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25/06/2019   MO' BETTER SWING
  ''Lo swing esiste in natura, non solo nella musica, come uno stile, un modo di approcciarsi alle cose...''

Ciao Mo’ Better Swing e benvenuti su Music Map. Presentatevi ai nostri lettori. ''Siamo una “swinky band”; un gruppo che ama contaminare di swing tutto ciò che tocca, come una sorta di “Re Mida-Sinatra”. Lo swing esiste in natura, non solo nella musica, come uno stile, un portamento, un modo di approcciarsi alle cose. “Avere swing” esiste nel tennis, nel golf, nella moda, nella cucina e, naturalmente, nella musica senza cui, come diceva Nietsche “nulla avrebbe senso”. Nel nostro caso lo swing ha incontrato e contaminato il funk, il rap, il rock, il latin ed è diventato “Swinky”, che è anche metafora di vita''.

Una cosa molto curiosa del vostro progetto è che siete un “collettivo swing con un frontman senza volto”. Ci spiegate cosa significa? ''Significa spersonalizzare; spostare il focus dall’icona del leader al gruppo, alla musica, ai testi. Nel nostro ultimo lavoro ogni canzone è un bell’abito, indossato da una voce sempre differente, ma ciò che prevale è il suono della band, lo stile sempre coerente in ogni brano, la forza comunicativa del testo. Quasi nessuno, commentando il cd, ci ha detto: “bella quella voce!”; hanno parlato tutti del sound, dei testi, delle melodie accattivanti, dei colori. Questo per noi vuol dire aver centrato l’obiettivo: il collettivo e l’energia dei brani''.

Nel vostro nuovo disco unite swing e funky, tanto che il titolo del lavoro è “Swinky”, la fusione dei due termini. Ascoltando tutte le canzoni, in realtà, si assaporano molti altri generi. Addirittura arrivate al rap, grazie alla collaborazione di giovani rapper, come Sista Ira e Diacca. Voglia di evoluzione o di sperimentazione? ''Voglia di parlare un linguaggio contemporaneo, di commistione tra generi e culture. Personalmente, ad esempio, sono sempre stato affascinato dalla potenza comunicativa del rap, che non vuol dire bypassare il canto; c’è qualcosa di tribale e metropolitano assieme; qualcosa che mi ricorda il delta blues e i suoi racconti: il disagio, il desiderio di rivalsa. Il funk, nelle sue origini, benché volesse essere soltanto una musica di evasione, fu musica prettamente “black” e travolse una scena musicale composta esclusivamente da rock “bianco”. Basta ripercorrere la storia di quella musica e, soprattutto, ricordare come venne boicottata dal mainstream bianco, per capire quanto di rivoluzionario portasse, pur inconsapevolmente, con sé. Per il rap (quello genuino, quello di strada) il discorso è un po’ lo stesso, anche se quando subentrano le grandi major, tutto si trasforma in folklore e viene riportato sui binari delle convenzioni. La scommessa di “Swinky” è quella di portare lo swing a confrontarsi, a dialogare e a relazionarsi col portato rivoluzionario di quelle musiche, uscendone inevitabilmente arricchito. Voglio aggiungere che nel nostro “Swinky” c’è anche una vena “indie”, musica che consideriamo come la novità italiana più interessante degli ultimi anni''.

Ospiti del disco tante altre voci, come quella di Folco Orselli, Sarah Demagistri, Rossana Ruffini e molte altre. Come avete scelto con chi collaborare e come è stato lavorare ad un disco con così tanti ospiti? ''Noi siamo i primi fans degli interpreti delle nostre canzoni ed è un privilegio poter suonare con cantanti del calibro di quelli che avete ricordato, come pure con Deborah Falanga, Fulvio Arnoldi, Serena Zerri, Valentina Caprara, Sara Guidolin (menzione speciale per la giovanissima Sara…segnatevi il suo nome), Francesca De Mori, i due rappers che avete citato: riascoltate il cd, se volete, facendo attenzione a come ognuno di loro trasferisca la propria anima nel brano; per noi è ancora magico notarlo ad ogni riascolto. Rubo solo qualche riga per ricordare i tre splendidi amici che ci hanno onorato dei loro contributi: il grande Enzo Savastano (guardate le sue cose su youtube e scoprirete un artista eclettico e speciale), Paolo Pasi, con la poesia che trasferisce sempre in ogni cosa che fa, libri, articoli, musica e pittura; e da ultimo Daniele Pasquazi, che si è prestato, col grande cuore che gli è proprio, al cameo che chiude il cd''.

Come viene tradotto sul palco un lavoro come ''Swinky''? ''Con grande fatica, ma anche con travolgente energia. Non è semplice, come potete immaginare, portare in giro questo tipo di progetto, soprattutto al giorno d’oggi, con le mille difficoltà che si presentano persino per gli artisti più affermati. La nostra idea è quella di un format variabile, sia come organico, che come cantanti, che ripercorra lo stile “Swinky” sempre in modo differente: ci continuiamo a lavorare e speriamo di non trovare mai una formula definitiva, perché è bello vedere ogni volta quello che succede di nuovo''.

Prossimi progetti? Dove avremo modo di vedervi, magari dal vivo? ''Tra i nostri difetti c’è la scaramanzia (ma nel mondo dello spettacolo è un vizio molto comune) e, dunque, ciò che bolle in pentola non ve lo possiamo ancora dire; a questo proposito non ci augurate MAI “buona serata” prima di un concerto!!! Scherzi a parte, abbiamo bisogno di tirare un po’ il fiato sino all’autunno, perché è stato un periodo molto intenso e vogliamo preparare un “autunno caldo”. Peraltro il cd sta andando benissimo, tanto che la prima stampa è andata esaurita in meno di due mesi. Tenete d’occhio le nostre pagine social, perché da ottobre in poi ci saranno grosse novità!!!''.