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02/09/2020   REDSWINE
  ''Rock'n'roll nel 2020 è ancora sinonimo di anticonformismo, senza badare alle mode...''

I RedSwine sono un quintetto di Verona orientato all’hard-Southern rock e rock’n’roll che pubblicheranno, ai primi di ottobre, il debut-album “Clodhopper rock’n’roll” su etichetta Vrec Label. Conosciamoli meglio.

Benvenuti. Vi siete formati nel 2016. Come nacque l’idea dei RedSwine e come avvenne l’incontro tra voi? ''Arriviamo quasi tutti da esperienze diverse, accomunati dalla passione per il r'n'r "più vero", e dall'autenticità che ha reso queste sonorità immortali. L'idea era (ed è) quella di proporre brani senza troppi compromessi, scrivendo solo pezzi e adottando soluzioni che giudichiamo interessanti, nulla di più, né di meno. Il nostro genere è chiaramente riconducibile al mondo dell'hard rock ma non si tratta di una scelta fatta a tavolino… è quanto esce naturalmente quando ci ritroviamo a comporre tra quattro mura''.

Prima di intraprendere la strada degli inediti, presumo che vi siate fatti le ossa suonando cover. Se sì, di chi? ''Eh già… e tuttora ci divertiamo talvolta a rispolverare qualche pezzo. Diciamo che non ci siamo fatti mancare nulla, dai mostri sacri ai gruppi meno conosciuti, senza pregiudizi o ragionamenti legati alla popolarità dei brani… se suona per noi, è ok. Volendo fare qualche nome: Led Zeppelin, Deep Purple, Cream, Humble Pie, Montrose, Rose Tattoo, Black Crowes, Lucifer's Friend, Cactus, Budgie ecc.''.

“My baby” è il singolo che fa da apripista all’album “Clodhopper rock’n’roll” previsto per ottobre. Cosa vi ha spinto a scegliere questo brano? ''Abbiamo riflettuto abbastanza sulla scelta del pezzo, il lockdown da questo punto di vista ci è servito. Ti confessiamo poi che ciascuno di noi è affezionato per un motivo o per un altro ad un pezzo nello specifico, e trovare una sintesi non è stato semplicissimo. Alla fine abbiamo scelto "My Baby" perché è stato il primo pezzo che abbiamo iniziato a comporre, ma anche l’ultimo ad essere pronto, dopo vari riarrangiamenti e ascolti. Ogni volta che l’abbiamo suonata è cresciuta con noi, e riteniamo sia un concentrato efficace di tutti gli ingredienti che si possono trovare nell'album''.

Di cosa parlano i vostri testi? Cosa tenete che arrivi di più all’ascoltatore: le parole o la musica? Quanti brani sono previsti? ''Vogliamo parlare di tutto senza schemi precostituiti o pregiudizi: vita quotidiana, un evento che ci ha particolarmente colpito, piuttosto che una storia personale vissuta insieme o da qualcuno di noi singolarmente. Per noi musica e parole sono parte integrante del risultato finale, chiaramente l'aspetto musicale con le sue innumerevoli sfaccettature rappresenta una parte molto caratterizzante e alla quale teniamo particolarmente''.

Sia dal vostro nome (Suino Rosso) che dal titolo dell’album (Rock’n’roll zoticone) si evince ironia e… much fun. E’ così? ''Sì, assolutamente, per noi la musica è prima di tutto passione e divertimento. Il sapersi non prendere troppo seriamente è parte del gioco. Poi pensiamo che Rock ‘n Roll nel 2020 possa essere ancora sinonimo di anticonformismo, come lo è sempre stato, senza badare alle mode. La cosa che conta è trasmettere le nostre emozioni a 100 dB. RedSwine, poi, suona veramente bene e ha degli inside joke che chi ci ascolta si divertirà a trovare''.

Il lockdown vi ha imposto di spostare la data di uscita del full-lenght, prevista nel primo giorno di primavera. E’ stato più un “danno” o più un’opportunità per adottare correzioni e riformulazioni assemblative? ''Eravamo pronti, sui blocchi di partenza, l'album non ha subito modifiche. Abbiamo tuttavia sfruttato il lockdown per ragionare su qualche nuovo pezzo al momento ancora in definizione''.

Qual è lo spunto per far nascere una nuova canzone e come è la vostra metodica di lavoro? ''Tipicamente tutto parte da un riff iniziale che gira nella testa di qualcuno di noi, poi inizia il divertimento di incastrare strofe, soli, ecc. Non abbiamo preclusioni e non vogliamo ragionare per schemi precostituiti, privilegiando così la generazione di idee. Talvolta, tuttavia, si parte da una melodia vocale, insomma non abbiamo una ricetta precisa da raccontarti ma abbiamo ormai un modus operandi consolidato''.

Come vedete il futuro del R’n’R in Italia e della musica in generale? Sono in cantiere prossime date live? ''Questa è una domanda molto complicata. Suonando rock nel nostro paese è facile sentirsi come gli ultimi giapponesi ancora nella foresta, ma la realtà è che uno zoccolo duro di appassionati al genere c'è sempre e sa garantire belle soddisfazioni. A nostro avviso l'Italia paga da sempre una tributo forse eccessivo al cantautorato, croce e delizia del paese, nel senso che per (pochi) grandissimi poeti forse siamo stati portati a pensare che quello fosse l'unico orizzonte musicale esplorabile, spesso con risultati infausti. Accendi poi la radio e rischi la depressione. Diciamo che ognuno ha il diritto di ascoltare quello che vuole, è il bello del gioco. Resta magari il fatto che sarebbe utile investire nel "saper ascoltare", ma questo è forse un banale pregiudizio borghese bacchettone poco coerente con i tempi in che viviamo. Quanto alle date vogliamo concentrarci sulla promozione del nuovo album appena le condizioni lo permetteranno, del resto per noi il live è imprescindibile''.

Attendendo l’uscita di “Clodhopper rock’n’roll”, intanto gustiamoci il singolo “My baby” e, salutando i RedSwine, li ringraziamo per questa intervista. (Max Casali)