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28/04/2020   KARMA CREEP
  ''Essere un gruppo non è solo ritrovarsi per suonare insieme, ma crescere insieme...''

I Karma Creep sono un collettivo milanese, con all’attivo un e.p. ed un album previsto per ottobre. Conosciamoli meglio in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Vorrei”.

Benvenuti. Siete in scena appena da tre anni ma, in precedenza, quali sono state le vostre esperienze e come è nata l’idea di formare la band? ''Ciao! Grazie per averci ospitato. I Karma Creep nascono nel 2017, dopo l'incontro tra Jess, la cantante, e Simone, chitarrista. La forza motrice è la comune passione per la musica e l'intento di farne massima forma di espressione e libertà. La formazione si è evoluta nel tempo (direi che è fisiologico in quasi tutte le band) e finalmente, con Carlo, Davide e Rebecca, abbiamo guadagnato 3 ottimi amici, 3 ottimi musicisti e una coesione senza precedenti. Nel corso di questi anni ci siamo esibiti in club e palchi di riferimento sia per la scena indipendente milanese e nazionale (tra cui Legend club, Alcatraz e Teatro Ariston), sia con esperienze live all’estero. L'affiatamento sempre crescente tra i membri del gruppo ha catalizzato sia l'evoluzione del nostro rapporto che delle produzioni, sempre con l’obiettivo di trasportare l'ascoltatore nel proprio universo di emozioni. Questa evoluzione è condensata nel nostro nuovo singolo “Vorrei”, di cui vi parliamo oggi e che anticipa l’uscita del prossimo lavoro discografico prevista per il mese di ottobre 2020''.

Con un solo e.p. all’attivo (“Segnali”) si evince, però, come in poco tempo abbiate raggiunto una bella intesa. Come avete fatto? ''Crediamo che le componenti fondamentali siano l'essere spinti dalla stessa passione, essere coinvolti allo stesso modo nella creazione delle canzoni, e coltivare un rapporto umano prima ancora che professionale. Essere un gruppo non è solo ritrovarsi per suonare insieme, ma crescere insieme''.

Di cosa tratta il nuovo singolo “Vorrei” che anticipa l’album previsto in autunno? ''''Vorrei'' affronta e sottolinea in modo crudo e diretto il peso della pressione sociale e circostanziale alla quale tutti noi siamo soggetti giorno per giorno. Da questa consapevolezza nasce la necessità di evasione di cui il testo racconta. ''Vorrei'' è l’espressione del desiderio, la ricerca spasmodica di ciò che ti fa stare bene. È voglia di libertà, di rompere le catene che soffocano l’istinto''.

Il videoclip alterna due locations, espressione di un’alternanza emotiva: incatenamento ed evasione. La prima prevale sempre sulla seconda? Se sì, perché? ''Pensiamo che incatenamento e voglia di evasione siano estremamente connessi, perché la prima fa scattare la seconda, ma vogliamo far prevalere la reazione alla sottomissione. La volontà di evadere, infatti, è il tema principale del brano e si contrappone con forza a tutta quella serie di approcci nocivi quali il pregiudizio ed il perbenismo, con l’obiettivo di far riflettere su sé stessi, sulle proprie aspirazioni, di fare scattare una reazione ad una situazione di impasse interiore''.

Quali altre tematiche affronterete nell’imminente album? Ci saranno canzoni anche in inglese come nel primo e.p.? ''Siamo molto contenti di questa domanda. Le nostre canzoni sono sempre molto introspettive e trattano tematiche che vanno da riflessioni profonde alle pulsioni più primordiali. Si parlerà di indipendenza e amore per sé stessi, di relazioni sofferte e nostalgiche, di sesso, di spazio. Narriamo di sensazioni nel quale l'ascoltatore può riconoscersi e fare luce sui diversi aspetti del proprio universo interiore. Tendenzialmente stiamo prediligendo testi in italiano, ma capita che qualche melodia si predisponga meglio ad accogliere un testo in lingua inglese. In quest'ultimo album, infatti, ci sarà una sola canzone in inglese''.

