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01/07/2007   MARCHO'S
  C'è del Marcho in Italia...

"L'odore della felicità" dei Marcho's è un viaggio tra le varie personalità che compongono la nostra vita. L'ottimismo e la passione del gruppo friulano attraverso le parole di Marco Mossuto. I tuoi testi sono intrisi di quotidianità, infatti il vino non manca quasi mai. A differenza di altri, riporti l'immagine della società senza valori, esaltandola. Credi che tale messaggio sia arrivato a chi conosce la tua musica? "Ciò che scrivo rispecchia il mio vissuto e quello delle persone che gravitano nella mia sfera. Il vino è una sorta di cancello che si affaccia su un orto: puoi trovarci il pomodoro, il cetriolo, anche il vino. Attraverso la semplicità, forse, si può parlare di certe tematiche. Ma non credo che il messaggio arrivi a tutti, spero almeno a pochi". Trovo che la scaletta sia stata composta ambiguamente, un ascoltatore potrebbe chiederti “Marcho, ci sei o ci fai?”. Cosa gli risponderesti? "Ci faccio, ci faccio. La scaletta è stata pensata attentamente. É come se fosse una Matrioska: ascolti le prime due canzoni e pensi “Marcho's fa cose demenziali”, poi, dalla terza in poi, faccio entrare l'ascoltatore nel mio mondo, scava in superficie e trova il mio vero io. In Italia è sempre più difficile lanciare determinati messaggi, io ci provo in questa maniera". In 'Servesempre' c'è una frase molto bella (“è ora di tirare il freno di questa stupidità”), la possiamo considerare una canzone militante? "Assolutamente sì. Da tempo dicono che siamo nella cacca. La politica dovrebbe essere l'essenza di ognuno di noi, invece continuiamo a darci “palate sui coglioni”. Il nostro pianeta è così bello, non ce lo meritiamo. Ci si ricorda della Terra e del suo riscaldamento globale solo per grandi manifestazioni mangiasoldi come il Live Earth". Di questi tempi, il tuo disco potrebbe essere erroneamente accostato a quelli degli esordi di Bugo. E' sbagliato? "Non sei il primo che me lo fa notare. Bugo non lo conoscevo. Ho ascoltato, in seguito, i suoi primi lavori, mi piacciono un casino ma non trovo molte affinità tra noi. Alcune recensioni mi hanno accostato anche a Neffa e Cristicchi. Neanche questi conoscevo. Ho vissuto per diversi anni una situazione di isolamento in un paesino al confine con la Slovenia, andavo a giocare a carte e ad ubriacarmi con gli anziani del posto. Non ascoltavo niente di nuovo. Comunque, sono strafelice dei paragoni con questi grandi artisti, mi piacciono molto". L'arrangiamento di 'Resistere' mi ricorda, per certi aspetti, il sound di Celentano, è stato puramente casuale o è una enfatizzazione del testo? "Puramente casuale. Non credo di essere un cantante, ho uno strano modo di cantare che mi avvicina ai primi album di Celentano, ma non è voluta la cosa. 'Resistere' è dedicata a tutti i “superstiti” di una Ditta nel friulano che ancora oggi continuano a lavorare strettamente a contatto con l'acido solforico per paura di perdere il posto di lavoro". In 'Toscana' che brano dei Mariposa ascolti? "'Dalla mia pancia si sente il mare' (ndr:la canta). É la seconda dell'album 'Profitti Now!'