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09/11/2010   ROBERTO CELI
  'Il vibrafono: un sogno diventato realtà...'

Ciao Roberto, per chi ancora non ti conosce: chi sei? "Un “ragazzo” con diversi interessi ed una grande passione per la musica". Come è nata questa passione? "Fin da piccolo ho avuto una naturale predilezione per tutto ciò che riguarda il ritmo, un naturale istinto per esprimere stati d’animo ed emozioni in modo “cifrato”; un linguaggio che si esprimeva inizialmente percuotendo oggetti domestici, scatole vuote di cartone e quant’altro mi capitasse a portata di mano o di bacchetta… d’altronde ho iniziato suonando la batteria. Successivamente crescendo ho avvertito la necessità di avere a disposizione anche i suoni oltre al ritmo, ho quindi cominciato a studiare la teoria musicale e di lì a poco si è verificato il “colpo di fulmine” cioè ho ascoltato un disco jazz (Milt Jackson Quartet) dove era presente il vibrafono ed ho subito compreso che quello era lo strumento che avrei voluto suonare". La scena musicale attuale ti interessa? "Esiste a tutt’oggi ancora una netta demarcazione fra musica classica, jazz e commerciale (pop-rock e dance), il mio rapporto attuale con la musica è, nonostante questa divisione, piuttosto aperto, nel senso che i miei ascolti sono vari ed a volte posso trovare qualcosa di interessante anche nel brano più segnatamente commerciale se costruito bene, posso dire che non mi piace l’elettronica ed il mio punto di riferimento è stato ed è David Bowie". Dal tuo sito noto che vanti una serie notevole di collaborazioni... "Per un musicista credo sia molto importante collaborare con altri “colleghi” e condividere nuovi progetti; un ringraziamento va a Lorenzo Bedini della Cyc Promotions che mi ha fatto conoscere Brychan col quale ho vissuto un bel periodo realizzando alcuni cd in studio e numerosi concerti live in tutta Italia. Moltheni l’ho cercato io… lo sono andato a trovare in backstage per conoscerlo e parlargli; era il momento in cui tornava sulle scene dopo un periodo di assenza, di lui mi ricordavo benissimo l’esibizione ad una passata edizione del Festival di Sanremo e mi aveva fin da subito interessato. Antonella Mazza è una bravissima professionista, una bassista coi fiocchi… ho pensato a lei per incidere le cover di “Summertime” e “The man who sold the world”. Non è stato semplice concordare una data per entrare in studio, visti i suoi numerosi impegni, il tutto si è poi concretizzato a Milano e sono contento del risultato. Avrai notato come il mio recente video del brano “Inside or You” porti la firma di Graziano Staino; è una persona competente e disponibile, abbiamo girato le riprese a Firenze ed anche qui sono stato io a contattarlo, mi erano piaciuti molto i suoi lavori realizzati per gli Afterhours e Beatrice Antolini ed ho pensato che poteva dare un giusto contesto visivo alla mia musica; penso che ciò sia avvenuto al meglio… il video mi piace molto!". ''Clouds by fire'', il tuo secondo lavoro, contiene molte cover, con quali criteri hai effettuato le scelte dei brani? "In effetti ''Clouds by fire'' si può definire un album di cover e racchiude brani che fanno parte del mio repertorio dal vivo che eseguo abitualmente durante i concerti. Non è stato agevole effettuare una scelta dato che i criteri sono stati diversi… senz’altro in primo luogo ho considerato la fattibilità tecnica, l’arrangiamento, la popolarità, le mie preferenze personali. Rilevante importanza ha poi avuto l’influenza sul presente da parte di quegli autori, mi riferisco ai Beatles a Gershwin, Lou Reed e Bowie". Quando componi lo fai utilizzando unicamente il vibrafono o ti avvali anche di altra strumentazione? Come trovi l’ispirazione? "Generalmente è il vibrafono la fonte principale; di solito un brano può scaturire da un giro armonico di accordi o direttamente da una melodia già definita… in effetti però la