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08/06/2008   L'OR
  Un intimo pensiero e un sorriso a colori...

Una domanda che ti piacerebbe che la critica musicale ti facesse? "Mi piacerebbe sentirmi chiedere cosa provo mentre scrivo e compongo. La musica è per me una sorta di evasione, un ricordo nostalgico, un vissuto e un momento felice da condividere. Scrivere fa parte della mia indole, non è mai stato un processo forzato, è un bisogno di comunicare per esorcizzare il domani, per parlare con la gente: per questo la scelta del cantautorato in italiano, vogliamo che il pubblico capisca ciò che vogliamo dire". Inizia così una dolce, intensa e intima “chiaccherata”, uno scambio di semplici emozioni piene di ricordi aneddoti e passione con Emanuele Tinazzi, leader del gruppo veneto L'Or il cui album "Intimo pensiero" ha riscosso pareri favorevoli dalla critica musicale e non. Un debutto con la neonata VRec dal progetto discografico decisamente curioso e geniale, dove l'interesse principale non è il lato commerciale bensì quello di far conoscere al pubblico l'intensa mole di produzione artistica che sta alle spalle di una band assolutamente sopra le righe, dal curriculum d'autore e dalla voglia senza limite di vivere la musica in tutte le sue sfaccettature. Come componi, hai un posto preferito, una "casetta sull'albero" dove dar voce ai testi e alla musica? "Spesso mi vengono delle folgorazioni mentre lavoro, a casa o quando son con gli amici, così mi son dotato di un registratore portatile e mi capita spesso di lasciare solo il mio interlocutore per allontanarmi e registrare l'idea che mi è venuta in mente. La sera è il contesto ideale, spesso compongo in cucina, forse per il legame primordiale che si ha con il nutrirsi: in cucina nutri il corpo e da qui il mio nutrire l'anima con la musica. Cerco di amalgamare musica e parole, spesso nascono insieme perchè trovo che ogni testo abbia la sua melodia giusta, una relazione intensa e profonda". Che ne pensi dell'attuale mercato discografico? Nessun timore? "Non c'è paura, ma la consapevolezza che, se non si hanno alle spalle grandi mezzi di promozione e distribuzione, c'è la possibilità di non farcela. Ma questo non deve spaventare, per un musicista che crede nel suo percorso creativo c'è più la paura di diventare burattini che di essere divorati dal mercato discografico. Ma la cosa essenziale per evitare tutto questo è una forte coesione nel gruppo, credere nelle stesse cose: è essenziale quando una band arriva ad un certo punto, bisogna prima di tutto essere amici, è questo che determina il successo sul palco e nelle scelte discografiche. La scelta del box Cd1 e Cd2 registrati in presa diretta in un capanno, 12 -13 ore al giorno, è nata da questa immersione totale di 3 giorni in cui si è voluto imprimere su traccia tutto il materiale di anni di lavoro: da qui, con l'aggiunta di alcuni inediti, sono nati i due dischi, con l'uno che diventava complementare all'altro. L'idea dell'etichetta è stata poi quella della scelta di due canali di distribuzione diversi, i negozi ed i live". Com'è nato questo disco "Intimo pensiero"? "Il disco è nato da un percorso lungo, alcuni pezzi sono di 3-4 anni fa, altri più recenti, nati da un'evoluzione comune del gruppo di traccia in traccia. Da qui "Intimo pensiero", come pensiero volto a questo percorso emotivo di maturazione, "Intimo pensiero" come titolo dell'album perchè è anche l'unica ballata acustica presente nel disco". Il vostro rapporto con l'etichetta? "Idilliaco, spesso è difficile avere un buon rapporto con l'etichetta, spesso un'artista viene sfruttato spremendolo fino all'osso. L'etichetta poi, in effetti, non esisteva: siamo stati contattati dalla "Davvero comunicazione" di Davide Bonato che si è innamorato subito dei testi e del nostro concepire il rock e si è immerso così tanto nel progetto che ha deciso di creare l'etichetta VRec e produrci. Lui è tutto per noi, produttore, discografico, una figura a cui ci appoggiamo, un amico, e di rado è difficile trovare persone che credano in te e nel tuo progetto". Cosa cercate nei live e nel pubblico? "Una cosa che nessuno droga può dare, l'adrenalina: quando si è dall'altra parte del microfono hai una grande responsabilità, quella di influenzare lo stato emotivo delle persone, qualsiasi cosa dici. Hai una grande responsabilità ed è essenziale che tu ne sia consapovele". Tre dischi che rappresentano la vostra crescita musicale? "Fabrizio De Andrè con "In direzione ostinata e contraria": da qui il nostro amore per il cantautorato in italiano. Poi Jeff Buckley con "Grace": una persona che ci ha lasciato troppo presto come De Andrè, musicisti che hanno fatto la storia della musica. Infine gli Afterhours con "Germi": avevo 17 anni, fu una folgorazione di qualche secondo sentire l'attacco di "Dentro Marilyn", mi ha cambiato la vita. La musica da qui in poi è diventata tutto per il resto della mia vita". L'intervista termina così, anche se di intervista non vorrei parlare: piuttosto una piacevole e indimenticabile scoperta di come esistano ancora dei valori, di come con umiltà, consapevolezza e rispetto si lotta per un sogno, la musica che i L'Or definiscono "un abbraccio, una carezza che vogliamo trasmette con parole e suono". Un gruppo dalle notevoli capacità tecniche e dai buoni sentimenti, piccoli grandi giovani uomini che ci fanno capire che la vera e buona musica è proprio questa. (Sara Bracco)