In tre anni, avete già acquisito un certo vissuto live, culminato l’anno scorso con la presenza al Dublin Castle di Londra. Che preziosità vi ha lasciato quel tour? ''Ogni esperienza è unica a suo modo. La prima volta all'estero è importante perché ci ha permesso di toccare con mano il modo in cui viene vissuta la musica in un contesto diverso dal proprio Paese, e creare un networking di conoscenze con band e addetti ai lavori che ci hanno facilitato l'organizzazione di un nuovo tour l'anno dopo''.

Il vostro sound annovera stili pop-rock ed alternative: ispirato dagli ascolti di quali big? Ci saranno ampliamenti stilistici nell’album? ''Le influenze musicali sono tantissime. Molto dipende da cosa ascoltiamo in un determinato periodo, da come ci sentiamo e che sound stiamo cercando per rendere le nostre emozioni 'tangibili'. Facciamo un elenco delle principali. Per le nostrane: Baustelle, Le Vibrazioni, Litfiba, Franco Battiato, Bluvertigo, Gazzè, cantautorato in generale. Per quanto riguarda gli artisti stranieri: Radiohead, Muse, Coldplay, un po' in generale la scena rock inglese e lo space rock anni '70. I Karma Creep sono rock, ma non solo questo. Ci sono canzoni funk, pop-rock, romantiche, folk, intermezzi strumentali. Ci risulta difficile identificarci sotto un unico genere. Traduciamo in musica e testo le sensazioni del momento e questo ci dà un potenziale espressivo praticamente illimitato''.

Milano è sempre una piazza recettiva per la musica? C’è dialogo e confronto con altre bands dell’underground meneghino? ''Si potrebbe aprire un dibattito infinito su questi argomenti. Proviamo a rispondere tenendo conto di alcuni fattori che, con pro e contro, influiscono su tutto ciò. Prima forse l'unico modo per conoscere altri musicisti e addetti ai lavori era il palco, che fosse un evento organizzato o una jam. La prerogativa era suonare, imparare da chiunque per migliorare e coltivare contatti per collaborazioni future. La situazione secondo noi è cambiata in primis con il ruolo predominante (e l'uso a volte improprio) dei social. Utilizzati senza eccessi di protagonismo, sono uno strumento utilissimo per la self-promotion di artisti (emergenti e non) ed hanno una potenzialità infinita per connettere musicisti di tutto il mondo, creare collaborazioni e migliorare il modo di condividere la musica. Purtroppo non è sempre così. Molto spesso, anzi, i social sono più vetrine per 'mettersi in mostra' o 'emergere' dal marasma oceanico di utenti che ne usufruiscono (questo a prescindere dall'ambito musicale). Essendo già la musica, e la cultura della musica, considerate meno di quanto meriterebbero, ed essendoci sempre più artisti validi, ma misconosciuti, le band risentono del fascino di un riconoscimento digitale della loro esistenza e del loro lavoro e cercano di farsi strada in modo individuale, evitando la maggior parte delle volte l'unica cosa che davvero può cambiare la situazione: la solidarietà tra gli emergenti stessi. Ciò si traspone, a volte, anche in situazione di live. Ci è capitato di condividere lo stesso palco con altre band che si sono limitate a portare sul palco il proprio prodotto, evitando la familiarizzazione e le collaborazioni, anche improvvisate, per coltivare una rete di rapporti e crescita sinergica, ed è un peccato. Milano risente di questo come molte altre città al mondo, ma non vogliamo fare di tutta l'erba un fascio, anzi personalmente, come band, ogni volta che organizziamo un evento, cerchiamo di coinvolgere il maggior numero di artisti possibile, anche provenienti da altre regioni. Abbiamo suonato con artisti di Bologna, abruzzesi, lombardi ovviamente, e siamo convinti che questa sia la strada giusta da percorrere. Un'altra nota positiva viene da alcuni gestori dei locali in cui abbiamo suonato. Abbiamo trovato tanta empatia ed amore per la musica live e la diffusione della cultura musicale nel panorama nostrano. A tal proposito se ci permettete un saluto, vorremmo abbracciare virtualmente tutti i ragazzi del Babila Hostel&Bistrot, che incarnano la Milano che promuove la buona musica emergente''.

Con le migliori prospettive di carriera, ringraziamo i Karma Creep per le risposte e li attendiamo alla prova del debut-album: arrivederci ad ottobre! (Max Casali)