inizia dalle scuole elementari! Non scherzo: elementari, medie e superiori le ho passate in classe a divertirmi e a scrivere canzoni. Sarà per questo che a scuola non ho mai imparato nulla, a parte appunto comporre e finire in castigo!'' (ride).

Lo scorso 29 novembre è uscito il tuo nuovo EP "Jungleheart", 6 brani che si muovono tra il rock e il funky, con sfumature dark. Parlaci di questo lavoro e di come è nato, da un punto di vista compositivo e di scrittura. ''Questo lavoro è nato dalla necessità mia di ascoltare ciò che non era mai stato espresso in nessun altro brano di mia conoscenza: penso che la musica di valore inizi da lì, cioè dal desiderio di condividere con gli altri ciò che si è. Questo rende il lavoro dell'artista unico. Qualcuno dice che il cantante è una persona che rivela i suoi segreti. Dato che non li può raccontare liberamente, usa il canto per dar voce al proprio cuore. Penso sia vero''.

Federico Sadocco (tu) e Brent Steed (il tuo art name). Cosa è per te Brent Steed? Un "semplice" nome d'arte o un vero e proprio alter ego? ''Brent Steed è il mio alter ego musicale. Brent Steed sono io quando faccio musica e quando canto. E' sempre stato così, fin da bambino. In realtà, da ragazzino registravo dischi veri e propri su musicassetta con copertina, data di uscita, ringraziamenti e tutto il resto. Fantasticavo come se in tal data il disco venisse effettivamente pubblicato nel mondo e potesse rendersi disponibile a chiunque. La cosa buffa è che pochi anni dopo si è concretizzata la possibilità per qualsiasi artista indipendente di fare proprio questo''.

Ami definirti un "Ufo space rocker". Definizione decisamente fuori dal comune. Cosa vuoi descrivere di te e del tuo progetto con queste 3 parole? ''L'espressione si riferisce a due cose. Da un lato, il fatto che musicalmente a me piace il rock con un tocco di elettronica e, subendo la mia musica influenze diverse, non sono mai riuscito ad identificarmi in un preciso genere musicale o band di riferimento per cui ho deciso di coniare questa formula. Dall'altro lato, la musica è sempre stata il mio piccolo "rifugio". E quando mi ci dedico mi isolo completamente dal mondo circostante. Sarà forse per questo che il logo che mi sono scelto è quello di un alieno, perché ho sempre la testa non tra le nuvole, ma proprio nello spazio aperto!'' (ride).

Dopo l'uscita di "Jungleheart" hai in progetto un tour per presentarlo dal vivo? Se sì, dove ti vedremo suonare? ''In realtà non ho previsto nessun tour, non ho una band fissa e non è questo al momento un progetto che intendo seguire. E' vero che ho sempre accarezzato l'idea di fare qualcosa in veste acustica, riarrangiando un po' i brani. Ma non è facile trovare le persone giuste, quindi si vedrà!''.