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24/01/2020   INIGO
  ''Mi piace raccontarmi attraverso le canzoni perché è la cosa che mi viene più facile fare...''

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Inigo, cantautore pugliese che segna un nuovo inizio con la sua nuova collaborazione con l'etichetta Matilde Dischi e la pubblicazione di un nuovo singolo dal titolo ''Lucio'', un nuovo capitolo per gli ultimi romantici e per chi ascoltava Lucio Battisti anche prima che arrivasse su Spotify.

Partiamo con una breve presentazione di Inigo. Chi sei e cosa hai voglia di comunicare con la tua musica? ''Sono un cantautore indie(pendente) con qualche anno di musica, dischi e concerti alle spalle, e i pezzi che scrivo rappresentano un filtro tra me e il resto del mondo, mi piace raccontare e raccontarmi attraverso le canzoni forse perché è la cosa che mi viene più facile fare''.

Qual è stato il momento nella tua vita in cui hai deciso che saresti diventato un cantautore? ''E’ stato un processo in divenire ma la scintilla credo si sia accesa nel 2006 quando ho vinto una borsa di studio della SIAE per un corso “autori" al CET di Mogol, quell’attestato di stima a me e alle mie canzoni ha rappresentato una bella pacca sulla spalla che mi ha spinto a crederci più seriamente di quanto non stessi facendo fino a quel momento''.

Nomina tre canzoni della musica italiana che secondo te tutto il mondo dovrebbe conoscere. ''“Verranno a chiederti del nostro amore” di Fabrizio De Andrè, “Canzone” di Vasco Rossi e “I giardini di Marzo” Di Lucio Battisti''.

Se dovessi parlare di Battisti ad un alieno appena giunto sulla Terra, che parole useresti? ''Credo che farei prima a prestargli un disco a caso di Lucio, oppure visto che adesso c’è glielo farei ascoltare su Spotify :-), ad ogni modo lascerei parlare le canzoni che sono molto più interessanti di qualsiasi mia ipotetica descrizione''.

Parliamo del tuo ultimo singolo. A chi consiglieresti l’ascolto di Lucio e perché? ''Sono abbastanza convinto del fatto che un po’ tutti almeno una volta nella vita ci siamo sentiti come il protagonista della mia “Lucio”, pertanto non ne farei una questione anagrafica o di circostanza, si tratta di un pezzo universale e in virtù di questo non lo sconsiglierei a nessuno''.

Domanda che a molti potrebbe mettere ansia: siamo all’inizio di un nuovo decennio. Come senti di essere evoluto rispetto al 2010 e come ti vedi da qui al 2030? ''Se penso che nel 2009 ho esordito discograficamente con il mio precedente progetto “Inigo & Grigiolimpido” mi rendo conto che qualcosa è cambiato… ecco, preferisco parlare di cambiamento più che di evoluzione (o involuzione) perché poi tutto è ciclico, soprattutto nel mondo dell’arte, quel progetto ad esempio aveva delle radici rock che negli anni hanno lasciato spazio ad altro, spero possa andare avanti così anche in futuro e magari ritrovarci qui nel 2030 a parlare di un mio nuovo disco folk acustico american style''.

Ricordi ancora la prima volta che sei salito su un palco? ''Certo, era il 2005 e io e altri tre musicisti del mio paese abbiamo suonato 3 pezzi in un festival dalle mie parti in Puglia, ci chiamavamo “Pandora” e quella fu la prima e l’ultima data con quella formazione''.

Hai qualche live in programma prossimamente? ''In questo momento no, farò uscire prima altra musica e poi sicuramente si tornerà in sella''.