struttura di alcuni brani è nata dal basso acustico (altro strumento che suono) come ad esempio “Searching”. Per quanto riguarda l’ispirazione per me nasce in momenti imprevedibili ma sempre dopo aver avuto un segnale dall’esterno, è quindi una espressione rielaborata e metabolizzata di qualcosa: una sensazione, un’emozione, un paesaggio, un bel quadro…". Il vibrafono è da molti considerato uno strumento ostico e difficile…cosa ci puoi dire riguardo l’approccio al suo studio nel contesto del panorama musicale odierno? "Certamente non è il più facile degli strumenti né da imparare a suonare e neppure da trasportare…! Per me comunque si tratta di uno strumento straordinariamente contemporaneo, un po’ per le sue origini recenti (1922) ed un po’ per le sue caratteristiche uniche che consentono di unire ritmo, melodia, armonia e dinamica. Lo considero, come scrivo nel mio sito, “una sorta di astronave con cui abbandonando la dimensione spazio-tempo si entra in un ambito onirico”. Per vari motivi lo si è spesso confinato nell’ambito della musica jazz dove peraltro ricopre in molti casi un ruolo da protagonista e leader grazie alla tecnica ed all’opera di grandi vibrafonisti, come ad esempio Gary Burton, che sono stati in grado di valorizzarne enormemente le possibilità. Lo studio di uno strumento simile può svilupparsi attraverso le Istituzioni tradizionali come i Conservatori dove è presente nei programmi di percussioni o rivolgendosi a Scuole e Maestri privatamente. A mio parere, dopo avere appreso le basi ed essersi impadroniti di una buona tecnica (quattro bacchette), è opportuno saltare gli “steccati” esistenti fra jazz, stilemi più classici o commerciali e cercare di definire uno stile originale utile a far acquisire personalità allo strumento e farlo parlare col proprio linguaggio…!". Puoi dirci qualcosa sui tuoi progetti futuri? "In questo periodo sto componendo brani per la realizzazione di un ep dove vorrei mettere in risalto alcune connessioni ritmiche… la stessa direzione presente in “Inside or You” tanto per intenderci…". So che probabilmente non ti pronuncerai: ...esistono artisti con cui attualmente vorresti collaborare? "Come già hai anticipato non farò nomi, comunque sì, esistono…". Suoni ancora la batteria? "Beh... sono fuori allenamento dato che ora non ne tengo una in casa per esercitarmi, comunque quando incido un brano con parti di batteria non devo rivolgermi ad altri…!". Sei laureato in sociologia, c’è un collegamento con la musica? Vuoi parlarcene? "Premetto che gli studi di sociologia costituiscono un mio personale interesse che si è evoluto ed estrinsecato nel tempo… ciò è molto utile per comprendere al meglio la realtà in cui viviamo ed i suoi mutamenti sempre più veloci. Se ci pensi però la musica è notevolmente “sociale”… essa è di per sé un linguaggio universale attraverso il quale spesso si socializza, un gruppo di persone che ascoltano e condividono un brano musicale sono già molto più vicine fra di loro di quanto non possano esserlo in altri modi…! E’ molto significativo anche come lo stare su di un palco suonando ed interagendo col pubblico sia in realtà quanto di più sociale si possa pensare… il contatto col pubblico ti fa maturare notevolmente ed acquisire consapevolezza di te stesso…!" Nella vita svolgi un lavoro “normale”; è difficile conciliare musica ed impegni quotidiani? "Ah… questa è una bella domanda… come puoi immaginare ho fatto a volte i cosiddetti salti mortali per conciliare le tempistiche, soprattutto nei periodi dei tour coi concerti live. Occorre volontà, idee chiare, rinunciare a qualcosa senza trascurare nulla… non è impossibile… io finora sono sopravvissuto e rifarei tutto quanto…!". Vuoi aggiungere qualcosa? "Innanzitutto un ringraziamento particolare a Music Map poi un invito a chi legge a fare una capatina sul mio sito (www.robertoceli.it) e sul mio MySpace… un saluto vibrante a tutti… ciao!".