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21/04/2020   MPM PRODUCER
  ''Da sempre scrivo di cose per le quali non sto bene...''

Musicista, produttore, songwriter. Non manca certo di poliedricità l’artista MPM Producer (Marco Porrà). Quindi, per conoscerlo più da vicino, gli rivolgiamo qualche domanda.

Le tue origini artistiche partono dalla militanza nella punk-band dei Wallcrush per 10 anni, e poi ? Cosa ti ha spinto ad intraprendere progetti solisti? ''Ciao! Il progetto Wallcrush è durato dieci anni. Dopo quell’esperienza, ho voluto continuare il mio viaggio nella musica. Inizialmente, non essendo più motivato a metterci la “faccia”, ho iniziato a produrre nel mio piccolo studio e ho sviluppato una figura che stava “dietro le quinte”. Lo faccio ancora oggi, ma in seguito ad avvenimenti personali ho sentito l’esigenza di rimettermi totalmente in gioco. MPM Producer è quindi un musicista moderno che scrive, arrangia e mixa la sua musica''.

L’acronimo MPM racchiude un doppio significato: lo spieghi ai nostri lettori? ''Durante il periodo di produzioni nel mio studio, ho creato i vari profili social con quel nome. Molto banalmente: Marco Porrà Music Producer; musiche per clienti, altri artisti, jingles, etc. Trattandosi di vari mercati, un nome sobrio era quello che serviva. Quando ho deciso di far partire anche un progetto artistico, ho pensato che anzichè ripartire con social e cambi di nome, fosse interessante sfruttare quel nome, dandogli nuova linfa. L’alter ego artistico è quindi My Poison’s Mark (il segno del mio veleno). Sempre io, ma in veste più arrabbiata...''.

Il tuo modo di sperimentare passa attraverso la miscelazione di suoni e beats a 360 gradi. Sembrerebbe più un’investitura da D.J. Ha pensato mai di suonare anche in consolle? ''Ti ringrazio per la domanda, in realtà il DJ e il producer possono essere due cose affini, come due cose completamente diverse. Ho anche un progetto parallelo di musica elettronica (più intrapreso per allenamento), quindi ci pensai a suo tempo. Ma credo questa formula di mix tra suoni e live possa essere più vicina alla mia reale personalità''.

“Reborn” fa parte del nuovo e.p. omonimo. Quanti pezzi ci sono e di quale tematiche ti occupi? ''Saranno sette pezzi. Sono sempre stato più affascinato dalla musica “maledetta”, dalla scrittura per sfogo, per necessità. Da sempre, quindi, scrivo di cose per le quali non sto bene, siano vicende personali o riflessioni varie. Le tematiche sono quindi differenti e non necessariamente legate fra loro. Si potrà quindi trovare un pezzo sulla sindrome da social network, ma anche uno che parli dell’andarsene via dal proprio paese e dalle proprie abitudini. Insomma, il filo conduttore è dato dai miei deliri personali!''.

Nel brano si evince la “frustrazione” di dipendere dalla società e dalle decisioni arroganti del Potere. Ma, con il libero arbitrio, non credi sarebbe un caos generale? ''Assolutamente, la mia non è un’istigazione all’anarchia o alla disoccupazione, eheh. Di nuovo, è uno sfogo. Una riflessione. Nel testo (come spesso accade nei testi rappati) si possono notare anche altre sfumature che propongono strade parallele al “concept” primario del brano. C’è chi riesce ad avere il lavoro, la famiglia e pagare il mutuo. E fare le stesse cose per una vita. Tra questi, c’è chi si lamenta e chi no. Ma in fondo, a loro va bene così, beati loro. “Reborn” parla anche di questo; di chi vuole provare a costruirsi qualcosa di totalmente personale, uscendo da schemi preimpostati. E’ chiaro che parliamo di una minoranza''.

E’ noto che dalle difficoltà si cresce più maturi ma non tutti sono capaci di rinascere perché bloccati dall’inerzia. Tu, invece, come ci sei riuscito? ''E’ una domanda interessante, alla quale è difficile rispondere in poche righe. Volendo, ho in parte risposto con la domanda di prima. E’ umano avere momenti, lunghi o meno, in cui si è bloccati dall’inerzia. Mi son trovato a dare una grossa svolta alla mia vita andando a lavorare all’estero (a 30 anni... non a 20!). Cambiare abitudini, compagnie, paese è ovviamente una bella botta. Ma da subito sapevo di voler continuare con la musica. Dopo qualche mese passato a cercare contatti utili, mi sono convinto che avevo bisogno di qualcosa di più di un semplice “impiego” in uno studio di registrazione. Ci volevo riprovare con più forza, mettendomi maggiormente in gioco. Per me, la rinascita, è stata data da una forte passione. Ma le occasioni di rinascita possono essere diverse a seconda dell’individuo''.

Chi ti volesse contattare per collaborare come può rintracciarti sul web? Con chi ti piacerebbe instaurare un interscambio artistico? ''Mi trovate ovunque nei principali social: Instagram (nel quale ho in mente di creare contenuti a parte), Facebook, e consiglio a tutti Youtube per vedere i video. Collaboro saltuariamente già con dei rappers o con artisti di vario tipo. Vedremo cosa ci riserverà il futuro''.

Un sincero ringraziamento a Marco per averci offerto dettagli della sua storia musicale, e gli auguriamo brillanti sviluppi futuri per la sua arte. ''Grazie a voi! Speriamo di risentirci presto!''.