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26/04/2020   ALFREDO MINUCCI
  ''Napoli non è solo una città, Napoli è la mia prima fidanzata...''

Nato nel 1970, Alfredo Minucci è stato definito dalla critica giornalistica “un cantautore capace di riprendere quella corrente musicale chiamata Neapolitan Power", molto diffusa negli anni Ottanta, della quale hanno fatto parte Pino Daniele, Enzo Avitabile e Tullio De Piscopo. A maggio 2008 è uscito con ''Jamm' a vedé'' (terzo album) nel quale canta la speranza di un popolo (quello napoletano) che ha voglia di riscatto e vuole dare voce ai desideri più profondi del cuore. E’ il progetto discografico della svolta grazie all'incontro con una nuova compagnia di amici che, nel Rione Sanità, testimonia (appunto) “la speranza”. Sempre con questi ultimi, nel 2009 pubblica “Cammenanno”, una vera e propria passeggiata tra i vicoli di Napoli in compagnia di alcune canzoni classiche napoletane e alcuni brani inediti di sua composizione, accompagnato da una vera guida turistica di Napoli. Nel 2010 presenta ''Senza tiempo'', al Meeting di Rimini 2010 e partecipa a varie manifestazioni musicali, tra le quali da segnalare il “Ravenna Festival” in veste rappresentante della musica napoletana contemporanea. Nel marzo 2020 pubblica il singolo ''TIENEME CU TTE'' (scritto con Michele Buonocore, arrangiato da Ennio Mirra e Prodotto da Future artist con l’etichetta discografica EVERGREEN ed inserito nella raccolta MUSICA SENZA TEMPO VOL 1) distribuito da ARTIST FIRT. Lo stile molto personale e la voce calda collocano Minucci nell'élite della musica napoletana d’autore.

Ciao Alfredo, ci parli un po’ del tuo percorso artistico? ''Artisticamente nasco come cantante di pianobar ai matrimoni, dopo aver fatto la gavetta in questo “mestiere” ho cominciato a scrivere canzoni e a voler interpretare brani che raccontassero della mia vita. Nel 2004 esce il mio primo album dal titolo “Ventodelsud” che raccoglieva 10 anni di poesie che avevo musicato e fatto arrangiare da Bruno Illiano, storico tastierista di Pino Daniele. Poi ho cominciato a sperimentare anche la musica etnica, infatti il secondo album dal titolo “Sient’o core” ha queste influenze world music ed è arrangiato da Nuccio Tortora, colui che ha dato la svolta etnica all’ultimo Nino D’Angelo. Quindi ho sperimentato il blues mediterraneo, l’etnico, il folk e il pop, tutto rigorosamente in lingua napoletana''.

E’ uscito il tuo singolo “TIENEME CU TTE”. Ci racconti il significato di questo brano? ''''Tienemi cu tte'' è un inno all’amore vero, quello che non può mai finire. Rimane dentro anche quando non si sta più insieme, magari nascosto in un piccolo punto in fondo al cuore, ma basta un attimo per farlo riemergere, basta una canzone, un profumo, qualcosa che lo rende sempre vivo. ''Tieneme cu tte'' è un inno all’amore “senza tempo”''.

Com’è nato l’incontro con Michele Buonocore, e l’idea di scrivere questo brano con lui? ''Ci siamo conosciuti agli inizi delle nostre carriere, quasi vent’anni fa, io raccontavo la Napoli del centro storico, dei vicoli, dei quartieri difficili e lui raccontava la vita e le tradizioni dell’hinterland Vesuviano, comunque due facce della stessa terra, con tutte le sue meraviglie e tutte le sue contraddizioni. Questa sensibilità comune ci ha sempre uniti e dopo un po’ di anni ci siamo incontrati di nuovo e abbiamo deciso di scrivere qualcosa insieme. Michele ha una vena melodica che apprezzo molto e che io non ho, forse a lui piace il mio modo di scrivere i testi, di raccontare la realtà che mi circonda. Penso che ci completiamo a vicenda''.

