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02/01/2020   ANTILABE'
  ''La nostra musica senza confini, né di spazio né di tempo...''

Abbiamo contattato Adolfo Silvestri, bassista della band trevigiana Antilabé. La formazione attuale vede Loris Sovernigo (pianoforte, tastiere, subentrato a Graziano Pizzati nel 2019), Carla Sossai (voce), Luca Crepet (batteria, percussioni, vibrafono), Luca Tozzato (batteria, percussioni), Marino Vettoretti (chitarre, synth guitar, flauto dolce) e, appunto, Adolfo Silvestri (basso acustico, elettrico e fretless, bouzouki).

Benvenuto in Music Map Adolfo. Sarei tentato di partire con le impressioni legate all'ascolto del vostro ultimo disco ''Domus Venetkens'', denso di significati e di contaminazioni musicali, ma non prima di conoscere più da vicino la band. Dicci un po': quando è nata Antilabé e quali le motivazioni della scelta di questo curioso ed affascinante termine di origini classiche? ''Il gruppo nasce nel 1993 dalla collaborazione fra me ed il tastierista-compositore Graziano Pizzati. Inizialmente abbiamo lavorato solamente in due, elaborando la maggior parte dei brani grazie ai supporti digitali, successivamente abbiamo esteso la formazione arrivando anche a 10 elementi. Il nome scelto, come giustamente sottolinei, è di origini classiche e ha due accezioni: il primo significato è relativo alla doppia impugnatura dell’hoplon, lo scudo utilizzato dagli opliti, la fanteria pesante negli eserciti dell’antica Grecia. Per noi ha un significato di sintesi dello stile che abbiamo creato in cui confluiscono diversi generi musicali, un’impugnatura con fini meno aggressivi, pronta ad aprirsi per diffondere il sound degli Antilabé. Rimaniamo sempre in ambiente classico per il secondo significato che è attinente ad una figura retorica utilizzata già ai tempi di Sofocle ed Euripide, e consiste nella ripartizione di un verso fra due personaggi. Nel nostro caso oserei dire che abbiamo a che fare con un’antilabé a più voci, frutto di una ricerca continua nel fondere i suoni con le parole, optando molte volte per lingue del passato e per modalità puramente onomatopeiche''.

Non mi sono mai affezionato alle etichette che definiscono generi e filoni musicali, avvertendo il rischio di anteporre schemi preordinati alla complessità dei vissuti e delle sensazioni che la musica ci offre. E' tuttavia innegabile una loro certa utilità (mi piace dire agli amici che le etichette "servono x sistemare i dischi negli scaffali" :-) Nel vostro sound si apprezza un'ampia confluenza di influssi e contaminazioni spazio-temporali che spaziano dal neoprogressive al jazz, al folk di area mediterranea. Quale sono i vostri principali riferimenti musicali e/o culturali? ''Condivido a pieno la tua visione, etichettare la musica può sfociare in un mero esercizio fine a sé stesso, privo, per il fruitore, di quel vissuto interiore che ogni artista tenta di trasferire nella propria opera. D’altra parte, in un vasto labirinto come quello sonoro, indicare la via è un utile ed apprezzato viatico per orientarsi, per cui qualche riferimento aiuterà a comprendere meglio la musica degli Antilabé. Fin dagli esordi sono confluiti nel gruppo elementi provenienti da diverse esperienze musicali, ognuno ha dato il suo contributo grazie anche al clima di libertà che si vive all’interno della formazione rimasta fedele al proprio motto “Musica senza confini, né di spazio né di tempo”. Non pretendiamo, naturalmente, di aver creato un nuovo genere, ma di sicuro c’è originalità nel nostro stile: abbiamo fatto nostri gli insegnamenti di gruppi storici del rock-progressive quali Gentle Giant, Genesis, Yes, ma non abbiamo aderito in maniera fedele ai loro dettami. Altrettanto importanti per la nostra formazione risultano la musica francese del primo Novecento con esponenti quali Debussy, Ravel e Satie, le espressioni popolari delle regioni balcaniche, della Grecia e del Medio Oriente, ma anche quelle più vicine a noi della tradizione partenopea e salentina, arrivando anche al jazz di nomi come Pat Metheny, Jaco Pastorius e Branford Marsalis''.

