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13/10/2020   ANTON
  ''Vorrei che la gente guardasse le cose con i propri occhi e non con gli schemi che ci sono imposti fin dalla nascita...''

Antòn (all’anagrafe Matteo Dell’Omo) è un cantautore classe ‘92 di Anagni (FR). Da sempre amante delle sonorità pop e rock d'oltreoceano e della scrittura dei cantautori italiani, inizia il suo percorso musicale all’età di 20 anni dedicandosi alla chitarra, alle prime composizioni ed al canto. Lo intervistiamo in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Fronte della nuova rivoluzione universale”.

Ciao Antòn. Per iniziare, ci racconti un po’ di te e del tuo background? ''Ciao, grazie per l’intervista! Sono sempre stato amante della musica dalla nascita, anche se ho iniziato a praticarla abbastanza tardi. Le poesie dei grandi cantautori che accarezzavano la musica mi hanno sempre affascinato. Allo stesso tempo l’energia e le particolarità dei grandi entertainer e delle rock band era contagiante. Sono stato sicuramente molto influenzato da entrambe le parti''.

Da circa 8 anni comincia il tuo percorso musicale con le prime composizioni per poi esordire nel 2015 con “Maledetta luna”. Perché scegliesti Jeko come alias? ''Semplicemente perché era un soprannome con cui ero noto nel mio paesino, per cui ero più facilmente riconoscibile localmente. Poi quando ho preso le cose più seriamente, ed ho capito che non era adatto, ho deciso di cambiare''.

Poi, col secondo inedito “Quante cose” cominci a suscitare maggior interesse tra gli addetti ai lavori. Cosa successe esattamente? ''“Quante cose” arrivò all’editore Dino Vitola, che la volle inserire nella suo compilation “Sognando Sanremo 2017”. Poi andai proprio a Sanremo nei giorni del Festival per un evento all’interno di “Casa Sanremo” in cui mi esibii con questo brano davanti a discografici, editori e radiofonici a cui il pezzo piacque, ed il giorno dopo venni premiato''.

Parlaci del nuovo singolo “Fronte della nuova rivoluzione universale”, un titolo all’apparenza provocatorio: è così? ''Provocatorio per chi vede le cose in modo diverso da me. Vorrei che la gente guardasse le cose con i propri occhi e non con gli schemi che ci sono imposti fin dalla nascita. Molti utilizzano il secondo modo. E quindi per loro risulto provocatorio''.

Tu sostieni che, benché le canzoni non cambino le cose, aiutano però a riflettere. Immagino che sia stato cosi anche per te. ''Credo che sia così per tutti. Le canzoni possono aprirti gli occhi su molte cose. E’ un potere immenso, questo della musica, come lo è anche il cinema. Attraverso molte canzoni ho iniziato a vedere e pensare in maniera diversa molti aspetti, ed è quello che cerco di trasmettere anche io''.

Il tessuto sonoro del singolo è trapuntato di rock: una scelta per scuotere e far ballare chi ti ascolta? ''Sicuramente. Oltre a dire delle cose importanti, è essenziale che l’ascoltatore si diverta con la musica. Credo che il rock sia il genere migliore per riuscire in entrambi gli obiettivi in quei 3 minuti e mezzo''.

E’ imminente l’uscita di un e.p.: quanti brani include e che altre tematiche tratterai? ''Saranno 5 brani. Sono tutti abbastanza legati tra di loro dalla tematica della voglia di risveglio delle coscienze, ed anche di rinascita. Alcuni pezzi in modo più evidente, altri in modo molto sottile, con testi magari anche più intimi, ma anche alla fine hanno anche qualcosa di quello''.

Qual è il tuo sogno recondito? Quello di stimolare (come dici tu) una rivoluzione pacifica senza armi e senza spari? Sarebbe possibile, e come? ''Più che un sogno è una volontà. Di certo è impossibile, ma possiamo mettere delle basi importanti. E più gente mi seguirà e più la base sarà solida. E soprattutto canteremo ancora più forte''.

Augurandogli ottime prospettive, salutiamo Antòn con l’auspicio che il suo nuovo singolo possa suscitare reazioni positive ed edificanti. (Max Casali)