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17/07/2020   DANIELE BARSANTI
  ''Non credo si possa imparare qualcosa se non si è già instradati verso l’ascoltare o il capire...''

Il tuo ultimo brano, "Le Commesse", ci riporta con la mente alla routine che tutti abbiamo dovuto sopportare nei mesi scorsi. Come ti ha cambiato la quarantena? Come l'hai vissuta? Ti ha insegnato qualcosa in particolare? ''E’ stato sicuramente un momento per riflettere, per fare scattare delle domande, delle molle che avevo già in mente, non credo si possa imparare qualcosa se non si è già instradati verso l’ascoltare o il capire. L’insegnamento non arriva per osmosi''.

Come e quando è nato questo brano? ''E’ nato appena dopo il lockdown, avevo fame di vita e mi sono buttato dentro un negozio a ricercare “normalità”. E’ stato li che ho visto questa scena. Una commessa che piegava e ripiegava la solita maglietta che qualche cliente puntualmente prendeva e buttava la’. Nel suo sguardo assente ho visto tutto il film ed è nata la frase madre “sono una vita che ripiegano la vita in uno scaffale”''.

Questo brano anticipa il tuo nuovo album. Quali saranno gli argomenti principali del tuo prossimo progetto? Ci sarà un filo conduttore tra i vari brani? Puoi anticiparci qualcosa? ''C’è un linguaggio comune, una ricerca comune dell’emozione, forse è questo il comune denominatore.Si parla di vita a 30 anni, di ragazzi che cercano in una notte un amore un po’ bastardo (nel significato vero del termine), randagio, di zingarate in una Versilia che si tinge di lusso ma rimane una provincia. C’è tanta vita''.

Quali sono gli artisti a cui ti ispiri quando scrivi e componi? ''Quelli che sento quando scrivo una canzone... Ti spiego meglio: ogni volta che scrivo un brano, mi viene in mente cantato con la voce di un altro artista, e ti giuro che io lo sento cosi sempre. E’ così che capisco se c’è qualcosa di valido da seguire oppure no''.