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05/02/2020   PAOLO NANNETTI
  ''A me è sempre piaciuto ascoltare un po’ di tutto, e da tutto sicuramente ho preso qualcosa...''

Ciao Paolo e benvenuto su Music Map. Confesso che, dopo aver ascoltato ''Cronache dalla zona est'', a tutto pensavo fuorché alla possibilità di intervistarti. Da vecchio progster (in tutti i sensi :-)), con radici nei Seventies ma che nel contempo non disdegna affatto le impennate adrenaliniche delle più recenti contaminazioni metalliche (non sopporto i catastrofismi retrò nella musica) [Non si direbbe alla mia veneranda età, ma nella musica (e non solo) mai dire mai. Giusto per orientare il lettore, nella mia caotica scrivania zeppa di (libri e) CD sono ammucchiati gli ultimi di Sons of Apollo, Yes e Deep Purple live (2003 e 2013), The Flower Kings e Roine Stolt solo, Vanden Plas, Lacuna Coil, Within Temptation, Santana, Devin Townsend, Flying Colours, Neil Morse, Jordan Rudess, Opeth: mi fermo qua], un disco intimista e distensivo come le ''Cronache'' (non voglio spingermi troppo per non bruciare le tappe...) mi ha condotto in una terra di confine. I motivi per superare questa iniziale reticenza (legata, intendiamoci, esclusivamente alle mie preferenze musicali, e quindi ai miei limiti), erano tuttavia scritti nella tua biografia: tastierista e compositore di una delle band protagoniste della "rinascita progressiva" dei Novanta, i Sythonia, e più recentemente l'esperienza dei Méséglise. Estratti dai miei scaffali i CD di queste due band (rispettivamente, ''Spettacolo Annullato'', 1992, ''La soluzione semplice'', 2011 e ''L'assenza'', 2013, ''Stranamente sereno'', 2016), mi sono chiesto, e ti chiedo: cosa spinge un artista che ha calcato la scena neo-progressive (tralascio sui limiti delle etichette che come tutte le definizioni - per bene che vada - funzionano come la nota scala di Wittgenstein) a scegliere per il suo quadro dei "colori pastello" rispetto alle più accese tempèr(i)e rockettare? ''Ciao Mauro, e prima di tutto grazie per l’attenzione che mi hai riservato con questa intervista. La risposta a questa domanda in realtà l’hai già ben esposta nella tua formulazione, nel senso che, ascoltando la mia attività come compositore all’interno dei gruppi che hai citato, non è certo mai stata privilegiata da me la scelta più elettrica e “rockettara”. Anche nei dischi più spigolosi dei Sithonia c’è sempre più attenzione alle aperture melodiche e alla costruzione per intrecci più che per vigore, pur non disprezzando qua e là anche questa intenzione. Nei Méséglise questo appare ancora più evidente nella sonorità complessiva, e in ''Stranamente Sereno'' la scelta fu quella di non fare entrare suoni di chitarra elettrica il che, in effetti, non è proprio da rockettari. In sostanza, pur avendo molto apprezzato nella mia adolescenza il rock classico anni ’70, non ho mai pensato al rock come al mondo musicale da attingere. Buona parte delle band progressive dei primi '70 con il rock avevano un rapporto, come sai, discontinuo, e un po’ di odio-amore, e io mi appassionai proprio anche di questa caratteristica''.

Pur immaginandoli, non posso non chiederti quali sono stati (e sono) i tuoi principali riferimenti musicali... ''In ambito prog posso citarti nomi piuttosto gettonati: Van der Graaf, Genesis, Gentle Giant, Strawbs, King Crimson, Mike Oldfield, Cardiacs, Hatfield and the North, e in Italia assolutamente Banco, poi Osanna e PFM, ma in tono minore. Non ho mai seguito e non conosco i dischi dei numerosi gruppi italiani che c’erano al di fuori di quelli che ti ho citato, tanto che talvolta, trovando nelle recensioni dei Sithonia gli accostamenti che venivano fatti ad alcuni di questi gruppi, mi ha preso la curiosità di ascoltarli, immaginando che evidentemente le loro sensibilità quando crearono questi dischi era simile a quella che mi portò anni dopo a buttarmi nel mondo del progressive, un po’ fuori tempo anche per quanto mi riguarda, in quanto già al primo disco dei Sithonia avevo superato i 30 anni :-). In realtà a me è sempre piaciuto ascoltare un po’ di tutto e da tutto sicuramente ho preso qualcosa. Dal mondo di George Brassens e Brel, da Leonard Cohen, da Nick Drake, da Astor Piazzolla, da Alan Stivell e tutto il mondo della musica bretone, da Fairport Convention, Steeleye Span e tutto il folk rock inglese e scozzese. In Italia ho il mito dell’Orfeo 9, la prima opera rock a firma di Tito Schipa Jr, che fin da ragazzo mi ha fulminato e mi ha ispirato moltissimo (forse più di tutto), e amo anche tanti autori più o meno conosciuti come Claudio Lolli, Lucio Quarantotto, Flavio Giurato, Giampiero Alloisio, Giovanni Lindo Ferretti e tanti altri che in questo momento non mi rammento''.

