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22/01/2019   ARAU
  ''Sto correndo il rischio di fare la pecora nera: staccarsi dalle masse, diversificare per esistere...''

Arau si presenta con un progetto ambizioso, “Un’altra musica”, attraverso il quale ci racconta la sua genesi artistica seguendo le orme dei grandi cantautori italiani. Non si tratta quindi di semplici “cover”, ma è come se questi brani fossero un’immagine dello scheletro di Arau stesso che, prima di essere il cantautore di inediti che abbiamo potuto apprezzare con il disco “La lunga eclisse”, vuol mostrarci la potente ossatura su cui la sua musica si sorregge, fatta di femori-Lucio Dalla, tibie-Fabrizio De Andrè, falangi-Francesco Guccini e molti altri. Abbiamo intervistato il cantautore per comprendere meglio questo suo particolare progetto.

Ciao Toni, partiamo dal principio di “Un’altra musica”: da cosa è nata l’idea di questo progetto che rilegge alcuni tra i più grandi cantautori italiani di tutti i tempi? ''Ben trovati! Sono felice di stare insieme a voi di MusicMap! L’idea del progetto è in qualche modo figlia del momento storico musicale e artistico che stiamo vivendo. Per fare un paragone: immaginate di vedere un’autostrada a dieci corsie, super affollata, dove viaggiano ininterrottamente tantissime auto. Insomma oggi risulta pressoché impossibile farsi notare nel mondo mediatico: tutti hanno accesso, tutti producono… Non importa se bene o male, ma tutti oggi hanno preso parola. Non critico affatto la libertà di espressione di ognuno, anzi la competitività è sempre uno stimolo per migliorarsi, ma negli anni ‘80 e ’90 era più difficile farsi ascoltare per cui quei pochi artisti che riuscivano ad affacciarsi al mondo della musica potevano dire la loro richiamando immediatamente l’attenzione; invece oggi siamo in tanti e quindi tutti i messaggi sono moltiplicati all’infinito e diluiti tra le tante voci, confondendo e disperdendo il pubblico che alla fine si abitua sempre più a far dell’arte un prodotto usa e getta. In pratica con questo progetto io ho cercato di evitare di allinearmi all’ormai consueto processo di promozione brano –videoclip ma ho cominciato con un vero e proprio cortometraggio che sarà seguito da altri episodi tutti molto particolari. Sto correndo il rischio di fare la pecora nera ma ho ritenuto fosse un rischio necessario per spezzare la routine: staccarsi dalle masse, diversificare per esistere''.

Per la promozione del tuo disco precedente, “La lunga eclisse”, hai comunque girato dei videoclip per accompagnare i tuoi singoli. ''La forma videoclip nata per metaforizzare e raccontare i brani esiste da tempo immemorabile e sempre rimarrà un’espressione affascinante e doverosa per chi ama l’arte e fa musica. Io personalmente non penso di abbandonare del tutto questa via utilizzata già nei miei vecchi lavori, ma dopo tanti anni ho sentito il bisogno di rinnovarmi, di trovare nuove forme di comunicazione, stuzzicare l’attenzione del pubblico per evitare di rimanere a bordo di quell’autostrada a veder sfrecciare tante auto e non riconoscerne mai nemmeno una''.

Il primo capitolo di “Un’altra musica” è dedicato all’immenso Lucio Dalla e alla sua “L’anno che verrà”: come mai hai deciso di cominciare proprio con questo artista e, all’interno della sua vasta opera, proprio con questo brano? ''Vivo a Bologna ormai da diciassette anni, perciò mi è sembrato prima di tutto doveroso per amore di questa città iniziare con lui, che è uno dei più grandi cantautori nati qui. E poi la scelta è caduta quasi subito su “L’anno che verrà” soprattutto per il suo testo strepitoso, che tutti sappiamo e riconosciamo, e che a mio avviso nasconde una visione molto malinconica di Dalla, del mondo e della vita in generale; l’ho scelto perché l’ho subito sentito vicino al mio modo d’essere. Il resto è venuto fuori magicamente mettendo sulle ginocchia la mia slide guitar''.

