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26/01/2021   FRANCESCO MIRCOLI
  ''Sicuramente ho fatto tanti km, mi prefiggo di farne altrettanti...''

Francesco Mircoli è un artista marchigiano, scrittore di canzoni quasi bartender che mescola un cocktail di indie rock e canzone d’autore. Molto attivo dal vivo, è spalla ai concerti di artisti come Gianluca Grignani, Marlene Kuntz, Bugo, Teatro degli Orrori, La Rua, Dente, Omar Pedrini, Nobraino e Finley. Oggi ci parla del nuovo singolo “Capodanno all’Api”.

Ciao Francesco. Da quant’è che sei sulla scena musicale e quali prospettive ti prefiggi? ''Da un po'… sicuramente ho fatto tanti km, mi prefiggo di farne altrettanti. Faccio musica per questo, per il movimento, il dinamismo, per migliorarmi, le chiacchiere le fanno in troppi. Ci sono anche belle persone in giro, bisogna muoversi (virus a parte, sia chiaro...)''.

Il nuovo singolo “Capodanno all’Api” denota una marcata ironia. E’ un’espediente al quale ricorri spesso per scrivere? ''Beh, abbastanza... è una forma mentis che mi tiene sveglio anche perché ti fa vedere le cose in più prospettive, certo sei più vulnerabile emotivamente, l’ironia può non dare sicurezza, ma se serve per far riflettere me e gli altri credo sia una gran cosa''.

Cosa hai voluto esattamente mettere in evidenza con questo brano? ''Semplicemente ho messo in campo elementi vicini a me: la sana amicizia di un capodanno balordo in una pompa di benzina, le apette usate nei paesi di montagna, e tanto casino che non guasta mai. Nella musica di oggi sembrano tutti gangster, io non mi vergogno di aver fatto il chierichetto, un chierico parecchio rock ’n roll però! Rubavamo le ostie non consacrate al grande sagrestano “Panola”, e la notte di Natale abbiamo sostituito l’incenso con la polvere da sparo dei miniciccioli. Son ragazzi…''.

Ti piace il termine di “bartender” per definire il tuo mix stilistico? 'Beh, direi di sì, sono uno che al bancone ha talento come cliente... cmq è una definizione che dà l’idea dello “shakerare”, mescolare poi girare. Non mi ripeto, però, faccio canzoni diverse tra loro, il filo conduttore è nel discorso autoriale, non nella parte musicale''.

Nel nuovo singolo si origliano richiami alla gloriosa funky-disco anni ’70. Oltre a questa, quali sono le tue principali influenze? ''Le mie influenze sono il blues e la canzone d’autore''.

Per chi non avesse avuto modo di ascoltare il primo Lp “Vita, morte e… Mircoli”, del 2018, faresti un piccolo riassunto delle tematiche e stilismi trattati? ''E’ un disco che mi ha dato soddisfazioni mai pensate nemmeno con la fantasia, 2 volte al Premio De Andrè, poi Musicultura ed il Premio Bertoli. Credo che sia una foto del periodo che ho vissuto alla fine dei miei 28-30 anni''.

Per la promozione di “Capodanno all’Api” hai fatto ricorso ad una bizzarra idea che ha destato un certo stupore. La puoi raccontare ai nostri lettori? ''Beh, con i miei fidatissimi collaboratori siamo andati vestiti da papero (che poi è il personaggio che compare anche sul videoclip) in molti Autogrill, e li abbiamo riempiti di volantini con la notizia dell’uscita del singolo''.

Sei contro ogni forma di ostentazione opulenta a favore di un modo di porsi schietto, genuino, quasi artigianale. Pensi che in questa maniera tu possa arrivare più direttamente alla gente? ''Mah, ognuno fa quello che vuole, credo che le cose debbano essere patinate il giusto sennò si perde l’autentico, e oggi credo se ne abbia bisogno, più di sempre''.

Augurando ottime prospettive, salutiamo Francesco Mircoli con l’auspicio che il suo singolo possa stimolare un ritorno alla semplicità… (Max Casali)