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18/06/2010   OMAR PEDRINI
  'Vent'anni? Mi sembra impossibile...'

20 anni di carriera e (quasi) non sentirli: affermazione banale, ma reale. "La capanna dello zio rock" è il nuovo disco di Omar Pedrini, il primo dopo da "Pane burro e medicine" (2006), e una celebrazione sui generis di un percorso lungo e - come Omar ci tiene a precisare - coerente. "Mi sembra quasi impossibile che siano passati 20 anni dai miei esordi", ha raccontato a Omar ai giornalisti che ha radunato in posto a lui molto caro, le cantine Braida di Rocchetta Tanaro (Asti), uno dei più importanti luoghi italiani del vino, patria di quel Giacomo Bologna che è stato un visionario del settore; dopo la sua scomparsa l'azienda è passata in mano ai figli, per cui Omar ha firmato una poesia per la Barbera Montebruna, che verrà venduta assieme al disco in alcune enoteche. Tra un bicchiere di vino e l'altro, Omar spiega che "l'idea originaria era di di fare 20 canzoni, una per anno. Mi sono guardato indietro: 16 album, quasi 200 canzoni pubblicate. All'inizio, con i Timoria, eravamo davvero dei pazzi: facevamo rock cantato in italiano, eravamo giovani, io avevo 18 anni, qualche anno in meno degli altri che stavano emergendo in quel periodo. Ero un ragazzino presuntuoso. Ma ad anni di distanza rivendico la coerenza del percorso che ho fatto da allora". Oggi sono cambiate molte cose: "Dopo gli anni '90, si è prodotta troppa musica, sono usciti gruppi senza storia, costruiti a tavolino. Una volta parlare di rock italiano era un controsenso, ti obbligavano a cantare in inglese. Adesso ti obbligano a cantare in italiano, e sono uscite un sacco di cose inutili marchiate come rock italiano…". Omar ammette anche un poco di preoccupazione per la contingenza in cui esce il disco: "E' un momento complicato, quello della diatriba tra le major e le radio, che sono in sciopero", dice con riferimento alla diatriba tra SCF ed emittenti. "Le radio mi hanno sempre trattato bene, ma in questo caso non c'entro nulla e un po' rischio di rimetterci come tutti gli artisti piccoli". "La Capanna dello zio rock" è una celebrazione particolare, non una vera e propria raccolta perché 16 delle 18 canzoni - da "Sangue impazzito" a "Sole spento" - sono state ri-immaginate e reincise: "Questo perché voglio guardare avanti; le celebrazioni sono dei funerali, e quello me l'hanno quasi già fatto", dice Omar, riferendosi ai suoi problemi di salute che l'hanno visto arrivare ad un passo dalla morte nel 2004. Completano la scaletta del disco due inediti, tra cui la title-track: "Zio rock è un nomignolo che mi danno i figli degli amici. Una sorta di zio acquisito che ti fa scoprire alcune cose… Quanto alla capanna, è una metafora di un luogo di rifugio dove tutto possono trovare asilo, dove tutto è consentito. Volevo dare anche un senso di vicinanza alla terra, senza troppe connotazioni ambientaliste", dice Omar, che per rimarcare questa filosofia ha recentemente rifatto in tour "Harvest", storico album di Neil Young. Ne "La capanna dello zio rock" c'è anche un duetto con Morgan su "Mandami un messaggio". "L'abbiamo registrato lo scorso settembre", racconta Omar, che delle traversie dell'amico, dice: "Siamo diversi nel modo di esternare. E' vero che se l'è cercata... Ha sottovalutato la TV e l'onda di rinculo che ha avuto questa cannonata. Da musicista puoi dire quello che vuoi, e anche io ho fatto esternazioni forti. In TV, in Italia è molto diverso. Morgan è il mio amico fragile, per dirla alla De André". E, per rimanere in tema, Omar spiega anche le voci che lo volevano proprio a "X-Factor": "Ne ho parlato con la Rai, con cui lavoro da anni come autore e conduttore. Mi hanno chiesto cosa ne pensavo, ma non ne ho mai parlato con la produzione Magnolia, né è mai arrivata alcune proposta. Diciamo che hanno sondato il terreno. Certo, avrei delle cose da dire, mi piacerebbe parlarne…". Un ultimo cenno al recente riavvicinamento con Francesco Renga, inevitabile in un'occasione in cui Omar celebra una carriera iniziata a fianco del cantante: "Ci siamo ritrovati l'anno scorso: mi ha chiamato per un concerto di beneficenza nella nostra Brescia. Ora ci sentiamo da personi civili, come sarebbe dovuto essere fin dall'inizio. Ci hanno offerto diverse volte di riunirci da allora. Se sarà, sarà perché abbiamo qualcosa da dire, anche se le nostre strade artistiche sono diverse. Lui è andato verso il classico, io verso il rock". (Musica Italiana)