Il brano è stato arrangiato da Ennio Mirra dell’etichetta EVERGREEN, ed inserito in MUSICA SENZA TEMPO VOLUME 1. Parlaci di questa raccolta. ''E’ un progetto molto interessante, Ennio è un innovatore, ha delle intuizioni geniali e rende i brani che tocca più che contemporanei, direi “futuristici”. La cosa rivoluzionaria, secondo me, è prendere dei testi e delle melodie che hanno un linguaggio e uno stile “classico” e vestirle di modernità e attualità per renderle fruibili a tutti, anche ai più giovani. Su questo Ennio Mirra è un maestro. Il progetto, ripeto, è rivoluzionario''.

Cosa rappresenta Napoli, i suoi vicoli, il suo dialetto per un cantautore nato in questa città? ''Napoli non è solo una città, Napoli è la mia prima fidanzata, quella che ha ispirato le mie prime canzoni, che mi ha fatto venire la voglia di scrivere. Ho avuto la fortuna di nascere in una città che, nel bene e nel male, non ti fa mai annoiare. Ogni giorno nasce una nuova ispirazione e poi, come diceva un illustre cantautore napoletano (il più grande di tutti: Pino Daniele), le migliori cose nascono dalla sofferenza, posso confermare che è una grande verità. Per quanto riguarda il dialetto, io credo che non potrei esprimere quello che voglio raccontare in un'altra lingua, il napoletano è sintetico ed efficace forse come nessun linguaggio, faccio sempre un esempio per spiegare questo: se io dicessi “ti voglio tanto bene”, sarebbe chiaro che ti voglio bene, ma se io dicessi: te voglio bene assaje! sembrerebbe che ti voglio più bene, non so come dire, ti riempie la bocca e il cuore!''.

Chi consideri sia stato il tuo grande Maestro, la tua ispirazione? ''Parto dalla tradizione in generale, il patrimonio della musica classica napoletana mi accompagna dalla nascita e mi ha ispirato da subito, poi sono passato per i grandi “innovatori” di questa musica, Renato Carosone, Pino Daniele e Nino D’angelo. Coloro che hanno preso il meglio della nostra musica classica e popolare e l’hanno rinnovata, sperimentando, rischiando di non essere capiti, ma alla fine hanno vinto loro''.

Sei uno degli artisti che cerca di riprendere la "neapolitan power” che è stata anche definita “La potenza plebea della musica”, una corrente della quale facevano parte i grandi della musica napoletana come Pino Daniele. Puoi spiegare ai non napoletani di cosa si tratta? ''Fine anni '70 e inizio anni '80, esisteva la musica napoletana classica, melodica, ma alcuni giovani, influenzati e affascinati dalle sonorità che arivavano dall’Inghilterra, dall’America, dal Sudamerica, hanno cominciato a sperimentare queste nuove sonorità e a fonderle con i suoni mediterranei della nostra tradizione, avvicinando sempre più le giovani generazioni alla musica napoletana, faccio alcuni nomi che mi hanno particolarmente affascinato: Napoli Centrale, Pino Daniele, Teresa De Sio''.

Qualcuno ha detto che il futuro della canzone napoletana è negativo perché non esistono più certi valori sociali e non c’è più cultura. Personalmente cosa ne pensi? ''Penso che finché Napoli vivrà, la musica napoletana non morirà mai, ci sarà sempre qualcuno che potrà raccontare la vita e la realtà di questa terra meravigliosa. Il problema è uno solo, stavolta faccio io a voi una domanda: daranno visibilità a tutto questo? O lo ghettizzeranno come stanno già facendo?''.

Stai pensando già a qualcosa di nuovo? ''C’è sempre qualcosa di nuovo che viene a cercarmi, le canzoni nuove sono nell’aria, devo solo “acchiapparle”...''.