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26/05/2019   ZAFARA'
  ''Un cantautore deve assorbire tantissimo le storie prima di mettersi la penna in mano...''

Prima in alcune band e adesso da solista. Cosa ti ha dato la spinta ad avventurarti con un tuo album? ''Per tantissimo tempo ho suonato, ho imparato ed ho fatto le esperienze più divertenti e formative attraverso le band, da dodici a anni questa parte continuo a suonare con i Trifase, ad un certo punto è scattato il desiderio di mettersi completamente in gioco come solista, una sfida che, per adesso, continua e si rinnova''.

Come è nato il tuo album intitolato “Balordo”? ''L'album è nato subito dopo la pubblicazione del primo EP nel 2015. In quel periodo ho vissuto diversi stravolgimenti che hanno scatenato il desiderio incontrollato di scrivere, due anni dopo il disco è andato in stampa''.

Questo album ha il sapore di storia reale. Come tu hai confessato, proprio la canzone che dà il titolo album è nata da una storia, anzi da un racconto, di una persona. Quanto c’è della realtà di Zafarà in questo album? ''Ogni canzone di questo disco racconta una storia reale, non tutte sono collegate direttamente con mie esperienze personali. Penso che un cantautore, in qualche modo, debba assorbire tantissimo le storie prima di mettersi la penna in mano. La storia e tutto quello che ci circonda stimola la creatività e in alcuni casi fortunati nascono le canzoni. Nel caso di “Balordo”, la canzone è nata all'interno di un istituto penitenziario per minori dove mi sono esibito. Ho avuto il piacere di conoscere non solo gli operatori della struttura ma anche i giovani detenuti che, malgrado la loro diffidenza, hanno contribuito con i loro racconti (e anche i loro sguardi) ad accendere la scintilla''.

Possiamo dire che questo è un album in cui ci sono storie che racconti attraverso le canzoni? ''Assolutamente. Possiamo dire che questo è un album in cui ci sono storie che racconto attraverso le canzoni, confermo!''.

Leggendo e ascoltando le interviste che stai rilasciando mi ha colpito il fatto che reputi la canzone come strumento per difendere il territorio. Puoi spiegarci il motivo? ''La canzone è uno strumento di comunicazione importantissimo e per questo bisogna essere estremamente sinceri e autentici. Il mio territorio è pieno di luoghi bellissimi, ricchi di storia, di gente estremamente creativa e di tradizioni antichissime, chiaramente c'è sempre un'altra faccia della medaglia che ci rende poco attenti alla cura della nostra terra e con la memoria storica molto corta. Bisogna sempre raccontare i fatti e schierarsi palesemente dalla parte che si ritiene migliore, soprattutto quando si ha la possibilità di potersi esprimere con la musica e la propria creatività, attraverso questo mondo ho la possibilità di difendere, nel mio piccolo, la cultura del mio territorio''.

Quale è stata l’esperienza che ha maggiormente influito sul tuo percorso artistico? ''In effetti di esperienze ne ho vissute parecchie considerati i miei 40 anni. Credo che tutto lo stupore causato dalla meraviglia per la bellezza, le esperienze vissute e condivise con persone stimolanti, abbiano influenzato tantissimo la mia voglia di cercare la bellezza anche dentro di me''.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? ''Per adesso cerco di portare avanti i progetti del mio presente. Di fatto c'è sempre una lotta tra l'amore per l'attività artistica e la vita reale. Oltre ad avere un progetto da solista lavoro trasversalmente con una produzione teatrale dove mi occupo della colonna sonora, lo spettacolo si chiama “Pinuccio” ed è un monologo scritto ed interpretato dall'attore-regista Aldo Rapè. Da tre anni lo portiamo in giro per l'Italia e parte della Francia. Ovviamente, almeno nella mia testa, sto lavorando al prossimo disco''.