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02/02/2021   FORTY M.C.
  ''Mi sono appassionato alle 4 arti, ma l'unica che mi ha trafitto è stato il rap...''

In occasione dell’uscita del nuovo videoclip del brano “Vita in vendita”, presentato ad Area Sanremo 2020 e in collaborazione con Chiara Bettiga, abbiamo chiesto al rapper salernitano Forty M.C. di raccontarsi.

Chi è Forty M.C. e come hai avuto i primi contatti con il rap? ''Forty sono io, Marco con i suoi pregi e i suoi difetti, meticoloso e autocritico a livelli imbarazzanti, introspettivo e timido, ma che messo al centro dell'attenzione diventa un vero e proprio Maestro di Cerimonie. Il primo approccio con il Rap è avvenuto da piccolissimo con la sigla di ''Willy, il principe di Bel Air'', da lì mi sono appassionato alle 4 arti, ma l'unica che mi ha trafitto è stato il rap, innanzitutto per l'abilità di stare su un beat senza prendere fiato, e poi per i villoni che vedevo nei video di Nelly, R Kelly, Ja Rule etc.''.

Credi che il trasferimento da Salerno, la tua città natale, a Milano abbia dato una marcia in più alla tua musica? ''A livello mentale e di autostima sicuramente, Milano ti dà la possibilità di conoscere un sacco di professionisti e di strutture di altissimo livello, di conseguenza di elevare il tuo talento a livelli esponenziali. Tocchi con mano la sensazione di potercela fare lavorando sodo''.

“Vita in vendita” è un brano molto crudo; ti andrebbe di raccontarci com’è nato e quale sia stata l’esperienza con Area Sanremo 2020? ''Il testo del brano è nato circa dieci anni fa, poco prima del boom mediatico dello scandalo delle ‘Parioline’, ragazze minorenni che vendevano il proprio corpo in cambio di regali costosi. Questa realtà era presente anche in altre città italiane e si sentivano molte storie simili a quelle, tanto da farmi riflettere sulle conseguenze che i tabù e la violenza psicologica dettata dal moralismo di quel periodo avrebbero causato alla vita futura delle protagoniste. L'esperienza con Area Sanremo è stata surreale a causa del Covid-19, non c’era interazione come gli altri anni, però sono riuscito a conoscere uno dei miei miti da ragazzino, G-Max dei Flaminio Maphia. Appena terminata l’esibizione, singolarmente, ci hanno dato l’opportunità di esibirci con una cover in diretta streaming; una bellissima iniziativa per il pubblico da casa che ha avuto l’opportunità di vedere esibizioni live anche in questo periodo di stasi''.

In che modo hai conosciuto Dj Sheezah? ''Appena arrivato a Milano un mio collega mi presenta un producer emergente, Dj RamHero, il quale frequentava il Goldeneye Studio studio di proprietà di Axl Zardoni e Dj Sheezah; durante una sessione in studio con Axl, chiacchierando ci trovammo sulla stessa lunghezza d'onda in tutto, sia a livello musicale che non, da lì mi fece ascoltare alcune produzioni del suo socio e ci presentò. Subito decidemmo di mettere in ballo un album interamente prodotto da loro. Sheezah ha cambiato molto il mio modo di approcciarmi alla musica, pensa che prima di conoscerlo non avevo mai scritto un brano in dialetto, e addirittura mi ha convinto a fare dei pezzi dembow e dancehall. Incredibile. Ne sentirete delle belle''.