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22/02/2009   CRISTIAN GRASSILLI
  'Avere sempre bisogno di termometri di gradimento, fa un po’ appassire...'

Lo definiscono un cantautore ironico e sensibile, attento alle cose semplici, alla quotidianità, in grado di mescolare sapientemente canzone d’autore con influenze Jazz, pop o rock. Un demo in due canzoni (“Strana Lady” e “Figlio Unico”), un buon numero di premi all’attivo, ed ora il suo primo disco totalmente autoprodotto: “Io promo”. Naturalmente noi volevamo saperne qualcosa di più! La musica ti accompagna dai 15 anni: come è cambiato il tuo approccio e quanto ti ha cambiato? "Continuo a mantenere un approccio naif di esecuzione musicale, tecnicamente non tanto distante dagli esordi, il mio approccio alla musica è partito dal gioco e dall’istinto; col tempo ho cercato di spiegarmi ciò che facevo, di renderlo più mio e più consapevole, comunque mi piace ancora mantenere un tono fanciullesco quando scrivo...". “Io promo” è il tuo primo cd autoprodotto, qual è il brano a cui sei più legato e perché? "“Sotto i portici di Bologna“ è la canzone a cui sono più legato; mi ricorda una notte, da solo, a Bologna… l’ho iniziata a scrivere per strada... i miei amici mi hanno dato buca a un appuntamento ed è nata così. E' la prima traccia del cd e, in un certo senso, è stata l’inizio di tante avventure. Diciamo che è un vero e proprio bauletto di piacevoli ricordi colorati!". Attraversa atmosfere intime e repentini cambi di registro, il tuo album: come mai questa scelta di raccontarti attraverso così tanti stili? "Questa scelta deriva dal fatto che ho voluto giocare con i colori per creare un quadro eterogeneo, che mi rappresentasse in ogni mio lato. Gli stili e i generi aiutano a trovare una collocazione precisa all’emozione che sento e che voglio trasmettere: è come se questo disco fosse un piccolo prisma del mio mondo musicale, una specie di biglietto da visita". Le tue più grandi influenze? "Daniele Silvestri, Paolo Conte, Vinicio Capossela, Samuele Bersani, e anche il Vasco dei primi tempi, tonsilliti a parte!". Parlami di “Sono stufo” e “L’aperitivo”, due brani che hanno preso vesti più rock e anche elettro-pop: come mai tale scelta? Un cambio di rotta? "Sono due canzoni il cui contenuto ha a che fare col gridare, e sentivo che il rock, o come dici tu l’elettro pop (chiamiamolo Rop!), meglio catalizzava le emozioni del testo. La prima è uno sfogo sulla società in tono lamentoso, di un uomo che si trova impotente davanti a ciò che succede nel mondo, dalla guerra ai salotti televisivi. Il secondo è uno spaccato ironico su un’abitudine, un ”vizietto“ dei nostri tempi che è quello dell’aperitivo. Il protagonista della canzone è un ''felicione'' convinto che la vita si identifichi con questa moda, peccato che si addormenti in casa ubriaco e non esca con la sua morosa, ma va bene anche così!". La tua formazione musicale arriva da una preparazione classica: hai studiato canto e pianoforte, pregi e difetti? "L’aver sbirciato nel repertorio classico mi ha permesso di incontrare musiche nelle quali chissà se mi sarei imbattuto. Mi sono avvicinato ai rudimenti della musica. Quando la questione si faceva troppo tecnica io shiftavo sempre e mi andavo a rifugiare in melodie che inventavo, alle quali mettevo poi parole, così ho iniziato a scrivere". Che cosa vuoi che arrivi al pubblico della tua musica, e che cosa è arrivato secondo te? "È molto difficile dirlo, ora come ora, non chiedo mai cosa arriva della mia musica alla gente. La mia aspettativa più grande è che una persona si possa riconoscere in qualche canzone, in qualche concetto. Si scrive anche per dimenticarsi che si è soli!". Che cosa condividi e cosa non condividi del panorama musicale italiano? "Il panorama musicale? Mah, il dover piacere e cercare consensi a tutti i costi non mi piace! Il fatto che si abbia sempre bisogno di termometri di gradimento per testare un prodotto, per costruire un progetto, fa un po’ appassire. Condivido chi continua la propria ricerca cercando, misurandosi, confrontandosi e poi scegliendo". In che cosa la tua musica fa la differenza secondo te? Quali sono i tuoi punti di forza? "Non penso che la musica si debba mettere sulla bilancia o sia più forte di un’altra. Può sedurre, rispondere a dei bisogni, essere più comunicativa, ma paragonarla a un’altra non è nelle mie corde. La vera musica è musica onesta, che non mente, indipendentemente dal genere, dal taglio di capelli o dalle copertine dei cd. Questo ingrediente la fa lievitare!". Uno slogan o una frase celebre che ti rappresenta come persona e come artista, nella vita e nella musica? "Chi la dura la vince!". (Sara Bracco)