Il cortometraggio “Un’altra musica” dura circa dieci minuti e c’è una parte recitata e una storia nella storia. Vuoi parlarci di come è venuta l’idea della sinossi di questo video? ''Da sempre mischiare i mondi artistici mi ha stimolato e appassionato, credo serva a richiamare sinergie. Il cinema è un’arte che adoro, con la sua fisionomia, ma è un po’ come una matrioska che contiene dentro il mondo musicale. Non sono mai stati due mondi scollati, secondo me, anzi! Così mi è venuta l’dea di sfruttare linguaggi maggiormente cinematografici per stimolare il pubblico alla visione dell’opera, unendovi una piccola storia narrante, creare un’ulteriore connessione con l’ascoltatore, farlo incuriosire sulle avventure di un piccolo musicista alla ricerca di sé stesso. Il seguito del capitolo espliciterà di più la storia di questo musicista: chi è, qual è la sua vita… Voglio creare un personaggio che trasmetta emozioni; ho potenzialmente un mondo da raccontare legato a questo progetto, arrangiamenti in slide di brani famosi, storia sui cantautori, videoclip… Pian piano ve lo svelerò''.

Com’è stato, per un musicista, vestire per un po’ i panni dell’attore? Come ti sei preparato per farlo al meglio? ''Fare l’attore è una cosa complessa, e non s’improvvisa, ci vuole rispetto. La sceneggiatura molto semplice e leggera mi ha aiutato a provare ad interpretare con molta umiltà la parte. Ma prima di far ciò, avevo pensato di costruire una base attoriale cercando un insegnante che mi accompagnasse nella crescita recitativa e che mi portasse al giorno delle riprese in maniera dignitosa. Così ho incontrato Licia Navarinni, l’attrice di teatro e cinema, nota anche per programmi storici in Rai come Melevisione, che mi ha supportato e aiutato in circa due mesi e mezzo di studio''.

Insieme a te nel video recitano anche due artisti d’eccezione, ovvero Franz Campi e Anita Giovannini. Com’è nata la collaborazione con loro? ''Con Anita Giovannini c’è un’amicizia nata diversi anni or sono: la conobbi in palestra, frequentava i corsi di pugilato dove io ero insegnante tecnico sportivo presso lo stadio Dall’Ara di Bologna. Così, poco dopo esserci conosciuti, andai a vedere un suo spettacolo e rimasi suggestionato da così tanto carattere e talento. Lei fu la prima persona che mi venne in mente per l’interpretazione del ruolo di cameriera, e quando l’ho chiamata per chiedere se potesse farle piacere far parte di questa mia nuova avventura musicale lei ha subito accettato. La ringrazio ancora. Con Franz Campi invece, è stato amore artistico a prima vista. Lui è da sempre un uomo molto attivo nel panorama musicale e teatrale bolognese: musicista, attore di teatro, presentatore di eventi, ha intrecciato nella sua carriera tanti rapporti, conosce fior fiori di musicisti e attori… insomma un uomo completamente immerso in questo mondo. Lo conobbi quando decisi di esibirmi all’interno di un festival per musicisti emergenti da lui ideato. Trovo che sia davvero un uomo ricco di cultura, esperto, preparato, attento all’arte. Dal primo incontro c’è stata stima reciproca e sono nate diverse collaborazione lavorative che hanno consolidato poi una vera amicizia. La sua presenza è stata veramente una rarità, una perla che ha dato valore artistico a tutto il lavoro''.

Puoi già accennarci a quale sarà il prossimo “episodio” di “Un’altra musica”? ''“Un’altra musica vol.2” ci sarà e sarà pubblicato entro l’anno. Ho già intrapreso l’arrangiamento del brano e siamo a buon punto, mentre non ho ancora iniziato la realizzazione del cortometraggio, ma le idee ci sono e verranno presto prodotte. L’esperienza fatta con il primo episodio mi ha permesso di capire alcuni meccanismi da oliare e migliorare, iniziando soprattutto dalla mia interpretazione come attore. La mia chitarra slide da ginocchia sarà ancora protagonista, e questa volta vi svelo che sarà coinvolto un altro grandissimo cantautore e poeta italiano: Fabrizio de Andrè. Sull’arrangiamento del brano non voglio ancora svelarvi dettagli, ma anche in questo caso non sarà una semplice cover ma la mia personale visione di uno dei più bei brani scritti dal cantautore genovese. Spero che apprezzerete le mie idee... Un saluto a tutti voi!''.

Grazie per il tuo tempo. (Valentina Astolfo)