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28/02/2019   ANDREA SERTORI
  ''Propongo il connubio tra le mie grandi passioni, il pianoforte ed i sintetizzatori...''

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Andrea Sertori, compositore synth del bresciano che, dopo aver bazzicato in diverse formazioni che vanno dal rock classico a generi più forti, si è chiuso nella sua camera per dare vita ad un nuovo progetto solista. Ne segue un primo EP dal titolo "Mosaic Room" e un nuovo singolo dal titolo "Puddle Ring". Lo abbiamo intervistato e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sul suo nuovo, pazzo, progetto strumentale.

Ciao Andrea, presenti il tuo progetto per chi non lo conosce? ''Il mio è un progetto di musica strumentale basata su una linea melodica di piano, a cui si sovrappongono suoni synth. In sostanza propongo il connubio tra le mie grandi passioni, il pianoforte ed i sintetizzatori. Il genere che ne esce non è definibile ma può essere contestualizzato in un ambito pop elettronico''.

Perchè i synth? Ci racconti il tuo background musicale? Dove hai studiato? ''I synth mi sono sempre piaciuti, forse un po’ è dipeso dall’imprinting lasciato dai synth negli anni '80, periodo vissuto da bambino. Poi i miei studi classici mi hanno fatto virare verso la musica classica e da lì il grande rock progressivo degli anni '70, che è la rivisitazione rock della musica classica. Ho studiato a Bergamo, la mia città, in modo molto assiduo sin da piccolo, con un momento di approfondimento durato qualche anno da grande. In realtà non si finisce mai di imparare cose nuove''.

Qual è il fascino dei synth? Sembrano essere tornati di moda anche in molti progetti del pop italiano... Segui la scena della musica italiana contemporanea? Ci fai qualche esempio? ''I sintetizzatori sono strumenti molto versatili, soprattutto quelli analogici, ci puoi fare davvero di tutto e danno l’idea di infinite possibilità. Oggi è vero, ci sono meno chitarre, la musica rock sta venendo meno a favore di canzoni pop molto leggere in cui emergono molti suoni sintetizzati. Non seguo in modo assiduo la scena contemporanea italiana, ma mi piace ascoltare qua e là buona musica ben suonata''.

La tua è una musica che non è molto adatta ai singoli, eppure hai scelto di procedere così. Perchè? Proseguirai così per tutto il 2019? ''Che sia adatta o no, l’uscita del singolo diventa un po’ un’esigenza. Oggi la fruizione è rapida ed il singolo permette di farsi conoscere e far conoscere la propria musica. Forse in modo un po’ limitato, ma ottimizzando i tempi dell’ascolto. Uscire con un album probabilmente è sprecato. Rispetto ad una volta gli album sono composti da tante uscite in sequenza. Ci sarà spazio per altri singoli nel 2019 e forse per un breve EP''.

Cosa speri che accada? A chi dovrebbe arrivare la tua musica? ''In realtà spero tutto e non spero niente. Nel senso che io continuo a produrre musica cercando di migliorarmi sempre. Mi piacerebbe che si creasse un bel pubblico, che mi segua. Magari un pubblico a cui proporre dei live. Sono consapevole che serve più materiale e che il genere non è semplice, ma so che è anche interessante. E che c’è chi lo apprezza''.

In quali formazioni musicali sei stato coinvolto? Perchè ora la scelta di essere un solista? ''La scelta di essere solista è nata per l’esigenza interiore di mettere nero su bianco alcune idee non sviluppabili con gli altri miei amici musicisti. Tale scelta non mi impedisce di collaborare anche con altre realtà. Suono ancora con i Gyzah, ottima rock prog band, e sto collaborando ad un paio di progetti con le mie vecchie band: gli Avanguardia, con i quali stiamo preparando un’uscita discografica e, ultimamente, anche con la band elettronica Simula Fake, con l’idea di un singolo''.

Esiste una scena musicale dalle tue parti? Chi ne fa parte? ''Dalle mie parti si suona meno di una volta, nel senso che le band sono in calo, tranne le tribute band che la fanno ancora da padrone per quanto riguarda i live. Questo non perché ci sia meno gente che suona, ma perché i tempi sono cambiati così come i generi proposti. Le rock band sono in calo e così tutti i relativi musicisti, ad esempio i chitarristi. Oggi si punta ad un genere in cui il testo, magari parlato o urlato, vada per la maggiore. E ci sono musicisti singoli senza per forza una band da sala prove. Io mi colloco in una sorta di limbo. Anche se continuo a suonare anche con un paio di rock band''.