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06/10/2020   RICCARDO INGE
  ''La gente ha anche voglia di sentire altro, non solo teen music...''

Ci racconti com’è nato il tuo progetto musicale? ''Dopo anni in una band, ho deciso di mettermi in gioco da solo con una sola idea in testa: togliermi delle soddisfazioni attraverso la mia musica. Devo dire che è un'impresa non da poco. Quando parlo di 'soddisfazioni' non parlo di soldi o di fama, ma di vivere delle belle esperienze: un bel palco con la propria band, una canzone cantata da 10 persone sotto un palco o i messaggi dalle persone che vengono colpite dalle mie parole. In realtà dopo poco tempo sono arrivati i ragazzi della band e c'è stata un'evoluzione naturale: sono riuscito a trovare dei veri compagni con cui condividere i miei obiettivi''.

Come concili due professioni così diverse come quelle dell’ingegnere e cantautore? ''Una di giorno e una di notte. Tipo Batman. No, a parte gli scherzi, si tratta di due parti che, anche se volessi, non potrei mai separare. Recentemente ho visto un TEDtalk dove alcuni studi dimostrano che il cervello di un musicista sfrutta allo stesso tempo sia la parte razionale che la sua parte più legata alla fantasia. In un certo senso entrambe le attività si supportano a vicenda''.

Quando hai scritto “Fulmicotone”? ''Una sera d'estate con fuori un temporale. Non avevo voglia di andare a dormire. Il chorus, invece, l'ho riscritto poco prima di entrare in studio: volevo qualcosa che fosse più efficace come ritornello e, dopo vari tentativi, credo di aver scelto la formula più diretta e immediata per esprimerlo''.

Come vedi il mondo della musica nel futuro? ''Sono molto preoccupato perché la situazione era già molto critica ancora prima dell'emergenza sanitaria. Cerco di adattarmi, navigando a vista. Il problema, comunque, sta a monte: manca uno spazio reale per gli emergenti dove potersi veramente esprimere. Emergenti sono anche le persone over 30 se non hanno raggiunto il successo prima e non c'è nulla di male in questo. C'è un errore di fondo per cui se hai 35 anni sei vecchio, mentre proprio in questi anni si impongono Brunori, Diodato, Paradiso, Gabbani, Meta e potrei andare avanti. Tutta gente che ha fatto gavetta, quella vera, e poi è maturata fino ad arrivare al successo. E invece cosa succede: che a Sanremo abbassano il limite per i 'Giovani' (categoria ridicola e che dovrebbe chiamarsi 'Nuove proposte') senza un motivo. Tutto va ancora nella stessa direzione da ormai vent'anni. Il risultato è che i discografici e i talent puntano solo sui teen, con risultati usa e getta che lasciano il tempo che trovano. Io non dico non debba esserci questo tipo di offerta, ma la gente ha anche voglia di sentire altro, non solo teen music. E lo dimostrano i riscontri sul mercato e ai concerti''.