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27/11/2024
22/07/2020 ANDREA PELLICONE
''Le mie curiosità, non solo nella musica, mi spingono ad alzare sempre un pochino l’asticella...''
Andrea Pellicone è musicista, cantante, polistrumentista e compositore. Lo ospitiamo per parlare del secondo concept-album “Something you should know”, dedicato alla tragedia del crollo del ponte Morandi.
Ciao Andrea. Batterista da 35 anni e compositore da 15. In quali àmbiti ti sei mosso in tutto questo tempo? ''Ciao Max. Per farla breve, ho iniziato come tutti gli adolescenti degli anni ’80 suonando (male) classici hard rock ed heavy metal (Led Zeppelin, Iron Maiden, Black Sabbath, Van Halen ecc.). In età universitaria mi sono avvicinato al polistrumentismo ed allo studio dell’armonia, con l’aiuto del pianoforte e delle lezioni e laboratori, specificamente nell’ambito jazz che ho frequentato per una decina d’anni presso vari maestri e scuole. Ho conosciuto il post-rock dei compagni di viaggio Oceans on the Moon (divertendomi nella poliritmia, suonando la mia batteria incastrata alle loro percussioni elettroniche) e, dal 2017, ho intrapreso la mia via solista sperimentale con il Van Gogh Project''.
Hai fondato la tribute band “Le nuvole” dedicata a De Andrè e militi negli Oceans on the Moon. Oggi curi l’avventura solista del Van Gogh Project. Una scelta che denota il tuo indirizzo a diversificare le proposte? ''E’ un percorso anche di vita, dove le mie curiosità, non solo nei vari generi, ma anche su me stesso, mi spingono ad alzare sempre un pochino l’asticella''.
“Something you should know” è il tuo secondo concept-album dedicato alle vittime del ponte Morandi: quanto ti ha impegnato per scrivere con “equilibrio” tattile per rispettare il dolore dei parenti? ''Tantissimo. All’inizio addirittura avrei voluto introdurre ogni brano con una intervista di tale manager o taluno personaggio politico e poi iniziare con testi ben poco “trattenuti”, poi mi sono reso conto che sarebbe stato molto meglio e molto più appagante cantare e suonare il dolore di una città e di tante persone senza precludermi questo obbiettivo con eccessive “forzature”. I parenti hanno ascoltato i miei pezzi e con loro abbiamo deciso cosa ritoccare nei testi''.
Nell’album hai suonato tutti gli strumenti. C’è qualcosa che rifaresti, magari con l’apporto di altri musicisti? Continuerai su questa linea del concept? ''Con l’apporto di altri musicisti che io immagino… rifarei tutto. Il problema sta nel fatto che il genere sperimentale, o rock-prog, come tanti “classificano” la mia musica, rende difficile trovare collaborazioni che remino nella stessa direzione''.
Cos’è quel “Qualcosa che dovresti sapere” del titolo? ''L’Amore che sopravvive ad ogni dolore e strazio''.
Le tematiche che legano gli otto brani spaziano dal reale all’onirico, in formula sperimental-prog, con riferimenti importanti come l’Ave Maria di Schubert, L’Infinito di Leopardi ed altri: non temevi di turbare la sensibilità di orecchie filo-intellettuali? ''Assolutamente si, ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione sulle mie canzoni, augurandomi che lo faccia non per partito preso ma con un certo senso di consapevolezza''.
Come nasce, tendenzialmente, un tuo brano: dall’osservazione? Da forti emozioni? Dal desiderio di comunicare, oppure? ''Partono emozioni, stati d’animo da liberare per stare meglio, bisogno di toccare qualcosa che emetta note per poterle esprimere, scrivere, laddove ci siano, i testi di queste musiche nuove suonandole, e poi ricontrollando che il tutto sia coerente con l’idea iniziale''.
Quando si sbloccherà la situazione dei live, sono previste date per “Something you should know”? E, se sì, come sarà impostato il tuo spettacolo? ''Sono in cerca da due anni di musicisti in grado e che abbiano piacere di suonare i miei pezzi, ed ancora cerco. Un ipotetico tour di quest’anno lo vedrei iniziare con le sirene del porto di “My sea is screaming”, per poi fare un viaggio interiore tra i pezzi del primo e secondo album, con parecchio spazio a momenti di scambio, dialogo strumentale e improvvisazioni: sogni… sogni… chissà…''.
Con le migliori prospettive di carriera, ringraziamo Andrea Pellicone per le risposte e lo attendiamo per il prossimo concept (?). Chi vivrà vedrà…