Sithonia prima, Méséglise poi, due band diverse ma non prive di connessioni, dense di richiami, naturali nel primo caso (antica località della Grecia nota per le sue meravigliose spiagge) e letterari nel secondo (la Recherche di Proust), quindi il disco solista. Fasi, momenti, sensibilità diverse del tuo percorso esistenziale ed artistico? ''Nel 1985 andai in vacanza in Calcidica e stavo mettendo insieme una band. Pensai pertanto a Sithonia che mi piaceva. In realtà credo di avere creato nomi per i miei gruppi con una logica talmente contraria… alla logica che non sono mai riuscito a far ricordare questi nomi. Anche per Méséglise, luogo della Recherche, è sempre stata dura far ricordare alle persone il nome. Per Sithonia poi non ti dico… Sintonia, Sinthonia (che tra l’altro era un altro gruppo). Insomma, non so perché, ma proprio non è mai stato il mio forte la denominazione della band :-). Quindi sui nomi applico solo una malfatta attitudine, per quanto riguarda la sensibilità invece indubbiamente tra i primi Sithonia e i Méséglise è passato molto tempo, e quindi già erano cambiate molte cose della vita e del mio approccio alla musica. Con il mio disco solista ancora di più, e passati i 60 anni si hanno anche prospettive e obiettivi molto ridimensionati…''.

Pagato il giusto tributo alla storia, spostiamoci sulle tue ''Cronache''. 15 brani uniti dal fil rouge della raffinatezza e della sobrietà, che invitano a concedersi una pausa rispetto ai caotici ritmi del quotidiano, ad arginare l'irrefrenabile circolo vizioso fra bisogno di stimoli e stimolo dei bisogni (come si sa, spesso indotti o condizionati dal marketing). Il tutto espresso da una vocalità discreta, quasi sussurrante. Come è nato il disco ospitato nella collana ''La luna e falò'' della Lizard Records (quale migliore approdo?), e come sei arrivato alla sua realizzazione? ''Ti ringrazio per la vocalità “discreta e sussurrante”. Ti posso aggiungere... asmatica, che corrisponde alla realtà :-). In effetti è stata una scommessa. Da ragazzo cantavo abbastanza e anche nei dischi dei Sithonia qua e là facevo degli interventi. Ho voluto, pur non essendo più abituato e con evidenti problemi di fiato, cantare personalmente queste canzoni per assumermene in pieno la… responsabilità. Insomma, gli ortaggi tutti a me questa volta. E questo è il senso dell’intero disco. Canzoni che avevano bisogno di essere realizzate e poi magari abbandonate, ma che rispecchiano alcuni anni della mia vita e del mio divenire anche attuale. Ci voleva Loris, un amico insomma, per capire e sopportare l’intenzione commercialmente masochistica che ci stava dietro e decidere di ospitare queste canzoni ne ''La Luna e i Falò'', perché proprio questa volta avevo solo la necessità fisica di esternarle e l’avrei fatto anche solo regalando la registrazione domestica a chi me la chiedeva. Ho da parecchio tempo abbandonato l’idea di realizzare con la musica un progetto di vita, in primo luogo perché non sono un musicista professionale, e pertanto difficilmente sarei stato un professionista, e poi perché la vita mi ha portato sempre ad altre scelte, giuste o sbagliate che siano. Le canzoni le ho realizzate sul mio portatile, spostandolo quando dovevo far partecipare altri musicisti. Sono andato in Abruzzo a registrare la chitarra elettrica di Alberto Celommi (già nella band di Pierangelo Bertoli, Goran Kuzminac, Giuni Russo e tantissimi altri), a Modena a prendere il violino di Maria Robaey, a Castel San Pietro a registrare le percussioni di Maurizio Lettera, e a casa mia o in una sala prova a sentire il tutto con l’aiuto di Marco Giovannini che mi ha affiancato nella realizzazione e in qualche intervento vocale''.

Scommessa vocale pienamente vinta e perfettamente adeguata al contesto (cosa mai scontata): gli ortaggi resteranno quindi in mercato... :-). Essendo tutti noi, volenti o nolenti, immersi nella società liquida post-moderna (per dirla con Bauman) e nel suo information overflow, come consideri, anche in relazione alla tua musica e ai tuoi prossimi obiettivi (attività promozionali, live) il dilagare della vita (e della musica) digitale e in particolare dei cosiddetti "social" (sottolineo: cosiddetti e fra virgolette, in quanto di realmente sociale non hanno proprio nulla)? ''Ho un rapporto molto tranquillo e sereno con i social. Non li enfatizzo, ma non mi disturbano e li uso, malamente come li può usare un sessantenne, per fare ascoltare la musica che mi piace e magari metterci qualcosa di mio. Non sono particolarmente traumatizzato dalla scomparsa del CD fisico, così come non mi dispiacque affatto la scomparsa dell’LP perché il CD mi sembrava suonasse molto bene ed era pure meno ingombrante :-). Non capisco, in sostanza, perché se accetto di essere diventato grasso e senza capelli debba pensare che non possa cambiare anche il modo di ascoltare la musica o comunicare con le altre persone. Certo, banalizzo e sono convinto che questa trasformazione comporti anche il sorgere di problematiche fino ad oggi sconosciute, ma non mi piace (per quanto Proustiano, ma è sbagliato pensare che Proust “amasse” il passato...) vivere pensando al passato come ad un tempo così migliore di quello attuale. Non lo penso e sono pure convinto che non fosse migliore. Solo diverso, quello sì. Attività promozionali non ne faccio un gran che (e colgo quindi con piacere queste occasioni come quella che mi stai offrendo), e concerti… men che meno. Loris (Furlan) mi ha invitato ad aprire un live di Davide Camerin a fine Febbraio e penso che ci andrò volentieri con la mia chitarra, ma non credo ci saranno molte altre occasioni. Poi si vedrà. Accetto tutto quello che viene con piacere. Se ci sarà da suonare andrò contento, altrimenti rimango a casa''.

Grazie Paolo, vuoi dire qualcosa ai cybernautici di Music Map? ''Un saluto caloroso a tutti i cybernauti di Music Map. E’ un luogo molto completo e aggiornato per conoscere nuova musica e avere notizie su concerti. Complimenti a Mauro e grazie ancora per questa intervista''. (MauroProg)