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26/04/2010   PAOLA TURCI
  'Parlando forte, con delicatezza...'

La metà strada, ormai, è superata: dopo "Attraversami il cuore", primo capitolo della trilogia che sta impegnando Paola Turci dallo scorso anno, è pronto per essere distribuito sul mercato il successore "Giorni di rose". "Un disco non ancora nei negozi ma già più vivo che mai", spiega la cantautrice, raggiunta telefonicamente, "visto che è stato presentato live, prima della pubblicazione, lo scorso 13 aprile all'Auditorium di Roma. Un'esperienza bellissima, che mi ha aperto il cuore, lasciandomi stupefatta - come stupefatto è rimasto il pubblico - per la levità e l'intensità che i brani hanno saputo sprigionare, nonostante le inevitabili imperfezioni nelle esecuzioni durante le prove. E' stata una serata perfetta, con me sul palco c'erano Naif (Herin) e Marina (Rei, ambedue presenti in vesti di ospiti sul disco) e Max Gazzé, che non vedevo da dieci anni". Levità e facilità, sembrano essere queste le due parole chiave. "Sì, facilità e levità perché le amiche - e dico amiche perché lo sono per davvero, vista l'intesa che si è creata, anche con chi conoscevo da meno tempo - che hanno lavorato con me è stata incredibile: chiamando Carmen Consoli, Nada, Ginevra Di Marco, Chiara Civello e tutte le donne-ragazze con le quali ho voluto imbarcarmi in questa avventura sapevo già che il risultato sarebbe stato magnifico. Rispetto a 'Attraversami il cuore', per il quale il mio ruolo è stato più autoriale, in 'Giorni di rose' sono stata più interprete, ed ero più che sicura che le canzoni che mi avrebbero portato sarebbero state perfette. Ho scelto di essere una musa per le donne che ho scelto, e che mi hanno offerto canzoni capaci di dire cose forti, anche importanti, ma con delicatezza". Sussurri che rischiano di perdersi nelle grida che caratterizzano su tutti i piani la comunicazione dei nostri giorni... "Per la verità è stata una sorta di reazione proprio a questo fenomeno, che sta innescando - tra le altre cose - un gravissimo degrado morale e sociale. Credo sia un luogo comune incasellare qualità come la levità e la delicatezza come squisitamente femminili. Sono peculiarità che caratterizzano chi ha fatto un certo percorso, chi ha vissuto una maturazione e una presa di coscienza. Io sono stata punk, sono cresciuta con Clash, Ramones e Iron Maiden, e - chi conosce la mia carriera lo sa - mi sono data parecchio da fare con chitarra elettrica e amplificatore. Oggi, tuttavia, stiamo diventando via via sempre più individualisti e indifferenti nei confronti degli altri. Se tempo fa si urlava solo quando se ne sentiva effettivamente il bisogno, solo quando si aveva l'urgenza di comunicare qualcosa, adesso urlare diventa indispensabile anche solo per affermare la proprio esistenza, pur senza avere un messaggio da veicolare. A questo mi ribello. Preferisco parlare, piuttosto che urlare. Preferisco il dialogo al monologo. Oggi come oggi, quindi, preferisco la chitarra acustica a quella elettrica". E chi può immaginare come sarà il terzo capitolo, quello conclusivo, della trilogia? "Io la chiamo 'lavoro da pazzi', perché questo progetto doveva comprendere tre mini-album, poi mi sono accorta che il mini-album non esiste, perché anche otto canzoni, per essere registrate, richiedono un impegno di certo non inferiore - in termini di trasporto e concentrazione - a quanto ne richiedano dieci o dodici. Io ho in mente i temi, ma, proprio come successe per 'Giorni di rose' ai tempi della pubblicazione di 'Attraversami il cuore', non ho bene idea di quello che succederà. Un po' perché, con così tanto anticipo, non posso prevedere chi potrà e chi non potrà lavorare con me. E poi perché - pur rimanendo fedele alla mia visione del mondo, coi suoi lati positivi e negativi - inevitabilmente il nuovo disco influenza il suo predecessore. 'Attraversami il cuore' è un disco d'amore, e - in fondo - anche 'Giorni di rose' lo è. E come la levità del primo si è rispecchiata nel secondo, niente di più facile che la stessa cosa succeda anche col terzo". (Musica Italiana)