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11/10/2024
21/02/2020 CRM (CUSTOMER RELATIONSHIP MADNESS)
''La nostra musica? Possiamo riassumere tutto con l'etichetta ''Anarco Wave''...
CRM è un acronimo generalmente usato nel mondo del marketing, ma in questo caso è la musica ad essere chiamata in causa. I CRM (Customer Relationship Madness) sono Luca Palazzi (voce principale, drum machine e testi) e Francesca Ronconi (tastiere-digital synthesizer), Gianpaolo Rosato (basso) già membro dei Black Sonar, Francesco Degli Innocenti (chitarra), ex dei Dreg Machine e dei B-Back, ed Elisabetta Caiani (voce, cori, kazoo), un mix di origini e sonorità che si intersecano in un coinvolgente flusso musicale.
CRM, dal Customer Relationship Management alla Customer Relationship Madness. Attraverso un gioco di parole avete trasformato un sistema di gestione del rapporto con i clienti nella “follia della relazione con il cliente”. Qual è il messaggio insito in questa scelta? ''A 40 anni abbiamo ormai tutti ampiamente sperimentato quella strana cosa chiamata “lavoro” e quanto sia facile venire travolti dal vortice della pazzia dei desideri insensati di clienti che, rimbambiti dal neuromarketing, si avviano felicemente alla demenza compulsiva e narcisistica. Aspettative folli, richieste e ripensamenti continui, pretese ingiustificate rispetto al prezzo pagato, l’acquisto in sostituzione della seduta dallo psicanalista. Ovviamente che tu sia da una parte o dall’altra della barricata fa poca differenza, è il meccanismo in sé ad essere infernale. Da qui l’acronimo che abbiamo scelto per il nome del gruppo “Customer Relationship Madness” ma anche il titolo dell’album..“ Who are you exactly?”. Che è un anche verso di ''Danse Macabre'', quarta traccia del disco, una sorta di ultimo appello a staccare la spina all’isterismo consumistico prima che arrivi l’angelo sterminatore!''.
“Who are you exactly?” è il vostro primo disco uscito a novembre, un progetto musicale che spazia tra psichedelia post-punk, atmosfere musicali psycho-wave, sonorità elettroniche, noise e new wave, ponendo l’accento sulla società attuale. Qual è la vostra percezione in merito e quali sono i punti cardine che avete voluto inserire nell’album? ''Il nostro disco è una specie di giostra in cui vengono rimescolati tutti i generi che abbiamo amato, questo ci sembra forse l’unico modo sensato di fare musica nel 2020. Possiamo riassumere tutto con l’etichetta “Anarco Wave”, forse. Perché su una base wave finisce davvero di tutto. Dal krautrock dei Can ai sempre fondamentali Kraftwerk, Chuck Berry, il garage degli anni '60, la psichedelia americana west coast anni '60 e quella newyorkese, il punk di Iggy Pop, gli arrangiamenti granulari dei Cure in ''Disintegration'', i grandissimi Pere Ubu, gli Screamers, i Television e qualcosa dei mitici CCCP.
Rispetto alla società in cui viviamo, probabilmente quello che facciamo è restituire a chi ascolta attraverso una lente “psichedelica” (e con un po' ironia) quella follia e quella tendenza all’autodistruzione che sembra andare così di moda. Non a caso, nell’intro della prima traccia, ''Pluton'', abbiamo scelto la voce di Donald Trump per aprire il disco''.
Qual è stata la genesi del vostro percorso musicale? ''E’ successo tutto per caso, dopo la visione del film “Frank” di Lenny Abrahamson (2014).
Il film parla di un gruppo di musicisti impossibile, guidato da un cantante folle interpretato dal grande Michael Fassbender. Restammo folgorati sia da quell’approccio “libero” alla musica, sia dalla bellissima colonna sonora dei Soronprfbs.
Da lì è nata l’idea di fare musica in assoluta libertà, senza preoccuparsi del fatto che potesse piacere o meno al pubblico. La prima volta che andammo in sala, non avevamo la più pallida idea di cosa sarebbe successo. L’unico a portare un minimo di traccia (4 secondi di strofa e 2 secondi di ritornello!) fu Luca Palazzi, che aveva preparato qualcosa da casa, pur non avendo mai cantato in vita sua (allora era un pittore neo-espressionista, vedi: www.lucapalazzi.com).
Tornando alla nascita della band, tornammo a casa dopo 3 ore di improvvisazioni in sala e risentimmo le registrazioni (di pessima qualità) fatte con il cellulare... ci sembrò incredibile! Non riuscivamo a credere di essere noi quelli. Sembrava un live in una qualche cantina di un piccolo club polacco degli anni ’80, era invece l’embrione di quella che sarebbe diventata ''Blowjob Your Mind'', il secondo singolo uscito insieme al video proprio in questi giorni.
Per 9 mesi abbiamo poi creato di tutto, spaziando da un genere all’altro, Luca piantò di colpo la pittura per dedicarsi completamente al gruppo, che si riformò, includendo Elisabetta ai cori e Francesco alla chitarra.
Abbiamo così iniziato a sviluppare davvero i nostri pezzi e in 3 anni circa, grazie anche al lavoro di Alessandro La Padula in produzione (coinvolto da luglio 2018), abbiamo finito il disco che contiene 4 tracce di quelle primissime sessioni d’improvvisazione (riviste completamente) e 4 tracce create e registrate con la nuova formazione''.
A quali icone vi siete ispirati? ''Come diceva Carmelo Bene, “Nessuno è padre a un altro”. Poi siamo in 5, ci vorrebbero 6 mesi per ritrovare tutti i nostri “miti”. Di musica abbiamo già parlato, ma se parliamo di “icone” ci viene in mente il cinema che amiamo. Specialmente il senso dell’assurdo di David Lynch o Bunuel, ma anche Elio Petri, la capacità evocativa di grandi classici come ''Apocalypse Now'' o ''Blade Runner''.
Luca poi, da pittore, citerebbe Francis Bacon, ma chissà in che modo potrebbe entrarci con quello che poi facciamo. Sicuramente ha un’influenza sulla nostra estetica…''.
Il 13 febbraio è uscito il vostro nuovo singolo dal titolo “Blowjob your mind”, di cosa parla? ''Il video è un ri-montaggio di alcuni film muti, capolavori di inizio ‘900, riletti alla luce del crollo delle ideologie e delle religioni occidentali. Il protagonista è MISTER PIG, la nostra mascotte e uno dei “prodotti” della precedente vita artistica di Luca, che spesso nei suoi quadri rappresentava il maiale come simbolo del potere e della vitalità dionisiaca. Nel video quindi materialismo quindi, denaro, riti orgiastici e un po' massonici, si ritrovano a danzare allegramente tra demoni e suore liberate da ogni remora e pudore. E mentre MISTER PIG conclude la sua performance, il “grande capo" senza scrupoli si prepara ad officiare un inquietante rito. Il finale è una sorpresa!''.
Quali sono i vostri progetti futuri? Avete date in programma? ''Stiamo progettando i nostri prossimi live in accordo con la nostra etichetta. Troverete tutte le informazioni on line. Nel prossimo c’è senz’altro più elettronica e sperimentazione, con un approccio “libero” di accogliere incursioni e svolte musicali inaspettate, che mettesse in corpo anche un’inarrestabile voglia di ballare!''.