. Li ho sentiti suonare una sera dalle mie parti e sono stato colpito, oltre che dal suono, dalla vaga somiglianza del cantante dei Mariposa con Lucio Dalla. Ero abbastanza ubriaco e gliel'ho detto, siamo diventati subito amici. Grazie a loro, ho potuto fare diversi concerti in Toscana". Per quanto riguarda la copertina dell'album, noto una certa somiglianza con la copertina di 'Maya Desnuda' dei Garybaldi. Li conosci? "Non li conosco, anche in questo caso la fatalità e il destino hanno contribuito. L'autore della copertina è AX-PB, un amico dell'amica della mia ragazza, che giro di parole eh? I suoi disegni sono sparsi ovunque in Toscana. Ecco perché ci tiene all'anonimato (ndr: ride)". La chiusura di 'Sibilo' è degna dei primi album dei CCCP. É solo un esempio delle differenti influenze stilistiche che ho trovato nel tuo album. Chi sono i Marcho's? "Li stiamo ancora cercando. Personalmente, ho iniziato suonando Heavy Metal, sono passato alle canzoni popolari, approdando a scrivere storie banalissime, ma vere. Mi definisco musicante e non musicista. Anche il rapporto con la Macaco (ndr: l'etichetta della band) è nato per caso: un mio amico ha fatto sentire i nostri brani a uno dell'etichetta e ci ha proposto di farne un album". Come l'hanno presa Babbo e Mamma per 'Mestesso'? È la risposta perfetta per la nostra generazione precaria... "Non sanno nemmeno che faccio musica. Sono figlio di un ex-finanziere antidroga. Volevano che fossi del tutto somigliante a loro. Il classico ragazzone con un bel orologio al polso e la cravatta, fa niente se poi sono i tipi così, in genere, che stuprano i bambini. Sono andato via dalla morsa famigliare tempo fa, spostandomi in diverse città d'Italia. Ora ho trovato la mia dimensione a Udine". Prossime date? "6 Luglio (2007) per il centennale del manicomio di Udine. 20 Luglio Italian Wave (ndr: l'ex Arezzo Wave)". Cosa ne pensi di Myspace? Del diritto d'autore? "Come sempre, io arrivo dopo in tutto. All'inizio My Space mi è piaciuto un sacco; potere ascoltare musica di gruppi sconosciuti e crearsi una propria rete di amici... l'ho trovata una idea grandiosa. Poi, col tempo, ti accorgi che questa rete assomiglia di più ad una ragnatela: le amicizie sono false in quel mondo e opportunistiche, “ti linko solo per farmi pubblicità” e i rapporti umani di una volta vanno sempre più a farsi fottere. La logica di questo sito è quella di avere più culi & tette possibili nel tuo profilo, alienando le persone reali. Per quanto riguarda il diritto d'autore, secondo me dovrebbe essere libero e accessibile a tutti". Il proprietario di My Space è Rupert Mardoch, magnate manipolatore dei più importanti giornali Statunitensi ed Inglesi. Ha destabilizzato anche il campo dell'entertainment con My Space, lo conosci? "Non lo sapevo! Allora alla domanda di prima, “Cosa ne pensi di Myspace”, rispondo “Merda!”. C'è un nuovo fermento musicale italiano, ma manca il pubblico. Secondo te, perché? "Non so nelle grandi città come Roma e Milano, ma dalle mie parti ci sono pochi posti che offrono una programmazione “alternativa” alla media. Secondo me, ci sono troppi DJ in circolazione, costano poco per il locale e suonano per molte ore, mentre i gruppi è difficile che superino le due ore e bisogna pagare più persone. La gente, inoltre, ha voglia solo di spensieratezza e quindi non ha più voglia di ascoltare e di scoprire sonorità nuove, l'apatia dilaga sempre più. Non voglio dire che la colpa sia dei DJ, però si comprano sempre meno chitarre e si formano sempre meno gruppi, evitando, ancora una volta, i contatti umani. Infine, c'è troppa musica straniera in Italia fatta anche da italiani. Se canti in inglese hai un po' più di pubblico rispetto a chi lo fa in italiano, come se questi ultimi fossero dei dilettanti". Ringrazio Marco per l'intervista, lui contraccambia regalandomi una frase bellissima: ”l'importante è muoversi in silenzio a piedi nudi, se indossiamo le scarpe e si corre, si fa troppo rumore”. (Matteo Preabianca)