Come collocheresti il vostro terzo disco, ''Domus Venetkens'', nel vostro percorso artistico? ''Domus Venetkens è senza dubbio l’opera della maturità artistica, chiude un vero e proprio percorso che noi amiamo definire la trilogia “D”, dalle iniziali dei tre CD ufficiali (''Dedalo'' del 1998, ''Diacronie'' del 2011 e ''Domus Venetkens'' del 2018). Da tempo mi frullava per la testa l’idea di un album-concept, una suite che avesse un filo logico dal primo all’ultimo brano. Ispirato da un reperto archeologico appartenente all’antico popolo dei Veneti, ho scritto un romanzo fantasy che poi, grazie alla collaborazione con il compositore-tastierista Graziano Pizzati è diventato anche un CD, un progetto ambivalente che ci ha permesso di raggiungere entrambi i traguardi''.

Sappiamo quanto sia fondamentale l'attività live, che nel vostro caso è impreziosita da una componente teatrale, e nel contempo quante difficoltà si incontrano per individuare spazi e contesti adeguati per le band che operano fuori dai grandi circuiti commerciali. E non possiamo a tal riguardo non apprezzare il continuo sforzo della Lizard Record nel rendere visibili e valorizzare realtà musicali di grande interesse e pregio, nel vostro caso come in quello di tante band italiane e internazionali. Rispetto alla vostra attività quale peso attribuite a dimensioni quali: (a) la programmazione-registrazione in studio, (b) i concerti e, vexata questio, (c) la vita(?) digitale e i social media? ''E’ arrivata la nota dolens. Per chi, come noi, è fuori dai grandi circuiti, diventa tutto difficile, lo scopo primario rimane sempre la ricerca di visibilità. Verrebbe spontaneo pensare che per avere presa sul pubblico occorra un prodotto di qualità, una registrazione all’altezza in cui i più piccoli dettagli possano essere ascoltati, ma, a mio modesto parere, non è così. Noi crediamo ancora che un buon impianto hi-fi sia lo strumento ideale per l’ascolto della musica di ogni genere, però attualmente la fruizione del suono, fatta in gran parte di compressioni e riduzioni, avviene su strumenti e supporti che hanno ben poco di “fedeltà”. Ci sarebbero i concerti, ma anche qui non è facile trovare collocazione per la musica originale: se la richiesta è quella di ri-ascoltare gli autori attraverso i sosia, ovvero le tribute-cover band, l’offerta si orienta in quella direzione a discapito di tutto il resto che, dal punto di vista commerciale, non “produce introiti”. Non restano che i social network, gioia e dolori dei nostri giorni, ma, al pari di ogni altro strumento, l’importante è saperli utilizzare al meglio. Alla fine sono forse l’elemento innovativo che permette di comunicare in tempi brevi le attività di una band, gli eventi programmati, le recensioni di un CD, e volendo, con pochi euro di promozione, si può raggiungere un pubblico più vasto. Certo, tutto questo non è sinonimo di risultati immediati, ma attualmente per realtà come la nostra rappresentano il peso più consistente nel determinare maggiore visibilità. Una nota a parte la merita l’etichetta per cui abbiamo registrato l’ultimo nostro CD, la Lizard Records, nella figura del suo patron Loris Furlan. Grande merito va a chi ha saputo creare rete a livello internazionale, contatti importanti che continuano ancora oggi a dare visibilità al nostro ''Domus Venetkens''.

L'inizio di un nuovo anno è periodo di bilanci, programmazioni e, perché no, di sogni nel cassetto: vuoi tirarne fuori qualcuno? ''Malgrado sia passato più di un anno dall’uscita di ''Domus Venetkens'', registriamo il fatto che non siamo ancora riusciti a rappresentare l’opera per intero, quasi sempre esibizioni ridotte con estratti che non forniscono a pieno la dimensione ed i contenuti dell’opera. Nel frattempo abbiamo creato uno spettacolo multimediale allo scopo di rappresentare meglio l’opera: un narratore, le immagini ed una ballerina a supporto della nostra musica avranno modo di proiettare l’ascoltatore-spettatore in questo viaggio a ritroso nel tempo che, dalla Venezia del ‘700, concluderà il suo percorso in Asia Minore nel 1256 a.C.''.

Grazie della disponibilità e alla prossima! Vuoi dire qualcosa alla comunità di Music Map? ''Non posso far altro che ringraziare te e tutta la redazione per l’attenzione e per questa ulteriore opportunità di far conoscere la nostra musica''. (MauroProg)