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31/10/2019   MARCO SANCHIONI
  ''E' sempre un mistero la nascita di una canzone, l’ispirazione può arrivare in qualsiasi momento...''

Iniziamo da una domanda basilare: chi è Marco Sanchioni? Qual è l’essenza predominante che emerge dai tuoi testi? ''Musicalmente, se vogliamo andare molto indietro, comincio a cantare da bambino, partecipando ad alcuni festival canori della mia provincia. Crescendo ho sviluppato la passione per il rock ed i cantautori, formando la mia prima band a 17, gli A Number Two, dove però adottavamo la lingua inglese. Nel mio percorso solista ho cominciato a scrivere testi in italiano senza abbandonare il bagaglio sonoro degli AN2, fatto di indie rock americano ed inglese. Se c’è un’essenza predominante credo sia la riflessione, il guardarsi dentro, il raccontare ed il raccontarsi tenendo fede al proprio sentire''.

È uscito il tuo nuovo disco “La pace elettrica”, perché la scelta di questo titolo? ''È un titolo che viene da lontano; negli anni ’80 scoprii un gruppo hardrock blues americano il cui nome non mi sono mai tolto dalla testa, e cioè Electric Peace, parole che suonano un po’ come un ossimoro ma che possono rivelare una tensione nell’aria tra persone, in una coppia, ma anche la vita stessa che circola dentro ed attorno a noi; un’energia che di fatto permea il mondo visto come un organismo olistico in cui tutto è connesso''.

L’album sembra essere l’apice della tua maturità espressiva e sonora, ti senti diverso rispetto agli esordi? Cosa è cambiato dalle prime note composte? ''Non mi sento poi così diverso, pur avendo maturato un mio stile negli anni che in questo album ben si manifesta. Ciò che è cambiato è la consapevolezza nello scrivere, una maggiore capacità autocritica che mi porta a rivedere i miei testi come gli arrangiamenti in studio, cercare di fare il meglio accettando le imperfezioni''.

C’è stata un’esperienza che ti ha segnato e che hai fermato all’interno di una canzone in particolare? ''Un po’ tutti i brani nascono da esperienze che prima o poi senti il bisogno di riportare nero su bianco. Su tutte mi va di ricordare una delle prime scritte, quando pogando nella discoteca Slego di Rimini, in riviera, tempio della musica rock, mi venne voglia di scrivere un brano, appunto, sull’argomento “pogo” e ne venne fuori “Il ballo dei nuovi ubriachi” contenuto nel mio primo album, pezzo a cui sono molto affezionato''.

Cosa ti ispira maggiormente quando ti siedi e inizi a comporre? Sei d’accordo se dico che uno degli elementi chiave della tua musica è l’intensità? ''Assolutamente! L’intensità di ciò che provo cerco di portarla nei testi come negli arrangiamenti, dove il suono deve valorizzare il testo e viceversa. Essendo sempre un po’ un mistero la nascita di una canzone, l’ispirazione può arrivare in qualsiasi momento, inaspettatamente, l’importante è essere abbastanza lesti nel cogliere quella frase o quella melodia prima che la memoria le perda''.

Cosa bolle in pentola per il futuro...? ''Nell’immediato c'è la presentazione del mio nuovo album a metà novembre con un piccolo show case in acustico in quel di Pesaro e un concerto full band a Fano, la mia città d’origine. Non escludo di fare un altro video di un brano estratto, ma soprattutto sto scrivendo cose nuove, dunque non escludo neanche di mettere mano ad un nuovo album abbastanza presto''.